La Chiesa di Pistoia è in festa per i suoi due nuovi sacerdoti: don Alessio Bartolini e don Eusebiu Farcas. L’ordinazione di un nuovo prete – ha ricordato per l’occasione il vescovo Tardelli- «è come la nascita di un figlio: è segno di speranza; è segno che Dio non ci ha abbandonato ma ci continua ad amare».
Domenica 30 giugno, nonostante il grande caldo, la Cattedrale di San Zeno era affollata di fedeli: tra loro familiari, amici, parrocchiani di Quarrata e Bonistallo – le parrocchie in cui presteranno rispettivamente servizio i due preti novelli -, amici del Seminario di Firenze e numerosi sacerdoti. Una festa accompagnata dalla ricorrenza di tanti giubilei sacerdotali e diaconali.
La liturgia, accompagnata dal coro della Cattedrale, è stata impreziosita dalla presenza di altri numerosi “cantori” amici e da una sezione di ottoni che ha dato un timbro particolarmente solenne alla celebrazione.
La chiamata al sacerdozio, ha ricordato il vescovo Tardelli nell’omelia, è un dono di Dio, radicato nel suo mistero della sua volontà: «Noi siamo chiamati all’esistenza dall’infinito amore di Dio» – ha affermato il vescovo- «Ricordiamocelo, dunque, fratelli e sorelle! Ricordatelo sempre anche voi, Alessio ed Eusebio». «Quando magari sarete tristi o abbattuti, -ha aggiunto- ripensate con gratitudine che siete stati chiamati dal suo amore. Quando magari vi sentirete stanchi o sconfitti, ricordate che voi esistete e siete preti perché Lui vi ha chiamato. Così pure, quando proverete gioia e felicità, anche allora e forse lì ancora di più, sappiate che tutto è dono Suo».
Commentando la seconda lettura, dalla lettera di san Paolo ai Galati, monsignor Tardelli ha spiegato come l’apostolo, proprio parlando della “chiamata” del Signore, l’abbia indicata come una «chiamata alla libertà, ad essere pienamente liberi», liberi di una libertà che «non consiste nel fare quello che ci pare e piace, bensì nell’amare». «Carissimi amici; carissimi Alessio ed Eusebio, -ha aggiunto mons. vescovo con parole vibranti di affetto – non abbiate allora mai paura ad amare come il Signore ci ha insegnato: le persone e il popolo a cui sarete inviati; gli altri presbiteri confratelli, il vescovo, l’umanità tutta. Forse non sarà sempre facile».
Il vescovo ha invitato i due nuovi sacerdoti ad essere «lampade luminose d’amore» e a vivere il sacerdozio senza «rimpianti per ciò che si è lasciato, per le rinunce che il servizio del Regno richiede», incoraggiandoli ad «andare avanti, a testa bassa, con ostinazione, a denti stretti, tesi alla meta».
Nell’omelia il vescovo si è lasciato guidare dai ricordi personali della propria ordinazione sacerdotale, celebrata quarantacinque anni fa insieme al compianto Vescovo Mansueto– «La sera prima, solennità dei santi Pietro e Paolo, di sabato, esattamente come quest’anno». «Oggi sono qui dopo tanti anni – ha continuato con emozione-, a ringraziare il Signore insieme a voi per il dono ricevuto con il sacramento dell’Ordine. (…) Ed io stasera, illuminato dallo Spirito Santo, vedo con occhi di speranza la nostra chiesa; sento di poter aprire il cuore alla fiducia, lodando il Signore per quanto ci dona».
Dopo la celebrazione la festa è proseguita nel Seminario Vescovile con un momento conviviale molto partecipato, segno di affetto e comunione con i due nuovi sacerdoti.
(Leggi l’intera omelia)
red.