Ogni città racchiude in sé una vocazione ed un mistero: ognuna è nel tempo una immagine lontana della città eterna. Amatela dunque come si ama la casa comune destinata a voi e ai vostri figli”. Giorgio La Pira parlava così in occasione della consegna delle prime case all’Isolotto di Firenze. Oggi, dopo oltre sessant’anni, le città si sono radicalmente trasformate. Non è più così scontato conoscere i propri vicini e intrattenere relazioni con il proprio quartiere o con la parrocchia del territorio in cui si abita: le città sono realtà “liquide” che rischiano di trasformarsi in anonimi “nonluoghi”. Anche gli elementi chiave della città si trasformano: l’antico ospedale del Ceppo è oggi in cerca di una nuova identità, sostituito dal nuovo e più funzionale san Jacopo; il lavoro che sviluppa e trascina il benessere di una città, contraddistinto a Pistoia soprattutto dal vivaismo e dalla vecchia “Breda” è profondamente mutato. Eppure la fabbrica dei treni antica e nuova segna ancora oggi l’evoluzione dell’area meridionale della città, con nuovi quartieri e rinnovati profili aziendali.

La città è una casa comune –dice ancora La Pira – in cui tutti gli elementi che la compongono sono organicamente collegati; come l’officina è un elemento organico della città, così lo è la Cattedrale, la scuola, l’ospedale. Tutto fa parte di questa casa comune. Vi è dunque una pasta unica, un lievito unico, una responsabilità unica che è collegata ai comuni doveri”.

Nella persona del Vescovo la Chiesa di Pistoia esprime la sua vicinanza a queste realtà; ha la fortuna e la responsabilità di poter entrare profondamente in questa “pasta unica” con una particolare vocazione. Il Natale ormai alle porte è già segno di questa attitudine, di uno stile -quello del Figlio Incarnato – che chiede l’umiltà della prossimità, di un’accompagnamento “dal di dentro” alle realtà più quotidiane e proprie dell’uomo.

Lunedì 21 Dicembre, infatti, il vescovo Tardelli ha visitato l’ospedale San Jacopo di Pistoia per salutare e porgere gli auguri natalizi a pazienti, medici, operatori sanitari, volontari e quanti svolgono il loro servizio nell’Ospedale cittadino.

Mons. Tardelli, accompagnato dai cappellani dell’ospedale p. Gianfranco Macconi ofmcap e don Maurizio Andreini, ha salutato uno per uno i pazienti di alcuni reparti, intrattenendosi per scambiare qualche parola, incoraggiare, ricevere richieste di preghiera, ma anche semplicemente sorridere con familiari e degenti. Una visita riuscita grazie anche alla disponibilità e alla generosa collaborazione del personale ospedaliero.

L’ospedale è una piccola città nella città, in cui misurare e imparare, in vista del bene comune, diritti e responsabilità. In ospedale però non manca la dimensione del Mistero, non solo nella grande questione della sofferenza, ma anche per la continua compresenza di vita e morte, misericordia e guarigione, impegno e fragilità. Qui, infatti, dopo i saluti al reparto geriatrico il vescovo ha potuto spostarsi a salutare in ostetricia i piccoli nati da poche ore, passando dalle lacrime ai sorrisi in una manciata di metri, attraverso tutto il mistero dell’esistenza.

Agli operatori il vescovo ha rivolto un saluto particolare, evidenziando il legame, percepibile anche in occasione della visita ai reparti, che si crea tra degenti e operatori. Una relazione che è segno di un lavoro svolto con grande umanità ed empatia e che ricorda a tutti la necessità di considerare la persona umana, specialmente quella sofferente, in tutto il suo valore, sempre come fine e mai come mezzo. Un’attenzione speciale è stata riservata alle opere di misericordia in occasione dell’Anno Giubilare della Misericordia.

L’ospedale dunque, e poi la fabbrica, attraverso il tutto organico che compone la città. Nel pomeriggio di lunedì, infatti, Mons. Tardelli ha celebrato una messa con i lavoratori e i  dirigenti dell’HITACHI di Pistoia. E’ la seconda volta che il vescovo celebra l’eucarestia presso gli stabilimenti già Ansaldo Breda. La prima a Pasqua, nel delicato momento delle trattative tra Hitachi e Ansaldo Breda, stavolta in occasione del Natale, in un’atmosfera prudente, ma più distesa. Le parole del Vescovo si sono concentrate sul valore del lavoro per l’uomo e sull’esigenza di coltivare la speranza per i lavoratori dell’HITACHI. Mons. Tardelli ha poi voluto proporre a tutti le parole pronunciate da Papa Francesco all’udienza per i rappresentanti del Progetto Policoro.

Quanti giovani oggi sono vittime della disoccupazione! E quando non c’è lavoro a rischiare è la dignità, perché la mancanza di lavoro non solo non ti permette di portare il pane a casa, ma non ti fa sentire degno di guadagnarti la vita! Oggi i giovani sono vittime di questo. Quanti di loro hanno ormai smesso di cercare lavoro, rassegnati a continui rifiuti o all’indifferenza di una società che premia i soliti privilegiati – benché siano corrotti – e impedisce a chi merita di affermarsi. Il premio sembra andare a quelli che sono sicuri di se stessi, benché questa sicurezza sia stata acquisita nella corruzione. Il lavoro non è un dono gentilmente concesso a pochi raccomandati: è un diritto per tutti!“.

Dopo la santa messa, concelebrata con Mons. Paolo Palazzi e don Tommaso Chalupczak il Vescovo ha avuto la possibilità di intrattenersi per un incontro con la rappresentanza sindacale dei lavoratori e con i dirigenti, sperimentando concretamente il senso delle parole rivolte dal Papa all’udienza per il progetto Policoro: “pensare insieme, progettare insieme, ricevere insieme e dare aiuto: sono queste le forme più efficaci per esprimere la solidarietà come dono. E qui c’entra, la Chiesa, perché è Madre di tutti! La Chiesa accomuna tutti al tavolo“.

Ugo Feraci