L’IMPEGNO DI FORMARE COSCIENZE PER RENDERE BUONA LA VITA

Il compito educativo nella Chiesa ha il suo fondamento in Gesù, Maestro di Vita che orienta il cammino di ogni persona con la luce della sua Verità.

Sono trascorsi novant’anni dalla costruzione dell’Asilo infantile oggi denominato Scuola dell’infanzia, una ricorrenza che consente di esprimere alcune riflessioni sulla storia di questa struttura ancora operativa nel Paese di Ferruccia e sulle tematiche formative nella comunità ecclesiale.

Ricade anche il cinquantesimo anniversario della Dichiarazione “Gravissimum Educationis” del Concilio Vaticano II nella quale si afferma che “attraverso i percorsi educativi la Chiesa intende promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo sia per il bene delle comunità di cui ognuno è membro“ (Gravissimum Educationis, 1).

La Chiesa Italiana ha dedicato al tema dell’educazione il percorso decennale 2010 – 2020 con gli orientamenti pastorali dal titolo “Educare alla vita buona del Vangelo”, scrivono i Vescovi : “Desideriamo mettere in evidenza l’urgenza di dedicarsi alla formazione e di compiere una verifica sull’azione educativa della Chiesa così da promuovere con rinnovato slancio questo servizio al bene della società” (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, 3-4).

Inoltre, a partire dall’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” (n.17) di Papa Francesco è indicato nell’impegno educativo una delle cinque vie programmatiche del recente Convegno ecclesiale che si è svolto a Firenze sul tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.

Era il Mercoledì 18 Marzo 1925, vigilia della Festa di San Giuseppe, quando il Vescovo di Pistoia Gabriele Vettori giungeva alla Ferruccia per amministrare la Cresima, benedire la Cappella del Barba e porre la prima pietra dell’Asilo infantile (L. Trezzi, Mons. Orazio Ceccarelli ed il movimento cattolico pistoiese [1896-1927]. Premessa di Gerardo Bianchi, E.C.R.A., Roma 1984, p. 15).

Considerata l’importanza di questi fatti per la nostra comunità vorrei rispondere alla seguente domanda: quali i motivi che spinsero don Orazio, i parrocchiani ed i soci della Cassa Rurale a realizzare il progetto dell’Asilo?

Ad oggi non sono pubblicati documenti di quel tempo che ne espongano le ragioni, quindi la mia risposta si basa su interpretazioni personali che potranno essere confermate o meno da eventuali indagini storiche.

Il Parroco Don Orazio Ceccarelli era nel pieno degli impegni organizzativi, per la sua azione promotrice nel 1925 erano già costituite in Diocesi circa sessanta Casse Rurali ed Artigiane, numerose Cooperative e Mutue assicurazioni. Acquisito il terreno fu stabilito di costruire l’edificio ad un’appropriata distanza dalla Chiesa e dal complesso parrocchiale, lasciando così un ampio Sagrato come Piazza. Il progetto e la costruzione presumibilmente furono commissionati dalla Cassa Rurale di Ferruccia, che costituita il 28 settembre 1901 fu la prima in Diocesi, per la fiducia accordata al Pievano, la sua raccolta di capitale, in termini di depositi dei risparmiatori era la più cospicua.

L’edificio ha subito nel tempo solo interventi di manutenzione, si presenta semplice negli aspetti architettonici e funzionale nella disposizione interna dei vani, con un sufficiente spazio antistante per il gioco in sicurezza di bambini e ragazzi.

Il legame di Monsignor Ceccarelli con questa struttura è descritto sulla lapide collocata sopra il portone d’ingresso dopo la sua prematura scomparsa avvenuta il Giovedì 24 Marzo 1927 a seguito di un incidente stradale.

Per un’adeguata comprensione del valore educativo dell’Asilo dobbiamo richiamare il contesto storico in cui è sorto.

Erano gli anni del Governo presieduto da Mussolini (nominato Presidente del Consiglio il 31 Ottobre 1922) e durante il 1923 furono emanati alcuni Regi Decreti legislativi riguardanti la scuola ai vari livelli; a seguito di un comunicato ministeriale il Capo del Governo aveva espresso e quindi confermato quanto vi era scritto: “quella sull’istruzione è la più fascista delle riforme!”. La scuola pubblica diventava così uno spazio di divulgazione ideologica di quel regime rivelatosi autoritario, cruento e belligero. Lo confermano ad esempio, anche i pensieri scritti in quegli anni da bambini delle elementari di Ferruccia conservati presso la Biblioteca Forteguerriana: “Domani si fa vacanza perché è Festa nazionale, si ricorda la fondazione dei Fasci. I Balilla rinnovano il giuramento di obbedienza al Duce ed io sono contenta di essere una piccola Italiana,voglio bene a Benito Mussolini come al mio babbo” (Quaderno 206, 1 p. 8, 22 Marzo 1929).

È dunque realistico ipotizzare che a seguito di queste riforme sia maturata in Parrocchia la decisione di costruire un edificio dove bambini e ragazzi potessero ricevere una prima educazione scolastica arricchita dall’esperienza di fede. Si è trattato di una forma di resistenza culturale che insieme alla costruzione dell’Oratorio al Barba, necessario per agevolare la partecipazione alla liturgia, provvedeva ad irrobustire la dimensione spirituale e religiosa in risposta ad un disorientamento valoriale che si era diffuso in ambito socio – politico durante il ventennio fascista. Certamente importante era anche il servizio reso alle famiglie nell’accudire i bambini durante il giorno perché gli adulti si dedicassero ai lavori poderali e domestici, tuttavia ritengo che la finalità primaria sia stata proprio quella educativa.

Una diffidenza dei fascisti verso don Orazio e le sue iniziative è confermata da alcuni fatti: alle elezioni del 1921 egli aveva suggerito il voto al Partito popolare ((L. Trezzi, Mons. Orazio Ceccarelli ed il movimento cattolico pistoiese [1896-1927], cit., p. 45); nel 1922 fu condotto forzatamente in una sede del Partito fascista per essere sottoposto ad interrogatorio (Episodio avvenuto il 30 Ottobre 1922 e riportato nel Giornale parrocchiale), più volte fu minacciato da quei militanti e dopo la sua scomparsa la Cassa Rurale di Ferruccia subì tali avversità che in parte ne determinarono la chiusura; consideriamo inoltre, che sul piano della formazione politica da fine ‘800 era presente in Parrocchia il Circolo del Movimento “Democrazia Cristiana”. Tuttavia è doveroso ricordare che quel Governo definì con la Chiesa la decennale “Questione romana” giungendo all’importante accordo dei Patti Lateranensi l’11 Febbraio 1929.

Sorprende dunque come nella piccola Parrocchia di campagna sia stata tempestivamente concretizzata un’efficace risposta ad una sfida culturale del proprio tempo, una capacità d’iniziativa così saggia che interpella il nostro odierno discernimento.

Le attività scolastiche furono affidate alle Suore dell’Istituto Ancelle del Sacro Cuore di Gesù agonizzante di Lugo in Romagna che giunsero in Parrocchia nel 1926. Le motivazioni della scelta di questo Ordine religioso rispetto ad altri presenti nella nostra Diocesi non risultano conosciute, probabilmente sono da ricondurre al proposito di don Orazio di dedicare l’Asilo al Sacro Cuore come era stato scritto sul fronte dell’edificio ed affermato da Monsignor Ireneo Chelucci suo confratello. Dobbiamo riconoscere che il servizio educativo effettuato dalle Suore in tutti questi decenni è stato ammirevole: esse hanno manifestato il volto materno della Chiesa e a loro esprimiamo la nostra gratitudine anche per l’impegno in Parrocchia, con la specificità di chi ha compiuto una scelta di vita Religiosa autenticamente testimoniata. Numerose infatti, furono le ragazze del paese che divennero Suore in questo Istituto e che ricordiamo sempre con grande affetto (A. Baroncelli, Don Orazio Ceccarelli. Il piovano della Ferruccia.  Agliana, 2005, p. 69).

Ed ora alcune brevi considerazioni conclusive per il nostro tempo.

Compito dell’educatore cristiano – scrivono i Vescovi italiani- “è quello di diffondere la buona notizia del Vangelo” (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, 8) , questo richiede a mio parere che i credenti sappiano mediare la fede nei molteplici contesti esistenziali. Papa Benedetto XVI su questi temi ha scritto che “la crisi dell’educazione denota una crisi di fiducia nella vita” (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, nota 17), l’affermazione sollecita ciascun credente ad una testimonianza di vita intesa come vocazione. La Chiesa vive nella storia e l’educazione dovrebbe promuovere oltre ad una consapevole appartenenza anche una passione verso la Città, perché le diverse problematiche che interpellano la coscienza dei fedeli siano assunte responsabilmente da questi in qualità di cittadini.

L’emergenza educativa richiede l’impegno di tutti (cfr. Educare, impegno di tutti. Per rileggere insieme gli Orientamenti pastorali della Chiesa Italiana 2010-2020, Ave, Roma 2010 ,) a partire dalla famiglia fino alle istituzioni civili e alla realtà ecclesiale, possibilmente in forme di collaborazione, affinché le tante iniziative siano più efficaci nel promuovere il bene comune. Dalla nostra storia locale conosciamo di opere importanti per la promozione umana e sociale, ma anche per comunicare la fede. Oggi siamo chiamati a non disperdere capacità e dedizione per diffondere semi di bene nelle nostre comunità e proporre una “misura alta della vita cristiana ordinaria” (CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, nota 46).

Massimo Gori

ceccarelli