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Tardelli: tempo di bilanci per un periodo straordinario che rimarrà nella storia della diocesi

Un anno, anzi due, speciali. È tempo di bilanci per il vescovo Fausto Tardelli, che in questi giorni vive le ultime battute dell’Anno Iacobeo. Un periodo straordinario per la diocesi calendarizzato in uno dei periodi storici più duri della storia recente.

Eccellenza, l’Anno Santo era partito veramente in salita.

«Sì, è vero. Mi sento di dire che abbiamo iniziato l’anno santo iacobeo nel segno della speranza. Era il gennaio del 2021. Pur nelle ristrettezze che hanno continuato ad accompagnarci, tanto che ci è stato concesso di prolungare l’anno santo fino al prossimo 25 luglio, l’anno santo è stato un grande incentivo a rialzarci, a riprendere coraggio, a riprenderci dallo stato di prostrazione generale causato dalla pandemia».

Purtroppo anche questi giorni non sono facili.

«La situazione attuale presenta ancora criticità e soprattutto ci ha portati dentro terribili scenari di guerra. Ma anche in questo caso, la memoria dell’apostolo Giacomo nel cui nome durante i secoli si sono incontrati persone e popoli diversi, accumunati dal sentirsi dei pellegrini in cammino, stringendo legami di solidarietà e di amicizia, è un grande messaggio attualissimo. Esso ci sprona a percorre cammini di condivisione, di speranza e di pace».

Quali sono, a suo avviso, i tratti salienti e i frutti di questa esperienza?

L’anno santo ha portato una rinnovata consapevolezza del valore della presenza della reliquia del santo per tutta la città è il territorio. Del valore identitario della figura dell’apostolo per tutta la città, per il suo assetto urbanistico, per la sua arte ecc. Ha portato a riscoprire radici e tesori nascosti o appannati nel tempo. Ha dato un contributo fondamentale al senso di unità della città, ridando un’anima anche alle tradizioni popolari. Facendo anche semplicemente conoscere cose alle persone e alle nuove generazioni che erano praticamente sconosciute. Inoltre, l’anno santo ha dato il via a tante iniziative di ogni tipo. Iniziative artistiche, culturali di solidarietà. Ha fatto da detonatore per tante espressioni da parte di molti.

Pistoia è diventata la vera capitale italiana dei cammini.

Sì, è vero. C’è stata la riscoperta dei cammino. Abbiamo visto tanti pellegrini venire da ogni parte e andare da qui a Santiago o a Roma o in Terra santa. C’è stato un grande movimento che è andato crescendo ed è inarrestabile.

Invece, dal punto di vista strettamente diocesano? L’Anno Santo lascerà di fatto in eredità il Sinodo.

Sul piano più spirituale, l’anno ha visto il coinvolgimento di tutta la diocesi e di tutte le parrocchie alla riscoperta della testimonianza di san Giacomo. Della sua fede, della sua sequela del Signore, dell’attenzione a chi è in difficoltà (particolarmente la donna col progetto “Unica”), del suo anelito missionario di evangelizzatore. San Giacomo è stato riscoperto come una presenza viva ed amica. I pellegrinaggi delle parrocchie, dei vicariati, delle persone, nonostante le ristrettezze della pandemia e la paura, sono stati momenti significativi di sensibilizzazione, di preghiera e di rinnovamento. Testimone di questo sono anche i due pellegrinaggi di giovani e disabili che patiranno per Santiago subito dopo il 25 luglio. Anche il rapporto con Santiago è stato un bel frutto che continua. Sia sul piano ecclesiale che civile.

Un legame che si è molto rafforzato. Un bel frutto ecclesiale è stato senz’altro l’aiuto a metterci come Chiesa in cammino insieme, in cammino sinodale. Questo cammino sinodale che ora ci vedrà particolarmente impegnati fiorisce dall’anno iacobeo e gli dà continuità e approfondimento. Col sinodo infatti si tratta di imparare a camminare insieme mettendosi a servizio degli uomini e delle donne dei nostri territori per portare la testimonianza del Vangelo, cioè di Gesù, via, verità e vita.

Alice Peloni