Sorella Elisabetta ha emesso i voti solenni nelle mani del vescovo Tardelli

di Daniela Raspollini

Sono quattro anni ormai che sorella Elisabetta ha scelto di vivere la sua vita come eremita nella canonica di San Lorenzo a Montalbiolo presso Carmignano. Il 7 ottobre, memoria della Madonna del Rosario, ha fatto solenne professione eremitica nelle mani del Vescovo. Erano presenti alla celebrazione diversi sacerdoti, molti amici e alcuni eremiti diocesani delle Diocesi vicine che sono venuti a condividere con sorella Elisabetta la gioia della sua donazione totale a Dio nella Chiesa di Pistoia.

Sorella Elisabetta, quali sono state le iniziative che ha voluto intraprendere per far divenire l’Eremo di Montalbiolo meta di preghiera e di formazione?

Sono stati anni molto belli, dove ho toccato quotidianamente con mano il volto di Dio come Provvidenza, come Amore che provvede alle nostre necessità, Amore che accompagna, che educa, che pota, e che fa crescere. Tante energie sono state messe, da me e da numerosi volontari che il Signore mi ha mandato, nella ristrutturazione della casa e della Chiesa di Montalbiolo, per renderli luoghi abitabili e accoglienti, non solo per me, ma per rendere l’eremo un luogo di accoglienza, di ascolto, di preghiera anche per altri. L’Eremo è un’esperienza di fede, non solo per quanto riguarda la vita spirituale ma anche per tutto ciò che concerne il luogo, che Dio sceglie, per condurre a Sé l’eremita, per sposarlo, per farlo sempre più Suo. In fondo noi eremiti non abbiamo altro compito che quello di appartenergli sempre di più, di crescere in questa appartenenza esclusiva ogni giorno della nostra vita, e di diventare intercessione continua per la Chiesa e per tutta l’umanità. Questa appartenenza totale e singolare poi interpella gli uomini. E molte persone sono passate dall’eremo in questi 4 anni: persone in cerca di Dio, persone con grosse sofferenze nel cuore, persone che cercavano una preghiera, una parola, un luogo dove essere ascoltati.

Come sta vivendo questo momento, dopo la sua professione eremitica?

Con tantissima gioia, una gioia che è gratitudine perché Dio ha guardato il mio nulla e ha detto “sei mia”, Dio ha guardato alla povertà della sua serva. Il mio nulla ha incontrato il Suo sguardo d’Amore e questo mi ha resa beata. Come Maria, che canta il Magnificat, anch’io vivo nella gratitudine e nella gioia di sentirmi chiamata per nome.

Il suo “eccomi” segna il proseguimento di un cammino di vita fatta di preghiera e silenzio…

Il mio “Eccomi” è una tappa fondamentale del cammino di sequela del Signore, iniziato quando avevo 17 anni e scoprii che Dio era tutto e a questo tutto non potevo che rispondere donandogli, a mia volta, tutto. Sì, questa tappa è compimento e inizio di un percorso di fede e di amore, fatto di ascolto della Sua Parola, adorazione, intercessione, silenzio, studio, intimità con il Signore sempre ricercata e attesa come dono.