Tempo di rileggere il volontariato

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Cambiano i paradigmi del servizio che corre in Rete e si muove dal basso

di Luca Gori

È in corso una fase di trasformazione del volontariato in Italia. Si intrecciano diversi percorsi: l’attuazione della riforma del Terzo settore, che ancora stenta a decollare; le tendenze che, da tempo, si registrano nei comportamenti e nelle preferenze di individui, gruppi informali e gruppi organizzati; la pandemia che si è abbattuta sulle comunità e ne ha riconfigurato complessivamente i bisogni e le attese. C’è poi l’attenzione ad intensità variabile che la politica e le istituzioni dedicano al volontariato: le celebrazioni dell’eroismo, da un lato, e le dimenticanze del legislatore, dall’altro, nelle misure di sostegno e di promozione.

È di questi giorni, invece, la costituzione di un comitato promotore per proporre all’Unesco di riconoscere il volontariato come patrimonio immateriale della umanità. La sfida più complessa, almeno pare, è quella di definire un “paradigma” di azione, da assumere a modello, addirittura internazionale.

Il volontariato è raffigurato, principalmente, come azione gratuita che si realizza dentro un contesto associativo: relazione reale fra persone, grandi azioni trasformative che rimangono tendenzialmente stabili nel tempo almeno nel loro orizzonte valoriale, radicamento territoriale diffuso. È l’immagine più diffusa: vere e proprie scuole di civismo attivo e, ancora più in generale, di democrazia, che hanno offerto anche personale politico di valore alle istituzioni.

Giuliano Amato ha lanciato un appello al Terzo settore a “mettersi” in gioco sul terreno della politica: e per fare questo – è evidente – serve una organizzazione ed una “visione” assai chiara del ruolo e delle funzioni delle istituzioni, della politica e della differenza con l’impegno nella società civile. Ma c’è anche qualcosa di diverso e di nuovo. Il volontariato si muove sempre di più sui canali digitali e sulle nuove tecnologie, creando in questo modo “relazioni” fra persone e comunità (ad esempio la realizzazione di tutorial o la semplice condivisione gratuita di informazioni). L’impegno diventa temporaneo, legato ad un certo periodo o ad una emergenza (ad es., impegno per la vaccinazione ecc.). L’azione da realizzare è, spesso, individuata dal basso, dai gruppi, e modificata nel corso del tempo (ad esempio, i cosiddetti re-take, movimenti del basso per riqualificare quartieri e beni comuni, ecc.).

L’organizzazione sfuma in un semplice coordinamento fra persone che non evolve in una associazione e che “parla” direttamente con la pubblica amministrazione. La legge regionale della Toscana sul Terzo settore ha introdotto – prima in Italia – una prima disciplina per “leggere” questo fenomeno. Alcune stime recenti indicano in 3 milioni il numero delle persone impegnate in questo volontario “liquido”. È un numero che impressiona, se verificato effettivamente. Ci si allontana dal paradigma di azione “classico”, insomma.

Cosa rimane, però, di stabile nel corso del tempo? Direi la solidarietà come fine e la gratuità come stile. La solidarietà è intesa come insopprimibile tensione verso il bisogno dell’altro e la sua condivisione; la gratuità come impegno personale e spontaneo che non si attende un corrispettivo, una remunerazione, una azione in contraccambio. Cambiano, però, le forme dell’azione volontaria. Del resto, c’è stata mai una “cristallizzazione” del volontariato? Ed è auspicabile che esso sia “cristallizzato” una volta e per tutte?

In un frangente così difficile, è necessario valorizzare il capitale del volontariato, comunque esso si manifesti. Occorre, però, capacità di lettura e voglia di farsi domande sul “ perché” le persone scelgono l’una o l’altra via, e quali siano le vie nuove. Senza preconcetti, esaltazioni facili o diffidenze immotivate. Da qui passa il futuro del volontariato come espressione di solidarietà e gratuità.

Un libro per approfondire

Una completa e approfondita presa in esame dei punti della riforma del Terzo settore dedicati al volontariato, è oggi proposta in un volume a cura di Luca Gori ed Emanuele Rossi della Scuola di studi superiori Sant’Anna di Pisa. Il libro, “Ridefinire il volontariato”, affronta punto per punto le parti che compongono l’articolo 17 del nuovo codice del Terzo settore con il contributo di numerosi esperti.

Il testo – precisa l’abstract del libro – «non vuole offrire una interpretazione sul piano giuridico della disposizione normativa, bensì cogliere gli effetti che la norma ha innescato, gli elementi che ha portato

ad attenzione e quelli che, invece, sono stati dimenticati, la velocità con la quale la prassi sociale si muove, anche a dispetto delle norme giuridiche».

Il volume è disponibile gratuitamente online sul sito: www.pisauniversitypress.it.

(Ridefinire il volontariato, a cura di L. Gori, E. Rossi, Pisa University Press, Pisa 2020, pp. 128)