In diocesi i vescovi di Balsas e Coroatà per rinsaldare il legame con Pistoia e custodire l’eredità di don Guidotti missionario e formatore nel Maranhão

La visita dal Papa e poi una sosta a Pistoia. Valentim Fagundes, vescovo di Balsas e Sebastião Bandeira Coêlho vescovo di Coroatà, sono partiti dal Brasile per la visita ad limina della regione nord est 5 della Conferenza Episcopale Brasiliana, un’area che coincide con lo stato del Maranhão, ma che da sola ha una superficie più grande dell’Italia intera. Giovedì 4 a Roma, con gli altri confratelli brasiliani hanno incontrato papa Francesco, martedì 7 giugno si sono invece spostati a Pistoia per una visita al vescovo di Pistoia e una messa in ricordo di don Umberto Guidotti a Comeana. Don Guidotti, scomparso a Pistoia l’11 ottobre scorso ha trascorso quasi tutta la vita come sacerdote fidei donum in Brasile, prima a Manaus poi a Balsas, anche se il suo impegno nella formazione lo ha portato in diverse parti di quel paese. «Guidotti — racconta il vescovo Bandeira — ha lavorato a Balsas ma anche nell’Istituto di Teologia di São Luís (la capitale del Maranhão), dove ha contribuito a formare tutta la Chiesa della regione. Per questo la nostra visita è un gesto di ringraziamento per la vita, la testimonianza e il lavoro di don Guidotti. La sua presenza ha segnato la vita della Chiesa del Maranhão con la sua saggezza, il suo spirito profetico e il suo coraggio».

Dom Bandeira (con il titolo di dom i brasiliani chiamano i vescovi) ha conosciuto personalmente don Guidotti, di cui è stato collaboratore durante la sua opera missionaria a Balsas. Il Signore lo ha poi portato sulle tracce di don Umberto con la nomina a vescovo di Manaus in Amazzonia. «Quando sono arrivato a Manaus — racconta dom Bandeira — tante persone ricordavano la sua testimonianza, la sua posizione profetica contro la violenza della polizia, la sua difesa per i diritti umani. Dopo, quando lui è arrivato a Balsas, ho visto molte volte Padre Guidotti tra la gente, sempre pronto a difenderla nelle difficoltà. La sua preoccupazione più grande era preparare i laici ad assumere responsabilità politica. Il problema principale della nostra realtà è infatti la diseguaglianza sociale, anche perché la gente non partecipa alla vita politica per la corruzione del sistema politico brasiliano. E la povertà garantisce che le cose non cambino. Padre Umberto, invece, voleva che la fede si trasformasse in vita concreta». Oggi è tempo di custodire l’eredità di don Umberto, per farlo, commenta dom Bandeira «il primo passo è ritrovare e studiare i suoi scritti», «ascoltare la testimonianza di persone che hanno conosciuto padre Umberto a Manaus, dove è stato anche minacciato di morte per aver combattuto per il rispetto dei diritti umani, e poi ascoltare i suoi studenti. La Scuola di Fede e Politica per laici di São Luís, a lui intitolata, è un altro modo di custodire la sua memoria».

Il vescovo Tardelli con i due presuli brasiliani a Comeana per la messa in ricordo di don Guidotti

L’opera di don Umberto e della Missão Pistoia prosegue però anche a Balsas, dove è attivo il progetto Tresidela Nova. «Tutti i progetti appoggiati da Pistoia o da altre diocesi — commenta il vescovo di Balsas Valentim Fagundes — sono sempre una benedizione concreta, perché sono per persone concrete. Se non ci fossero non ci sarebbero molte opportunità di riscatto. Quanti sono coinvolti nel nostro progetto sono salvati da situazioni molto pericolose: droga, prostituzione, tratta di persone».

Dom Valentim racconta anche le difficoltà che vive la Chiesa del Maranhão e che i suoi vescovi hanno presentato al Papa. «La questione più grande è l’evangelizzazione: siamo dodici diocesi che occupano un territorio immenso ». Grandi territori con pochi sacerdoti. Un problema che si riflette in primo luogo sulla possibilità di celebrare l’Eucarestia. «Se l’Eucarestia fa la chiesa ed è il centro della Chiesa, noi abbiamo chiesto al Papa un altro modo di essere ..preti (uomini sposati, valorizzazione dei laici e delle donne)», perché, spiega dom Valentim «l’Eucarestia è la forza della Chiesa». «Altra questione è quella della formazione. La grande preoccupazione della chiesa del Maranhão è quella di formare, educare a partire dalla Parola di Dio, secondo la prospettiva della Chiesa del Vaticano II».

La difesa del Creato, poi, rappresenta una vera e propria ferita aperta per lo stato del Maranhão. «Nella nostra regione — aggiunge dom Bandeira — abbiamo due biomi: quello amazzonico e quello del Cerrado, un ambiente secco, dove c’è poca acqua. Abbiamo parlato con il Papa del nostro impegno per la difesa dell’ambiente, dell’ecologia, dei lavoratori che vivono nella regione e che lottano contro l’agro business». Multinazionali e fazenderos locali occupano terre, distruggono le foreste, impiantano monoculture estensive che compromettono la biodiversità. A farne le spese sono i più poveri: «ci sono comunità nere (i quilombolas, discendenti degli antichi schiavi) che si organizzano e resistono all’agro business, così come gli indigeni che vivono nella foresta».

Sfide diverse e lontane di cui la Chiesa si mette in ascolto. «Abbiamo sentito — conclude infatti dom Bandeira — un cambiamento nella mentalità della Curia romana. Tutti i prefetti dei dicasteri volevano ascoltare le difficoltà e le proposte dei vescovi. La Curia è al servizio del Santo Padre ma anche di tutti i vescovi. Il Papa poi, ci ha dato una bella testimonianza di accoglienza, lui, seduto sulla sedia a rotelle, ha ascoltato ogni vescovo, per più di due ore e con molta apertura di spirito».

Ugo Feraci