Intervista al direttore dell’Irpet toscana «I cambiamenti nel comportamento sono sempre difficili da quantificare in termini economici»

di Piero Bargellini

Quali sono i limiti della rilevazione dell’economia di “autoproduzione”? Quanto vale il volontariato? Quali dati e quanto è realistica la foto scattata dalle rilevazioni statistiche? Siamo andati a Firenze all’Irpet (Istituto Regionale per la Programmazione Economica Toscana) ad intervistare il dott. Stefano Casini, direttore dell’Istituto, su questo segmento economico che, ci confessa, è il vero cruccio di ogni rilevamento.

Casini, mettiamo che in questo lockdown io abbia pitturato una ringhiera, spendendo 200 euro di vernice. Se l’avessi fatta pitturare a un’azienda avrei speso 2.000 euro. Come calcolate nel Pil toscano e nazionale questo beneficio? Purtroppo ci vanno a finire soltanto i 200 euro che ho speso, anche se avremmo dovuto calcolare i 2.000 euro, ma in questo caso, non abbiamo possibilità di rilevare alcuna traccia. Che cosa viene contabilizzato dell’autoproduzione?

Si contabilizza qualcosa riguardo alle famiglie contadine perché si presuppone che coltivino l’orto. Poi seguiamo le tracce che questa economia lascia, come ad esempio i consumi idrici. In realtà abbiamo pochi strumenti che ci consentano di quantificare il fenomeno. Sappiamo che esiste, molti indicatori ce lo confermano, ma rimane comunque difficile.

Lei ritiene che gli strumenti di rilevamento siano diventati inadeguati rispetto al cambiamento della società?

In questi ultimi venti anni la società ha subito forti cambiamenti e siccome ogni modello di rilevamento lo si costruisce per uno specifico modello di produzione e di società, dobbiamo fare uno sforzo per allestire nuovi modelli che ci permettano di “leggere” la nuova società. Non è facile, ma tutto il sistema, non parlo soltanto di noi, ci sta provando da diversi anni.

Faccia un esempio.

Il tasso di occupazione femminile in Italia è molto basso rispetto agli altri paesi europei, ma non è che le donne se ne stiano a casa senza fare nulla; dunque diamo un valore, per le cure della casa, corrispondente al lavoro svolto.

Dai nostri calcoli, per la verità molto sommari, risulta che il valore dell’autoproduzione sfiora il 9% del Pil, le sembra esagerato?

Ripeto, non abbiamo elementi, ma secondo me sì, è sovrastimato, pensi che il settore turismo in Toscana è attorno a quella cifra.

Torniamo all’autoproduzione: questo segmento si è dilatato fortemente negli ultimi anni, secondo lei ha prodotto anche un cambiamento a livello sociale?

Sicuramente sì, ogni mutazione del processo economico induce cambiamenti sociali, prima micro e poi macro, e infine anche di carattere culturale.

Il modello di famiglia che si sta affermando è quello della “famiglia relazionale”?

Certo e non solo, anche a livello di piccolo gruppo che vive nel “borgo” si sono prodotti cambiamenti perché è cresciuto il livello di fiducia reciproco. Il professor Becattini, noto economista, asseriva che i distretti industriali degli anni ’60 erano sorti grazie a un tasso di fiducia più alto, nonostante fossero competitivi.