Tu non hai bisogno della nostra lode,
ma per un dono del tuo amore ci chiami a renderti grazie;
i nostri inni di benedizione non accrescono la tua grandezza,
ma ci ottengono la grazia che ci salva, per Cristo nostro Signore.
( Messale Romano, Prefazio Comune IV)

Come funziona le liturgia?

È questa la domanda che abbiamo scelto per stimolare la riflessione, in attesa dell’incontro con Goffredo Boselli, Monaco della Comunità di Bose e liturgista.
La riflessione sul dato liturgico è oggi più che mai al centro del dibattito ecclesiale.
Nel tempo frammentato in cui l’uomo della post modernità preferisce il linguaggio segmentato del videoclip a quello articolato, progettuale ed armonico della sinfonia orchestrale, perché i riti?
Che valore hanno? Che concetto vogliono esprimere? Sono ancora vettori di un linguaggio che apre al dialogo tra l’umano e il divino?
Celebrare un rito è davvero celebrare l’Amore che vince la morte? È davvero realizzare ciò che permette all’umano di affacciarsi su ciò che non è mondo, che ci relaziona con l’Altro che non siamo noi, che ci catapulta in un altrove ed in un tempo altro, senza per questo catturare questa esperienza ed incatenarla nell’ideologia? È veramente anticipazione qui ed ora di ciò che sarà la nostra vita nella domenica senza tramonto, quando Dio sarà tutto in tutti?
La liturgia è ancora quell’Opus Dei a cui nulla va preposto, come ricorda San Benedetto, padre dei monaci d’occidente, nella sua Regola (RB n.43 §3)?

Cromazio, vescovo di Aquileia, in una sua omelia ricorda che «sebbene tale ufficio appaia esercitato per mezzo di uomini, l’azione tuttavia è di colui che è l’autore del dono ed è egli stesso a compiere ciò che ha istituito. Noi compiamo il rito, egli concede la grazia» ( sermone XV sulla lavanda dei piedi).

In una chiesa che guarda all’uomo nella sua integralità, che mette la persona al centro riconoscere il giusto posto alla liturgia nella nostra vita di fede è riconoscere innanzitutto che celebrare è lasciarsi fare dal rito stesso, perché nel rito si rinnova l’agire di Dio.
Noi compiamo il rito, egli concede la grazia… nell’agire liturgico esercitato dall’uomo, avviene il dono divino: la grazia ci conduce, attraverso i gesti e le parole, attraverso cose nuove e cose antiche, a realizzare la sinergia tra le opere dell’uomo fragili e limitate e l’opera di Dio, che è eterna.
Vivere il rito liturgico è allora davvero vivere la gratuità dei gesti d’amore fatti solo per Dio, come ci ricorda il Vangelo di Giovanni nella narrazione del gesto poetico e innamorato dell’unzione di Betania, per aprirsi alla bellezza del dono, al di là delle categorie e delle logiche mondane perché l’umano si apra al divino e la liturgia sia veramente “ la danza della Chiesa attorno a Cristo” (C. M. Martini).
Alessio Bartolini
L’incontro con Goffredo Boselli avrà luogo giovedì 18 ottobre alle 17.30 presso la sala Conferenze del Convento di San Domenico a Pistoia.
Goffredo Boselli è monaco di Bose. Dottore in teologia a l’Institut Catholique di Parigi, ha conseguito il Master in Storia delle religioni e antropologia religiosa presso l’Université Sorbonne Paris IV. Dal 2000 è responsabile della liturgia del Monastero di Bose e insegna liturgia presso il suo Studium. In qualità di esperto, dal 2003 collabora stabilmente con la Commissione Episcopale per la Liturgia della Conferenza Episcopale Italiana. Il suo volume Il senso spirituale della liturgia (Qiqajon, 2011), edito negli Stati Uniti da Liturgical Press, ha vinto l’Excellence in Publishing Awards 2015 della Association of Catholic Publishers. Presso Edizioni San Paolo ha pubblicato, insieme con Enzo Bianchi, Il Vangelo celebrato (2017).