DI ALICE PELONI

Viaggio tra i gruppi che lavorano sulla «Laudato si’» Una prospettiva innovativa per uno sviluppo più solidale dell’economia

Era l’autunno del 1836 quando Leopardi si chiese ne La Ginestra o il fiore del deserto, se prevalesse nel suo cuore riso o pietà verso quella Mortal prole infelice convinta di essere giunta a un livello di sviluppo tale da avere il pieno controllo sui ritmi della natura. Dopo quei versi, altre voci hanno tentato di aprire gli occhi a un’umanità del tutto cieca: dal tentativo di Hans Jonas di fondare, con la sua opera Il principio responsabilità (1979), un’etica ispirata a una nuova consapevolezza ecologica capace di guardare all’ambiente come a un patrimonio da salvaguardare in vista del domani, siamo arrivati alle sentenze dure e taglienti pronunciate dall’agguerrita sedicenne svedese Greta Thumberg contro i potenti del pianeta, accusati di totale immobilismo. Ma forse, l’ultima parola l’ha avuta la pandemia che stiamo ancora combattendo: «non abbiamo ascoltato il grido del nostro pianeta gravemente malato» ha detto Papa Francesco in occasione della preghiera pronunciata sul Sagrato della Basilica di San Pietro il 27 marzo. La Giornata per la custodia del creato, iniziativa voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana in sintonia con le altre comunità ecclesiali europee, giunge così «come un kairòs, un tempo propizio per tradurre in una spinta concreta il messaggio della Laudato si’ »: sono le parole di Lorenzo Orioli, responsabile del circolo toscano Laudato si’, un gruppo di laici e non formatosi a seguito del convegno ecclesiale improntato all’ecologia organizzato dalla Conferenza Episcopale Toscana nel novembre 2019. Conclusi i progetti legati a tale iniziativa, il gruppo ha deciso di continuare sulla scia dell’enciclica di Papa Francesco, venendo in contatto anche con il movimento mondiale cattolico sul clima. «Il nostro scopo è diffondere, attraverso incontri pubblici e con le diocesi, un messaggio ecologico profondo, che recupera una spiritualità antica, legata alla teologia del creato e al rapportotra uomo e natura».

Proprio questo è lo scopo dell’iniziativa “Il tempo del creato” prevista per il prossimo 6 settembre all’Acquerino, sopra le montagne pistoiesi: «Ci saranno momenti di preghiera e la celebrazione eucaristica, ma avrà un ruolo centrale anche la conoscenza dei luoghi, e quindi del contesto ambientale». Dall’Acquerino, i partecipanti scenderanno a Pistoia per partecipare a un’evento ecumenico organizzato dalla Pastorale Sociale: «Con l’appoggio del comune abbiamo riunito nel Bosco in Città nella zona di Via Gonfiantini tutti i responsabili delle varie confessioni religiose presenti nella nostra diocesi: ortodossi, evangelici, valdesi e noi cattolici, insieme al referente nazionale del movimento Laudato si’ Antonio Caschetto, per piantare un olivo: quell’albero, emblema della vita e della speranza, andrà coltivato e curato come ognuno di noi dovrebbe fare con l’ambiente» afferma Selma Ferrali, direttrice dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale. La Chiesa, così, partecipa alla lotta per la salvaguardia ambientale con un entusiasmo «propositivo e battagliero, nel pieno stile di Papa Francesco»: lo sostiene Roberto Marini, responsabile del WWF Toscana, fiducioso che la sinergia tra ambiente laico e ecclesiale per la conservazione della natura non potrà che dare frutti ancora più abbondanti, soprattutto in una realtà politica come quella italiana che ancora non ha imparato a valorizzare l’importanza della cura dell’ambiente. «I governi passati e anche quello attuale avrebbero dovuto ripensare lo sviluppo economico in termini ecologici, ma la strada è ancora molto lunga.

L’occupazione viene sempre messa al primo posto, così ci si dimentica che l’ambiente stesso, se tutelato, sarebbe il primo portatore sano di occupazione e investimento» continua Marini, e il volume 35 di Forbes Italia, uscito il primo settembre, sembra dargli ragione: in copertina Diego Biasi, fondatore di Quercus, uno dei principali fondi europei che investe in infrastrutture per energie rinnovabili. «Il WWF si muove su molti fronti, dalla campagna Plastic free realizzata per ripulire le acque dell’isola d’Elba dalla plastica al progetto Urban nature, che ha lo scopo di incrementare la biodiversità nei sistemi urbani e rinnovare il modo di pensare gli spazi cittadini dando più valore alla natura. Tuttavia è fondamentale soprattuto educare i più giovani alla salvaguardia ambientale: per questo curiamo il progetto One planet school e nel gruppo di attivisti sotto i 35 anni del WWF Young sono compresi anche molti membri di Fridays For Future, con cui collaboriamo in sinergia. Alle nuove generazioni dobbiamo insegnare quello che noi abbiamo capito troppo tardi, cioè che, come ha scritto Bergoglio, Niente di questo mondo ci risulta indifferente».