Intervista all’ingegner Simone Tartaro, tecnico dell’Agenzia Regionale che sta contribuendo a diffondere in tutta la Toscana le informazioni sulle comunità energetiche

La narrazione attorno alle comunità energetiche ha assunto da diversi mesi un carattere salvifico che ne ha condizionato, parzialmente, la realtà. Un prezioso supporto per andare verso un progressivo autoconsumo, ma non in grado (al momento) di essere alternativa totale ai gestori ed al pagamento delle bollette, ma un’opportunità per tante realtà. Per questo, ed anche per cercare di diffondere sui territori una comunicazione più coerente con le opportunità e le applicazioni nelle varie realtà comunitarie – dai condomini ai quartieri, ma anche realtà rurali – la Pastorale Sociale e Lavoro della Diocesi di Pistoia il prossimo 27 settembre ha organizzato un momento di confronto con l’ingegner Simone Tartaro, tecnico dell’Agenzia Regionale Recupero Risorse.

Ingegner Tartaro, sulle comunità energetiche c’è grande interesse ma anche grande confusione. In che modo andranno a sostenere le realtà private e produttive?

Occorre innanzitutto chiarire un aspetto: con le comunità energetiche non si abbatterà, in modo diretto, il costo della bolletta. Non andranno ad essere modificati gli importi. I vari soggetti, privati o aziende, dovranno costituirsi in associazioni semplici e beneficeranno di una bollettazione parallela, dove i proventi della produzione energetica frutto di queste comunità andranno ad essere rimborsate alle varie utenze, ripartendo in modo più o meno proporzionale, a seconda dello statuto che le varie associazioni costituite prevederanno.

C’è una dimensione minima (bifamiliari, condomini …) per la costituzione di queste comunità? Da che numeri di soggetti coinvolti esistono i primi vantaggi?

A partire da un’unità bifamiliare ogni realtà può costituirsi come comunità energetica. Per i condomini in particolare è già esistente già una normativa che disciplina i cosiddetti gruppi di autoconsumo, aggiornamento di quella precedente che permetteva lo sfruttamento dell’energia prodotta solo per le utenze comuni (scale, ascensori …) e non per quelle singole. Come suggerimento, ma anche per sfruttare a pieno i vantaggi di una comunità energetica, si può dire di creare comunità con consumi diversificati così da alternarsi nel consumo dell’energia prodotta. Ad esempio: in una comunità produttiva composta da più imprese, l’ideale sarebbe quella di associare realtà lavorative manifatturiere che impegnano energicamente i giorni feriali a realtà turistico- ricettive che, magari, aumentano la loro richiesta nel fine settimana. Il sole nei fine settimana continua ad esserci, in questo modo andrebbero ad essere coperti tutti i giorni della settimana.

La normativa nazionale si è aggiornata negli ultimi due anni ed è in attesa dei decreti attuativi e dello stanziamento specifico dei fondi Pnrr. La Regione Toscana si è comunque già mossa autonomamente a supporto delle comunità energetiche. Cosa manca secondo lei?

Sì, attraverso l’assessorato regionale è stata già inviata una richiesta di 20 milioni di stanziamento di fondi dell’Unione Europea per supportare – come Regione – gli studi di fattibilità e progettuali sul nostro territorio. Non credo che il legislatore nazionale andrà a fare grosse modifiche a quanto contenuti nel decreto legislativo 199/2021. Quello che manca a mio avviso è da un lato una campagna comunicativo-informativa di supporto, che cerchiamo di stimolare ed avviare con incontri come quello in programma il 27 settembre, e lo stanziamento di fondi per supportare economicamente le richieste che arriveranno.

Dario Cafiero