La religiosa: «Non ci sono solo problemi ma tanti risvolti di bene»

Poggese e con una larga esperienza accanto alle fragilità. Suor Annalisa Colli è la nuova madre generale delle suore Minime del Sacro Cuore. Sarà lei a guidare il cammino delle Minime nei prossimi sei anni, in uno scenario locale e globale sempre più complesso. «Ma la complessità — confida suo Annalisa — è una sfida. Non si possono vedere solo i problemi. Nella complessità bisogna, prima di tutto, starci. Ci sono anche tanti risvolti di bene». Uno sguardo positivo, dunque, nutrito dall’esperienza quotidiana dell’istituto e dal carisma della beata.

La Caiani, suor Annalisa, l’ha “respirata” fin da piccola: «Da buona poggese sono nata in casa delle suore, in via Thouar, in quella che era la casa per gestanti delle Minime. Ho fatto la scuola delle suore, le ho sempre conosciute. A scuola, alle superiori tra i suoi compagni di classe c’era anche Leonardo Pieraccioni: «Sì, lui ha lasciato in seconda o terza — spiega Annalisa —», ma il carisma del comico c’era già tutto: «posso assicurare — aggiunge — che la sua simpatia è così al naturale».

Fin da giovane inserita nel percorso formativo della spiritualità francescana così che «proprio durante una marcia francescana, in un cammino di discernimento che era già iniziato, ho scelto le Minime». L’esperienza della Caiani, nel fermento degli anni della beatificazione, celebrata da Giovanni Paolo II il 23 aprile 1989, è arrivata dritta al cuore del- la giovane Annalisa: «mi aveva colpito il fatto che in madre Caiani non c’era distinzione fra preghiera e lavoro, ma un’unità di intenti perché tutto serviva ad avvicinare ogni uomo a Dio». Il cammino di Annalisa nell’istituto l’ha portata lontano dal Poggio: «Sono entrata in convento a 24 anni nel 1989 e dopo il noviziato a Poggio a Caiano ho girato per comunità dove l’attività principale era per il sociale: sono stata con donne portatrici di handicap, con donne italiane in difficoltà, mi sono sempre occupata dell’ambito sociale, di marginalità. Prima sono stata a Piombino, quindi a Chiusi della Verna, dove mi sono occupata della formazione delle giovani, poi sono tornata a Piombino». Qui suor Annalisa ha vissuto finora occupandosi di molte realtà marginali, di senza tetto, di accoglienza di famiglie in difficoltà.

Insomma, la complessità è per Annalisa una sfida quotidiana. Una sfida da affrontare con spirito di collaborazione e apertura. Un cammino di condivisione — conclude — che dobbiamo percorrere «noi all’interno dell’istituto, ma in comunione con la Chiesa, con gli altri istituti di vita consacrata, con le persone che ci sono vicine e con le quali possiamo costruire progetti nuovi. È il momento della comunionalità anche nella differenza degli stati di vita. Credo che sia questo l’aspetto che adesso la Chiesa ci chiede di valorizzare, anche attraverso il sinodo».