di Pievano Arlotto

Quando la si portava in processione, la reliquia di San Jacopo era accompagnata da un solenne baldacchino. Così almeno ci racconta Giuseppe Dondori, frate cappuccino che nel XVII secolo ci ha tramandato una miniera di notizie sulla “pietà” dei pistoiesi.

La “solennissima” processione di San Jacopo era accompagnata da un fasto tutto controriformato. L’onore di reggere le aste del baldacchino toccava ai nobili della città, che si alternavano in questo devoto compito, forniti però di un accessorio indispensabile: «un par di guanti profumati» perché «si accorgessero, che con molta purità di cuore, e nettezza di coscienza debbono accostarsi al sacro reliquiario ». Annotazione che per noi, smaliziati figli del XXI secolo e della secolarizzazione, suona più che altro come una curiosità di costume.

I secoli hanno fatto sparire guanti e baldacchino, eppure quella storia dei guanti mi fa pensare che a cosa toccano le nostre mani, pure oggi, facciamo una somma attenzione. Il Covid ce lo ricorda costantemente. In primo luogo perché anche soltanto stringersele con cordialità o durante la messa resta ancora complicato. Ammicchi e gomitate non sostituiscono il contatto con la mano altrui. Prima ne incontravamo tante di mani: mani piccole e fragili, bianche e fredde come la porcellana, mani inerti e molli come caucciù, ma anche mani pronte e decise alla stretta, mani volitive e temprate dal lavoro. Mani di padri e di madri che dicono tutto con una sola stretta, mani di amico o di innamorato, che cercano più del contatto tra dita e palmi. Mani sudate dall’emozione o mani raggelate dalla paura. Qualche giorno fa, M. che nella sua disabilità si colpisce e batte la testa di continuo, mi ronzava d’intorno mentre lavoravo. Poi d’un tratto mi ha preso la mano. La sua è una mano grande e callosa per i tanti colpi battuti su di sé e sulle cose. Una mano calda, che mi ha afferrato con gentilezza. Con dolcezza mi portava più in là, perché lo accompagnassi dove distribuivano la merenda. Un gesto semplice, banale, che pure mi ha colto di sorpresa. Le nostre mani non si incrociano più da tanto tempo.

Il calore del contatto ha riaperto un mondo che il Covid ci ha sottratto. Oggi la nettezza e la purità del Dondori, sono quelle delle soluzioni alcoliche con cui continuamente ci detergiamo. Il contatto continua a non lasciarci indifferenti. Ma forse ci vorrà tempo per superare la paura dell’incontro e per leggere l’altro come un mistero sacro. I guanti profumati del Dondori ci ricordano che nettezza e purità non le muove solo la paura, ma anche l’amore. Anche il sacro si può toccare, purché ci si ricordi che la fede e la devozione passano anche dalle mani e non solo dalla testa e dal cuore.