di Fausto Tardelli, vescovo

Vi confesso tutte le mie perplessità. A volte vedo emergere qua e là quasi un sogno, un po’ strano in verità: quello cioè di una Chiesa delle catacombe, senza più Messe nè sacramenti, perchè vuoti rituali senza vita. Il sogno di una Chiesa che dimentichi persino il suo nome: mescolata così tanto alla terra e dentro la vita degli uomini, da non avere più alcuna identità e consistenza. Il sogno che finalmente la chiesa si sciolga nel mondo e non se ne parli più. Ne resti semmai memoria come di un tempo triste in cui non si era capito bene il Vangelo.

Quale migliore occasione allora della pandemia in corso per dar corpo a questo sogno? Quale migliore occasione per chiudere finalmente le chiese, smetterla di celebrare i sacramenti, rigettando l’ipocrita e clericale scappatoia di trasmettere on line riti svuotati della presenza del popolo? Facendo poi passare tutto questo per attenzione agli altri, responsabilità nei loro confronti e condivisione della precarietà della vita.

Ora invece io penso che proprio di questi tempi la Chiesa ha da essere la lampada posta in alto, secondo la parola evangelica. Consapevole di custodire l’unica vera speranza di ogni uomo: Gesù Cristo, che si può incontrare anche oggi proprio attraverso quei segni sacramentali che non sono vuoto ritualismo ma vita che sgorga per il bene di ognuno.