«Insieme per caso per riacciuffare la vita»

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Otto persone ospiti della Caritas in un percorso verso l’autonomia

DI MICHAEL CANTARELLA

«Vi devo ringraziare, soprattutto perchè mi avete dato la possibilità di sentire il profumo e il sapore dell’uovo al tegamino. Com’è buono, la cosa più buona del mondo. Sapete, in strada non si può fare con facilità!». È così che Roberto (nome di fantasia) parla della sua esperienza di rinascita e rivincita iniziata all’interno della Casa Famiglia “L’Apostrofo”. Qui con lui, otto persone, tutte italiane, sono diventati una vera e propria famiglia e hanno dato vita a questa speciale forma di accoglienza e di riscatto. Per caso. «All’interno dello Hospitium Bianchi c’erano alcuni utenti che da tempo frequentavano i nostri centri – racconta Sara Lupi, operatrice Caritas -. Poi abbiamo avuto la necessità di rivedere gli spazio dei nostri centri e non volevamo perdere questo gruppo, che era molto compatto, garantiva un’ottima collaborazione e dava buoni risultati. Per questo abbiamo riadattato alcuni locali con piccoli lavori di ristrutturazione,fatti anche grazie al lavoro instancabile dei volontari e degli stessi ospiti.

Tre stanze, alla fine, arredate alla bene e meglio, che sono diventati una vera e propria casa famiglia per queste persone ». Un progetto impastato di tanta fiducia e buon senso: «Il servizio è totalmente autogestito – continua Lupi – loro hanno firmato un patto sociale, basato sulla reciproca fiducia, con le regole base della convivenza. Naturalmente sono seguiti con un maternage particolare. La sto- ria di ognuno era centrale e abbiamo deciso di dar loro fiducia. Oltretutto, queste persone curano l’esterno della struttura, partecipano come volontari alla Caritas. Restituiscono in servizio ciò che ottengono per loro. Stiamo cercando di ricostruire la loro vita, abbiamo fatto un salto nel vuoto per loro, senza grandi progetti, ma soprattutto col cuore. Un gruppo dove c’è sintonia, che si vuole bene ma che vuole bene anche a noi, e che rappresenta una bella esperienza». Una storia a lieto fine, che però non cancella le sofferenze di questo momento così grigio; ventimila euro di aiuti per il pagamento delle bollette solo nella scorsa settimana: «La paura di non farcela, oggi, è la paura di tutti. Dall’alimentari all’estetista, tutti hanno grande paura del futuro, dello spettro della povertà. Per pagare le bollette si tagliano tutti i servizi non essenziali, cure, analisi. E non abbiamo visto ancora nulla, a breve riprenderanno i licenziamenti e gli sfratti. Questa società – conclude l’operatrice Caritas – non perdona nulla e c’è un gran gusto a puntare il dito verso chi sbaglia, sia per chi lavora nel sociale, sia per la persona che fa un cammino di redenzione o che semplicemente chiede aiuto. Le persone provano vergogna nell’essere aiutati. Ma il metodo Caritas non cambia, le persone son persone. Ognuno ha la sua storia, ma tutti sono differenti. Noi facciamo il massimo che possiamo, nelle tante emergenze, cercando di fare del nostro meglio».