L’adolescenza necessita di tanta attenzione e ancor più di vicinanza. Chiede di essere accompagnata e sorretta

Ho immaginato e, immagino ancora che l’adolescenza sia un po’ come il mese di marzo: giornate piene di sole, mimose fiorite, cespugli di viole e di primule, distese di pratoline. Poi, d’improvviso, freddo, vento e, in Piemonte, anche bufere di neve. Non sai se è primavera o inverno. Credi di essere cresciuto, di avere in tasca tutte le risposte giuste, confidi molto sulle tue forze, provi ad avventurarti. Nello stesso tempo, caro adolescente, hai paura delle difficoltà, ti scoraggi facilmente, cerchi rifugio e comprensione anche se, apparentemente, ti mostri sicuro e coraggioso. Sostieni di essere capace di camminare con le tue gambe, ma le tue gambe sono ancora fragili, benchè lo sport che pratichi le abbia rese solide e muscolose.

Rivedo i ragazzi/e adolescenti che ho incontrato per cinquant’anni alle “Crocifissine” in via della Provvidenza. Faccio fatica a contarli ma li rivedo; di alcuni ricordo persino la data di nascita: Rosetta: il 28 ottobre 1965, Lorenzo il 10 agosto 1972. Sempre uguali, sempre diversi ogni anno, ogni giorno.

Quante volte ho osservato con stupore la loro crescita, il cambiamento dei loro lineamenti e della loro voce. Ho sorpreso le ragazzine a specchiarsi, ad aggiustarsi il ciuffo dei capelli, a cercare lo sguardo dell’amico o dell’amica del cuore o il timido approccio sotto le colonne del porticato. Li ho visti piangere per un brutto voto, per la paura di un rimprovero, per la prima delusione in “amore” Più li guardavo, più capivo che la loro età era come un ‘esplosione di forze rimaste latenti ma ora pronte per irrompere. Una voglia di trasformarsi, di farsi spazio oltre la famiglia tra compagni e amici. Desiderio di socializzare, di scoprire il valore dell’amicizia, e perchè no, la bellezza dei primi innamoramenti.

Un’età, la loro, imprevedibile e sorprendente anche per gli stessi genitori. Fragile e vulnerabile. Mutevole come il tempo di marzo. Entusiasmi e malinconie, voglia di indipendenza e paura di rompere legami consolidati. Oltre… dimostrazioni di sicurezza, di ribellione e, talvolta, anche di spavalderia, una grande fragilità; un modo di chiedere affetto e comprensione.

Un’età fragile che necessita di tanta attenzione e ancor più di vicinanza. Un’età che va accompagnata, sorretta, proprio come fanno i contadini con le piante dal fusto o dal gambo debole. Un’età tutta da scoprire, per segnalare, intervenire, proporre, offrire spazi di aggregazione, momenti di incontro e di dialogo. Un’età che ha bisogno di disponibilità ma anche di pazienza. Pazienza un po’ simile a quella di Dio che rispetta il cammino della crescita e della maturazione di ciascuna persona.

Ai genitori, agli insegnanti, agli educatori vorrei augurare, come tanti anni fa ho augurato a me, di essere sentinelle attente, capaci di inventare tutte le cose belle che servono agli adolescenti, per evitare che cose meno belle si impadroniscano della vita che è il bene più prezioso. I ragazzi che ho aiutato a crescere, ora sono uomini, lavoratori, padri, nonni. Sono io, ora, bisognosa del loro affetto e della loro vicinanza. Nel rivederli mi convinco sempre di più di non aver “perso tempo” a farmi carico della loro vita.

Suor Delfina