PISTOIA – Nella notte tra il 18 e il 19 dicembre  Don Giovanni Gentilini è tornato alla casa del padre. Nato a Birsighella (Ravenna) il 1/1/1920, avrebbe compiuto 98 anni allo scoccare del nuovo anno. Ordinato sacerdote il 29 giugno del 1944 è stato per molti anni parroco alle Grazie di Saturnana. Il 1 ottobre 1962 fu trasferito alla parrocchia di San Felice. Il 1 dicembre 1971 prende servizio come cappellano all’Ospedale di Quarrata.
Il 1 luglio 1974 fu nominato parroco a Sarripoli, dove è rimasto fino al termine del suo servizio. Grande uomo di cultura, trattava con padronanza il greco e il latino, è stato per molti anni insegnante di lettere al seminario vescovile di Pistoia, dove ha ricoperto anche il ruolo di bibliotecario.
La salma è esposta presso le cappelle mortuarie dell’ospedale San Jacopo.
Le esequie si svolgeranno la mattina nella cappella di Santa Chiara in seminario, presiedute da mons. Tardelli, e nel pomeriggio, alle 15, presso chiesa di Sarripoli. Don Gentilini riposerà nel cimitero parrocchiale.


Nell’omelia pronunciata per le esequie in Seminario, il vescovo Tardelli ha tracciato il profilo di don Gentilini: «uomo di Dio che ha compiuto fedelmente la sua missione, ciò per cui era nato, nella semplicità dei modi, con l’acutezza della sua intelligenza, col suo spirito indomito, con la sua fede ardente».
Il ministero di don Giovanni si è svolto in umile discrezione. Il tempo di Avvento, che in questi giorni immediatamente precedenti il Natale invita a contemplare Maria, la Madre di Dio, ci aiuta a leggere meglio l’esistenza di questo sacerdote.
«La vita di don Gentilini – ha aggiunto il vescovo – credo si possa accostare bene a quella di Maria. Egli ha compiuto la sua missione, apparentemente in una posizione modesta e secondaria, quasi appartato: prima parroco a Saturnana, poi a San Felice, infine, per lunghissimi anni a Sarripoli. La sua vita laboriosa unita alla sua intelligenza, lo ha fatto espertissimo conoscitore di latino e greco. Poteva forse essere stato grande, agli occhi del mondo. Invece ha semplicemente fatto ciò che gli è stato chiesto, con umiltà e dedizione. In questo modo però possiamo ben dire sia stato un vero strumento nella mani di Dio, lasciando una traccia profonda in chi l’ha conosciuto- (…) Ringraziamo davvero il Signore per il dono di questo prete che ha esercitato in modo davvero ammirevole il ministero sacerdotale».
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