di Alice Peloni

I giovani vivono il proprio tempo, inseriti nel flusso del perpetuo evolversi della realtà sociale che li circonda, partecipi del momento storico che si trovano a vivere, proiettati nel disegno di un futuro che li vedrà protagonisti e che sperano di costruire a partire da presupposti migliori di quelli su cui, ad oggi, si basa il loro presente. E nonostante il peso delle aspettative, le generazioni più giovani, per molti aspetti, sembrano già essere riusciti a superarle riscattandosi, almeno un po’, dal luogo comune che li dipingeva molli e superficiali, privi di iniziativa e grinta. Ecco che li vediamo battersi a spada tratta per la difesa dell’ambiente, o li vediamo indignarsi di fronte a episodi come il brutale assassinio del giovane Willy, o ancora li vediamo impegnati in politica, o intenti a prestare un servizio concreto alla società con attività di volontariato.

Ma in questa panoramica che ci parla di ragazzi tutt’altro che da divano, la Chiesa non compare. O almeno, se c’è, non si vede. Si vede piuttosto, sempre più a livello generalizzato, un senso di sfiducia che si manifesta, se non in un atteggiamento di aperta ostilità, per lo meno attraverso un silenzio imbarazzato. E così il divario tra giovani e Chiesa si fa sempre più grande, aggravatosi nel tempo anche a causa del ritratto terribile –e per molti aspetti decisamente stereotipato– dell’ambiente ecclesiastico che molti giornalisti e intellettuali hanno contribuito a costruire strumentalizzando i numerosi scandali che l’hanno colpita. Eppure, di fronte all’affermazione del noto giornalista Gianluigi Nuzzi in una delle sue inchieste, secondo cui «in Vaticano ogni tanto capita anche di incontrare qualche cattolico», o di fronte all’infelice frase «meglio bimbe di Conte che bimbi dai preti» pronunciata dal cantante Fedez, la colpa più grande della Chiesa è senz’altro quella di non difendersi, di rimanere barricata in un silenzio che la isola, la snatura, la rende estranea a una generazione che invece è profondamente convinta dell’adesione a una legge morale che abita dentro di lei e che la rende incredibilmente vicina a quello che era il senso più autentico della parola di Cristo.

Il pensiero cattolico, forse, vive tra i giovani uno dei momenti di maggiore diffusione. Ma solo la Chiesa può rivendicarlo e riproporsi come guida di un’etica capace di andare oltre a rigide categorizzazioni, capace di parlare non semplicemente al fedele, ma soprattutto all’uomo, come al cuore dell’uomo sapeva parlare Gesù. Papa Francesco, a piccoli passi, si è già fatto promotore di un dialogo che sembrava ormai morto, e con lui anche tanti umili sacerdoti, emblema del volto pulito di una realtà che porta sulle spalle il fardello delle proprie ombre.