Convertirci alla forza dello Spirito

322

«La preparazione al Sinodo ci chiede di uscire da ogni situazione di divisione, di isolamento e talvolta dalla pretesa di essere i depositari della Verità»

Si può essere viandanti nelle nostre strade anche quando le gambe non reggono più, i piedi sono doloranti o la malattia costringe all’immobilità. Si può continuare a camminare, pensando, desiderando, sognando e condividendo anche i sogni degli altri. Dio non ci priva mai, anche nei momenti della prova, della possibilità di partecipare ai desideri che Egli ha per ciascuna delle sue creature. Il “Cammino di San Jacopo” ci aveva sollecitate a rimuovere ostacoli, a rompere indugi, a tenere lontana la tentazione all’inerzia e alla pigrizia che mina spesso la nostra quotidianità.

Mi fa bene all’anima, mi dà conforto il fatto che anche Gesù abbia scelto di essere un itinerante, un camminatore per le strade della Palestina o lungo le rive del lago di Tiberiade. Camminando ha potuto vedere, incontrare Pietro, Giacomo Giovanni, Levi al banco delle imposte, Zaccheo sull’albero di sicomoro. Ha potuto chiamare, guarire, consolare i poveri, disturbare i ricchi, sanare le ferite… convertire il cuore e la mente di tante persone.

Oggi è tempo di Sinodi. Tempi cioè in cui la Chiesa chiama a raccolta i suoi Pastori e il suo popolo per verificare l’autenticità del cammino fatto e per trovare insieme strumenti e percorsi nuovi. Un tempo prezioso anche per la Chiesa che è in Pistoia. Siamo chiamati anche noi a raccolta per confrontarci e metterci a disposizione gli uni degli altri con senso di sincera partecipazione e corresponsabilità. La Parola chiave è dunque camminare ma insieme. Mi domando che cosa sia la sinodalità a cui siamo fortemente sollecitate. Penso che essa sia l’interiore capacità a sintonizzare i nostri passi, ad aprirci agli altri, a ricercare e valorizzare quanto di buono e di bello è in ogni persona.

Ciascuno di noi, forse, all’interno delle famiglie, della Parrocchia, dei luoghi di lavoro, ha muri da abbattere che ostacolano l’accoglienza, il dialogo, le relazioni, la condivisione. Gesù avrebbe potuto, forse, annunciare la Buona Notizia senza avere con sè Apostoli e Discepoli. Pur essendo Figlio di Dio, ha creduto nel valore di uomini semplici e sprovveduti. Si fidò di loro anche per compiti importanti. La preparazione al Sinodo ci chiede dunque di uscire da ogni situazione di divisione, di isolamento e talvolta anche dall’arrogante pretesa di essere solo noi i depositari della Verità. La Sinodalità è sforzo di conversione alla forza dello Spirito Santo che opera non solo in noi ma in tutti i compagni di cammino. Senza esclusioni.

Chiudo ricordando Mons. Frosini che ci regalò nel lontano 2013 le sue riflessioni sulla sinodalità come partecipazione e corresponsabilità. Ho riletto con rinnovato interesse quanto egli scriveva con mano profetica e quanto si augurava che accadesse anche nella sua Chiesa pistoiese: «un notevole passo avanti nella costruzione di quel Regno di Verità e di Giustizia» che la liturgia ci ricorderà Domenica, Festa di Cristo Re.

Suor Delfina