di Piero Bargellini

Era la metà degli anni ’90 e all’ufficio statistica della Camera di Commercio cominciavano ad arrivare i primi dati di flessione di una economia provinciale che fino ad allora aveva dato buona prova di sé. Il mobile di Quarrata, il tessile di Montale e Agliana, il meccanico di Pistoia, il calzaturiero di Monsummano e il fiore reciso di Pescia cominciavano a dare i primi segnali di debolezza. Ma nessuno se ne preoccupava. Crisi congiunturale dicevano, passerà come tutte le altre volte. Le banche aprivano sportelli in ogni angolo di strada; le case crescevano, assieme ai prezzi, come funghi dopo la pioggia. Ma il Pil provinciale diminuiva ogni anno di qualche frazione di punto.

Arrivò il 2008 e la TV faceva vedere le persone che uscivano dalla Lehman Brother fallita con gli scatoloni in mano in cerca di un nuovo lavoro. Ma a Pistoia una persona su tre era pensionata e i soldi arrivavano. Le solite americanate, qualcuno pensava, solo a pochi venne qualche brivido nella schiena. In 13 anni i prezzi delle abitazioni sono diminuiti del 40%, molti fallimenti nel settore. Mobile, calzaturiero, florovivaismo, tessile e meccanico sono ridotti al lumicino; Breda (per fortuna) venduta a Hitachi, strade intere con negozi chiusi; massa monetaria, iniettata tramite pensioni, diminuita del 15%; affiora la crisi anche nel settore vivaistico, una volta perla dell’economia pistoiese. La testa delle principali istituzioni pistoiesi portata in altre città: Lucca e Prato; banche locali sparite; livello tecnologico delle aziende superstiti molto basso; ognuno cerca di salvarsi aumentando i prezzi così che ci troviamo con il sistema dei prezzi il più alto della Toscana, che certo non attrae investimenti.

Il sistema dei partiti si contende il potere ricorrendo al vecchio sistema della divisione della torta del denaro pubblico ripartito tra le corporazioni cittadine, ma ormai si distribuiscono le briciole. L’apparato pubblico nel suo complesso non ha fatto alcuna cura dimagrante per cui il sistema di tasse e imposte continua a gravare pesantemente su di un malato cronico sul letto di morte. L’orizzonte di partiti, sindacati, associazioni di impresa, non va oltre i 4 mesi e ognuno cerca di scaricare su altri le responsabilità di questa situazione. Un anno di Covid-19 non ha fatto altro che amplificare le carenze che già c’erano nascoste come la polvere sotto il tappeto di casa.