Casa “L’Apostrofo” è un’attività della Caritas diocesana sostenuta dai fondi dell 8xmille

C’è una casa a Pistoia che ospita chi afferma «di avere perso tutto». Spesso la vita di queste persone è costellata di inciampi e di errori, a volte anche gravi, che le hanno portate ai margini della società. Che non perdona niente a nessuno. E invece nella “Casa l’Apostrofo” si ritrova il proprio centro, l’essenziale, basi solide per ricominciare a dare senso alla vita. Sono queste le caratteristiche della casa famiglia Caritas attiva nella cittadella della carità del “Tempio” che è stata scelta come progetto testimonial per l’8xmille a livello nazionale.

«Al “Tempio” noi avevamo già una struttura, l’Hospitium Bianchi”, con 12 posti letto – ricorda Sara Lupi, operatrice Caritas – che fa fronte alla emergenza abitativa assolutamente temporanea. Ci siamo accorti però che c’era una categoria di persone che con solo un letto per dormire non ce l’avrebbe mai fatta a superare tutta una serie di problematiche per il reinserimento nella vita civile. In questo progetto ogni ospite ha firmato un “contratto sociale e morale” che lo impegna a determinati obblighi per intraprendere un percorso di reinserimento. Devono cucinare da soli, lavarsi la biancheria, tenere pulita e in ordine la casa, curare l’igiene personale, frequentare corsi di formazione al lavoro e poi devono cercare un lavoro. Il tempo massimo di permanenza è di 18 mesi».

«La nostra non è mai una carità pietosa fine a sé stessa – ricorda Marcello Suppressa, direttore della Caritas diocesana – ma guardiamo la persona nella sua interezza. Nello specifico noi forniamo gli strumenti necessari affinché gli ospiti riescano a camminare con le loro gambe».

Per raccontare questa storia è stato prodotto un video di circa 3 minuti, in collaborazione con Tv2000 e Tvl che racconta l’esperienza di Casa l’Apostrofo. Un lavoro molto importante che sta portando in tutta Italia le storie degli ospiti e dei volontari che ruotano attorno a questa struttura. Le riprese e il montaggio sono state effettuate da Andrea Palumbo con la collaborazione di Simone Gai.

Il percorso di recupero degli ospiti della Casa passa anche da un sostegno professionale: «Chi abita nella casa viene supportato da un avvocato e una psicologa – afferma ancora Sara Lupi – e viene obbligato a seguire corsi di formazione professionale. Poi con l’ausilio di alcune cooperative sociali come ad esempio “In Cammino”, ma non solo, si comincia il reinserimento nella vita quotidiana. Il tutto finalizzato ad una completa autonomia di vita. Siamo orgogliosi dei primi frutti: un ospite lavora in un maneggio, uno ha già avuto una proposta di lavoro e un terzo segue un corso professionale per operatore Oss».