Incarico nazionale per un sacerdote della nostra diocesi

Si è appena conclusa la 73a assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. L’esito dei lavori è riassunto nel comunicato finale pubblicato oggi 23 maggio.
Nel comunicato della CEI sono elencate anche le nomine ratificate all’interno dell’assemblea. Tra di esse siamo lieti di notare la presenza di un giovane sacerdote della nostra diocesi: Don Elia Matija, parroco di Carmignano, che è stato nominato “Coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici albanesi in Italia“.
Don Elia Matija, è nato infatti in Albania, in un piccolo villaggio (Sheldi) vicino a Scutari, il 27 aprile 1980. Dopo un periodo di formazione nel seminario interdiocesano diretto dai Gesuiti Elia ha lasciato il suo paese, per raggiungere fortunosamente l’Italia e qui iniziare un’esperienza lavorativa. Nel 2003 tuttavia, Elia ha riconsiderato la chiamata al Signore e dopo essere entrato nella Fraternità Apostolica di Gerusalemme di Pistoia ha vissuto qui gli anni di formazione al sacerdozio. Adesso Elia è un sacerdote diocesano, incardinato nella Chiesa di Pistoia. Elia ha svolto la sua attività pastorale presso l’ospedale San Jacopo di Pistoia, quindi come vicario parrocchiale di Lamporecchio. Attualmente è anche Direttore dell’Ufficio per la pastorale dei Migranti.
Ci congratuliamo con don Elia, augurandogli un buon lavoro in questo nuovo e importante incarico ecclesiale.

Il comunicato finale CEI

Il comunicato finale si apre con un riferimento al discorso di apertura di Papa Francesco, centrato sui temi della collegialità e sinodalità, dei processi matrimoniali e dei rapporti tra vescovo e sacerdoti. Poiché la sinodalità è dimensione costitutiva della Chiesa il Papa ha invitato a praticare una sinodalità “dal basso all’alto”, aperta dunque al coinvolgimento dei laici, come una sinodalità “dall’alto al basso”, cioè secondo le indicazioni tracciate dal papa stesso in occasione del convegno ecclesiale di Firenze. Circa la riforma dei processi matrimoniali Francesco raccomanda “celerità e gratuità delle procedure”, mentre invita a coltivare con attenzione il rapporto tra vescovo e sacerdoti, “vera e propria spina dorsale su cui si regge la comunità diocesana”.
Il comunicato, quindi affronta tre punti:

  1. Una triplice preoccupazione; in primo luogo per la riforma del terzo settore, che non valorizza, ma mortifica l’associazionismo e l’operoso contributo dei corpi intermedi; in secondo luogo per le prossime elezioni europee, turbate da paure, chiusure e “polarizzazioni ideologiche” cui occorre contrapporre il patrimonio che nasce dell’umanesimo cristiano, attento a promuovere tutti i valori legati alla persona e alla sua dignità; infine, in terzo luogo, per le zone del centro Italia segnate dal terremoto e ancora lontane da un ritorno alla normalità.
  2. Tempo di missione.  La Chiesa in Italia si è interrogata sulle modalità e gli strumenti per una nuova presenza missionaria. Le conclusioni dei lavori suggeriscono un “recupero di una spiritualità missionaria” per, “uscire” e “stare con”; la valorizzazione del rientro di presbiteri e laici fidei donum; la priorità della Parola, anche attraverso la costituzione di piccoli gruppi del Vangelo. Tante le piste e le indicazioni di lavoro, orientate all’intreccio tra vita e fede, alla missione coniugata con le opere nella fraternità, nell’incontro e nell’accoglienza dell’altro, nell’attenzione ai più deboli e poveri.
  3. Il minore al centro. Nel corso dei lavori sono state approvate le Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Un testo di grande rilievo per la vita pastorale della chiesa italiana che tiene come punto centrale la cura e la protezione dei più piccoli e vulnerabili come valori supremi da tutelare.

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