Riprendiamo da “La Vita” del 22 marzo 2018 la seguente intervista a Domenico Bianchi, parrocchiano di Montemurlo e insegnante di religione impegnato in attività di volontariato sociale.

Prosegue l’indagine de “La Vita” sul La Chiesa Cattolica dedicherà ai giovani il prossimo sinodo dei vescovi. Il tema scelto per l’evento, previsto nell’autunno del 2018 è il seguente: “I giovani, la fede, e il discernimento vocazionale”. Quali sono, secondo te, le problematiche più diffuse legate al mondo dei giovani?
Tutte le problematiche che indico fanno riferimento ad una vera crisi di civiltà; ad un passaggio epocale del quale non tutti hanno una chiara consapevolezza. L‘incidenza delle nuove tecnologie sulle relazioni porta con una certa frequenza alla diminuzione della capacità empatica e comporterà la necessità di acquisire nuove competenze comunicative. – La necessità socio-economica di posticipare nel tempo l’ingresso nel mondo del lavoro aumenta continuamente le richieste e crea una forte incertezza economica. – Anche la possibilità di avere una famiglia è sempre più necessariamente posticipata con ovvia ricaduta nell’ambito affettivo. – Il disorientamento dovuto alla globalizzazione e al primato dell’economia sulla politica, che fa apparire il valore autentico inutile, mentre ciò che è inutile o vano, viene fatto sembrare un grande valore.
Come si possono sensibilizzare i giovani in merito al problema della povertà, della emarginazione?
Sarebbe necessario costruire itinerari pastorali dove i giovani abbiano la possibilità di fare un percorso in comune, sia intellettuale che concreto (volontariato), per poter ricostruire empatia e prospettive.
Papa Francesco sul tema dei giovani afferma: sono una risorsa per la Chiesa, e non un problema.
È scontato che i giovani siano la vera risorsa perché semplicemente sono il futuro, il fatto che non abbiano spazio è sintomo di una società malata che sta implodendo. Questo rischio esiste anche per la Chiesa nella misura in cui il riferimento è la sim-patia con il mondo e non il Vangelo; eppure da sempre i giovani amano ciò che è radicale e vero.
Nel documento preparatorio del Sinodo dei giovani è centrale il tema della scelta, resa sempre più difficile dal contesto di precarietà come aiutare i giovani a fare discernimento?
Il primo e fondamentale soggetto dell’educazione è il giovane stesso che deve imparare a trarre dalle proprie risorse la propria identità, il dono che Lui potenzialmente è per il mondo. L‘aiuto che possiamo offrirgli è la formazione della coscienza che deve essere guidata e informata correttamente e criticamente. Su questo Gesù ha parole durissime, guai a chi sarà di scandalo.
A questo proposito Franco Garelli nel suo libro “Piccoli atei crescono”, evidenzia la crisi di fede che attraversa le nuove generazioni tra le quali sarebbe diffusa una indifferenza religiosa che talora si spinge fino alla negazione di Dio. Allo stesso tempo l’autore afferma la presenza tra i giovani di una forma di spiritualità fluida: “una sorte di ‘zona intermedia’ tra i giovani non credenti e i credenti, tra quanti negano Dio o sono indifferenti alla religione e quanti invece si riconoscono in una realtà trascendente”. A partire dalla sua esperienza si sente di confermare questa analisi?
Per essere precisi la fluidità si chiama disorientamento, la zona intermedia si chiama ricerca di uscire dall’incertezza. Tutti cercano il trascendente, anche chi non ne è consapevole, lo aveva già capito e spiegato S.Agostino: è un dato antropologico imprescindibile.
Il dato che manca nell’analisi, oppure non è citato, è la diffusissima precomprensione errata e insegnata a tutti i livelli della scuola italiana e non solo, per la quale i piccoli atei crescono. Riguarda il rapporto fra scienza e fede, anzi con maggior esattezza il rapporto fra metodo scientifico e Bibbia. Lo scientismo (errata equivalenza scienza=verità) ha minato le verità di fede fondamentali. Il riferimento è soprattutto all’evoluzionismo che si crede abbia reso risibile la Genesi e alla fisica moderna. Quando spiego in classe che Galileo era un profondo credente come Newton ed Einstein, che la teoria del Big Bang è frutto del lavoro di un prete, tutti rimangono basiti. Non possiamo più essere credenti, credibili, senza aver compreso cosa dice veramente la Bibbia e cosa possa dire veramente la scienza.
Daniela Raspollini