DI DANIELA RASPOLLINI

La Giornata del Creato è l’occasione per domandarsi quanto le nostre parrocchie e comunità cristiane siano consapevoli e attente al tema della custodia della casa comune. In diocesi il gruppo Nuovi stili di vita opera da tempo in questa linea. Ne parliamo con Alessandro Galardini, che fa parte dell’equipe.

Alessandro, ciascuno di noi può essere custode del creato.

Sì, se conserviamo coerenza con quanto enunciato nella Genesi: custodire e coltivare, non dominare o peggio strumentalizzare quanto ci è offerto dall’azione creatrice di Dio per assecondare i nostri egoismi e cupidigie. Ma ciascun credente deve sempre essere consapevole che è nella comunità, con gli altri, nelle relazioni e nella condivisione dei diritti e dei doveri, che si realizza l’autentica custodia del creato.

Crede che sia necessario ritrovare una nuova sensibilità per la salvaguardia del creato?

Le nuove sensibilità possono essere: limitare i consumi, vivere con sobrietà, impegnarci per realizzare modelli economici a misura d’uomo, contrastare ogni forma di strumentalizzazione e di sfruttamento.

Quale può essere il nostro impegno in merito?

Il nostro impegno può essere personale ma soprattutto comunitario, cioè politico in quanto proteso al bene comune. Guai a creare barriere, muri, respingimenti nei confronti di chi abbiamo reso fragile, bisognoso, stremato, con i nostri modelli economici!

Anche la parrocchia può educare a nuovi stili di vita: in che modo?

Se riesce a darsi nuova vita, a divenire crocevia di credenti che si ritrovano, tessono relazioni, indipendentemente dall’appartenenza territoriale. Gli assetti attuali, legati ancora a confini giuridico– amministrativi, appaiono in crisi per i cambiamenti sociali in atto: mobilità, concentrazione urbana, nuove esigenze aggregative. La creazione della rete interdiocesana dei Nuovi Stili di Vita ha ha dato nuovo impulso ai temi ambientali. La nostra diocesi vi partecipa dal 2011 con il contributo di vari uffici pastorali e da allora si è avviata una riflessione a livello nazionale con altre 85 realtà diocesane e con realtà ecclesiali di altre confessioni, in particolare ortodosse e riformate. Dobbiamo riscoprire il valore dell’ecologia integrale, cioè la consapevolezza che ognuno fa parte integrante dell’insieme della terra abitata e le nostre scelte hanno inevitabili ripercussioni sulla vita degli altri. Di conseguenza ogni iniziativa promossa e condotta insieme concorre a favorire il rispetto per il creato, e lo possiamo fare camminando a fianco dei movimenti che da anni si battono per le tutele ambientali e sociali, come i senza terra brasiliani, i Fridays for Future, le fondazioni impegnate nella difesa dell’acqua come bene pubblico, le organizzazioni non governative e di volontariato internazionale che soccorrono i profughi ambientali. Sono azioni che coinvolgono realtà piccole come le parrocchie, ma anche diocesi, le altre confessioni religiose, e i movimenti impegnati, a vario titolo, nella difesa della dignità umana.