Nei locali del Seminario sabato 11 marzo 2017 si terrà il convegno delle Caritas parrocchiali promosso dalla Caritas diocesana dal titolo “Una parrocchia in ascolto apre le porte all’accoglienza”. Ne parliamo con il direttore della Caritas Marcello Suppressa.
Quali sono le finalità del convegno?
Questo incontro vuole essere un momento di coordinamento per le caritas parrocchiali e un nuovo impulso per le nuove caritas che stanno nascendo. Il convegno è un’occasione per ribadire che la Caritas ha il suo riferimento concreto: è la comunità cristiana radicata sul territorio, cioè la parrocchia. In questo senso la Caritas parrocchiale si pone come obiettivo specifico di essere a servizio della comunità cristiana, perché cresca questa sensibilità e attenzione ai poveri come itinerario privilegiato. L’ascolto dei poveri e la condivisione delle loro emergenze e della loro quotidianità è fondamentale perché cresca e sia testimoniata la carità.
La dimensione caritativa, infatti, è una delle tre caratteristiche qualificanti la vita della comunità: liturgia, catechesi e appunto carità. Senza carità non vi può essere autentica vita cristiana. La carità vissuta diventa il segno caratterizzante la comunità dei credenti.
Inoltre questo convegno è propedeutico per prepararsi ad affrontare il tema del prossimo anno pastorale, previsto dagli orientamenti pastorali “sulle ali dello Spirito“, nel quale approfondiremo il tema dei poveri e dove il nostro Vescovo ha sottolineato al n° 15 che «è indilazionabile che in ogni parrocchia o gruppo di parrocchie in alleanza, vicariato o zona ci sia la Caritas. È bene, però, che la Caritas sia vissuta per quello che essa è, e cioè un organismo pastorale al servizio sia della crescita nella carità di tutta la comunità cristiana che della sua testimonianza di attenzione ai poveri nel territorio in cui vive».
A chi è rivolto l’incontro e quali sono le vostre aspettative in merito?
In particolare è rivolto a coloro che nelle comunità parrocchiali hanno il compito di animare alla carità. Ma, come abbiamo scritto nella lettera di invito inviata ai parroci, sarebbe bello che partecipassero anche alcuni giovani e catechisti per favorire il lavoro di integrazione fra i vari ambiti della vita pastorale. Naturalmente ci auguriamo di vedere i parroci presenti perché senza di loro non può crescere la cultura della carità all’interno della vita parrocchiale
Puoi parlarci del programma della giornata?
Inizieremo con una preghiera iniziale alle ore 9.30 e successivamente ascolteremo la relazione biblico/spirituale di Mons. Filippini Vescovo di Pescia e delegato per il servizio della Carità della C.E.T. dal titolo “una parrocchia in ascolto apre le porte all’accoglienza”. Sollecitati dalle relazione di Mons. Filippini ci riuniremo in gruppi di lavoro per confrontarsi e approfondire ulteriormente il tema del convegno e con una verifica del servizio svolto in Parrocchia. Dopo la Restituzione in assemblea le conclusioni sono affidate al nostro Vescovo Mons. Fausto Tardelli.
Quali sono le indicazioni della Chiesa italiana per il futuro prossimo della Caritas?
Le indicazioni sono state date da Papa Francesco quando lo scorso anno ha incontrato gli oltre 600 partecipanti di 174 Caritas diocesane, in conclusione del 38° convegno nazionale che si è svolto in occasione dei 45 anni di Caritas italiana.
La prima indicazione che ci ha dato e di «essere stimolo e anima perché la comunità tutta cresca nella carità e sappia trovare strade sempre nuove per farsi vicina ai più poveri, capace di leggere e affrontare le situazioni che opprimono milioni di fratelli – in Italia, in Europa, nel mondo».
Inoltre ha ricordato,il «difficile ma fondamentale compito di fare in modo che il servizio caritativo diventi impegno di ognuno di noi, cioè che l’intera comunità cristiana diventi soggetto di carità».
In proposito, ha precisato, «particolarmente rilevante è il ruolo di promozione e formazione che la Caritas riveste nei confronti delle diverse espressioni del volontariato». Un volontariato «chiamato a investire tempo, risorse e capacità per coinvolgere l’intera comunità negli impegni di solidarietà che porta avanti».
Il Papa ha definito «essenziale» anche il compito «di stimolo nei confronti delle istituzioni civili e di un’adeguata legislazione, in favore del bene comune e a tutela delle fasce più deboli; un impegno che si concretizza nella costante offerta di occasioni e strumenti per una conoscenza adeguata e costruttiva delle situazioni».
Altra indicazione che il Papa ha dato è che dobbiamo avere una forte attenzione per un’ecologia integrale, perchè di fronte alle «sfide globali che seminano paura, iniquità, speculazioni finanziarie anche sul cibo , degrado ambientale e guerre, è necessario, insieme al quotidiano lavoro sul territorio, portare avanti l’impegno per educare all’incontro rispettoso e fraterno tra culture e civiltà, e alla cura del creato, per una ‘ecologia integrale’».
Questo uno dei compiti che Papa Francesco ha affidato alla Caritas . «Vi incoraggio a non stancarvi di promuovere, con tenace e paziente perseveranza, comunità che abbiano la passione per il dialogo, per vivere i conflitti in modo evangelico, senza negarli ma facendone occasioni di crescita, di riconciliazione: questa è la pace che Cristo ci ha conquistato e che noi siamo inviati a portare».
Papa Francesco ha invitato Caritas a «risalire alle cause delle povertà, per cercare di rimuoverle: lo sforzo di prevenire l’emarginazione; di incidere sui meccanismi che generano ingiustizia; di operare contro ogni struttura di peccato». In questo senso è necessario «educare singoli e gruppi a stili di vita consapevoli, così che tutti si sentano davvero responsabili di tutti», a partire dalle parrocchie.
Queste sono le linee che Papa Francesco ha delineato e che si vanno ad innestare su un cammino di Caritas che dura da 46 anni.
Com’è possibile affrontare i problemi, le sofferenze delle persone più fragili come un’occasione educativa capace di far crescere nella carità tutta la comunità?
Rispondo sempre con Papa Francesco che ha detto che i “poveri sono la proposta forte che Dio fa alla nostra Chiesa affinché essa cresca nell’amore e nella fedeltà“, il Pontefice ha tracciato una sorta di decalogo di come debba essere la misericordia nel mondo di oggi, “complesso e interconnesso”.
Una misericordia che sia al contempo:
1. attenta e informata;
2. concreta e competente, capace di analisi, ricerche, studi e riflessioni;
3. personale, ma anche comunitaria;
4. credibile in forza di una coerenza che è testimonianza evangelica;
5. organizzata e formata, per fornire servizi sempre più precisi e mirati;
6. responsabile;
7. coordinata;
8. capace di alleanze e di innovazione;
9. delicata e accogliente, piena di relazioni significative;
10. aperta a tutti, premurosa nell’invitare i piccoli e i poveri del mondo a prendere parte attiva nella comunità.
Questo vuol dire in concreto leggere la realtà, le comunità e il territorio, che si è chiamati a servire in termini di relazioni, volti, contatti, progetti, dotandosi di strumenti per partecipare in modo attivo e responsabile al cambiamento in atto e rispondere in modo sempre dinamico alle nuove sfide ma anche anticipare i fenomeni, costruendo collaborazioni a favore del bene comune e generando alleanze.
Daniela Raspollini