Spesso non è facile vivere serenamente la nascita di un figlio anche se desiderato e atteso: la depressione post-partum, la rivoluzione nella vita familiare, quando sembra di non farcela, le colichine, l’allattamento…. E poi i media che trasmettono l’ennesimo servizio di cronaca nera: E se dovesse succedere a me? in che mondo viviamo? C’è la guerra! Come faccio a mettere al mondo e crescere un figlio? Quando sarà adolescente cosa farà? Quali amici? Cosa faranno quando sono in compagnia?

Dare la vita è una cosa importante e difficile: gli animali ricevono la vita e poi insegnano, così gli uomini danno la vita ed educano. L’educazione è una testimonianza che ci chiede di occuparci della nostra realtà, che fa nascere nei figli il desiderio della sequela. Cosa sappiamo noi genitori, noi insegnanti, noi educatori? La matematica, l’italiano, l’inglese…? È questo che serve ai ragazzi, oppure che sappiano cosa è bene e cosa è male? Oggi hanno bisogno di adulti che vivano con intensità, con interesse, con curiosità la vita, che testimonino che stare al mondo è una bellezza da scoprire e ne vale la pena.

«Perché dovrei fare come te, babbo? Perché dovrei fare come te, mamma?». I nostri giovani chiedono disperatamente la testimonianza di vita, è questo che guardano. Si potrebbe dire che la questione educativa è: «Mamma, babbo, dimmi che valeva la pena venire al mondo, assicuramelo». Tutto il resto è conseguenza. Un adulto inizia ad essere educatore quando si fa carico di questa domanda con la vita non con i discorsi.

Che facciamo noi invece? Li mettiamo al mondo con un grande atto di amore: non sappiamo se saranno alti o bassi, biondi o mori, sani o malati. Li facciamo nascere gratuitamente solo per amore, solo per la gioia che ci siano e basta. E poi perdiamo per strada questa gioia, e pensiamo a quello che potrebbero essere nella nostra testa, nei nostri desideri. Il problema non è continuare a dire loro “diventa come me”, oppure “diventa meglio di me”. Non dobbiamo avere paura di sbagliare! I nostri figli ci perdonano tutto, più di quanto possiamo immaginare, solo se hanno di fronte un adulto autentico.

Il pericolo è l’assenza di speranza; la vita non ha scherzato affidandoci queste creature: siamo i genitori migliori possibili, ma dobbiamo avere il coraggio e la lealtà di rispondere alla domanda: «Mamma, papà, valeva la pena venire al mondo?». Se i giovani vedono adulti contenti della vita, che vivono con loro sorridendo, cominciano a domandarsi, “che cosa è successo”? Questo è educare, riconoscere che, nonostante le difficoltà, gli impegni, le corse, i problemi… nonostante questo, ne vale proprio la pena.

Paola e Piero Pierattini