Dopo oltre trent’anni don Battistini termina il suo servizio a Poggio. Col suo approccio umile e discreto ha reso la parrocchia la casa di tutti. Uno stile sobrio «quasi per farsi il meno ingombrante possibile»

Dopo 33 anni don Fiorenzo Battistini lascia la parrocchia di Poggio a Caiano. «Pur ritirandosi in Seminario a Pistoia — ha chiarito il vescovo in una lettera indirizzata ai parrocchiani — non andrà però in pensione, nel senso che la sua esperienza, la sua saggezza e il suo ministero saranno ancora utili al bene della diocesi». A Poggio lascia segni e testimonianze preziose del suo impegno, lavorando — racconta un suo collaboratore Simone Panci — «giorno dopo giorno, domenica dopo domenica, con quel suo stile frugale, sobrio, umile, quasi come se volesse scomparire, quasi per farsi il meno ingombrante possibile».

Un servizio alieno da personalismi, ma capace, racconta Panci, di «fare posto a quell’amore di Dio, quello sì davvero grande, che è sempre stato il filo rosso regolare e immancabile di tutta la sua predicazione: quell’amore, come dice lui da “sperimentare”, come fosse un dono segreto da non lasciarsi sfuggire, un dono da scoprire per restarne meravigliati».

Anche ai più giovani, come Gemma (25 anni), don Fiorenzo ha insegnato molto con il suo atteggiamento: «è stato per noi un trampolino di lancio e un porto sicuro allo stesso tempo: una guida silenziosa ma mai assente, capace di farsi da parte nel momento in cui eravamo in grado di camminare sulle nostre gambe. Ci ha lasciati liberi di scegliere la direzione da prendere, come gruppo e come singoli, pur non mancando mai di indicarci la strada giusta con le sue parole ma soprattutto con i fatti». «Grazie a lui — conclude Gemma – abbiamo capito che un passo indietro spesso vale più di un passo avanti, perché non schiaccia l’altro ma anzi gli permette di esprimersi e mostrarsi in tutta la sua bellezza». Lo stile pastorale di don Fiorenzo è passato per una spiritualità sempre aperta alla preghiera ma anche molto concreta. «Non era raro bussare alla canonica per i più diversi bisogni pastorali — racconta Panci — e trovarlo sovente a testa bassa in preghiera sul suo breviario, sostituito negli anni dal suo immancabile tablet »; un innamorato della preghiera, «ma sempre anche con i piedi per terra. Si deve a lui il nuovo centro pastorale, e tutta la risistemazione della Chiesa, che negli anni, con innumerevoli interventi è stata ristrutturata e resa più bella e funzionale. Il tutto senza mai chiedere un soldo in più: come facesse rimaneva un mistero per tutti, ma anche per questa sua serietà e onestà è stato stimato in paese anche da persone normalmente lontane dalla Chiesa».

«La forza con cui ci ha trasmesso questi valori — gli fa eco Gemma — non è tanto quella delle parole, di discorsi toccanti o di lezioni impartite ad alta voce, quanto quella della silenziosa quotidianità, dell’agire in maniera spontanea, regalando ogni giorno involontarie ma grandi lezioni di vita».

Ora che è arrivato il momento dell’avvicendamento pastorale, lascia vivissimi ricordi: «Ci mancherà — prosegue Panci — quel suo modo asciutto, calmo, essenziale di consacrare il pane, senza lasciare spazio a nessuna verbosa teatralità». «Ci lascia un insegnamento che è anche la cifra più profonda del suo ministero vissuto fra noi: ed è la premura, che ha sempre avuto, di attuare il più possibile una Chiesa, una parrocchia che nelle sue diversità potesse contenere tutti».

«Il Concilio è stato la sua bussola»

Ordinato prete nel 1965 don Fiorenzo Battistini ha inaugurato il suo ministero nel pieno clima conciliare. Dal Vaticano II, ricorda Simone Panci, don Battistini è stato «profondamente nutrito ed ispirato », sempre lo «ha avuto come bussola».

Ha svolto servizio a Pianosinatico, poi a Vignole e dal novembre 1988 è stato parroco di Poggio a Caiano. «Con la sua riservatezza – racconta il catechista Francesco Greco non ha mai cercato di farsi notare, anzi è sempre rimasto dietro le quinte, ma si sapeva che lui era presente con la sua preghiera ed il suo silenzio». Grazie a don Fiorenzo, aggiunge Panci «la nostra parrocchia non di rado è diventata quel “poliedro” di esperienze diverse di cui parla spesso Papa Francesco, e dove ognuno ha trovato il proprio posto».

Un anno fa il vescovo Tardelli lo aveva nominato canonico come riconoscimento del suo prezioso servizio. Forse anche un segnale che il tempo lo chiamava ad altri orizzonti.

«Sì, ci mancherà don Fiorenzo – conclude Panci. Ma non è tempo di bilanci o di lunghe considerazioni, solo tempo di ringraziamento al Signore per il dono di questo pastore che ci ha accompagnato con semplicità e dedizione in questi 33 anni, con la convinzione che la sua saggezza, la sua fede, la sua esperienza, saranno ancora un dono grande per la diocesi di Pistoia»

Daniela Raspollini