L’addio a don Leonildo

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Il confratello don Giordano Favillini, della Fraternità apostolica di Gerusalemme, ricorda l’amico don Leonildo Toni, mancato sabato 17 settembre dopo una lunga malattia

Don Leonildo Toni, prete originale e sagace che con la sua personalità ha combattuto la sua “buona battaglia della fede”, il significato del suo nome significa forte in battaglia e nel suo ultimo combattimento è stato veramente forte. Ha sofferto negli ultimi mesi, senza lamentarsi, in un silenzio fiducioso aspettando di lasciare questo mondo con tanta pazienza. Nel mese di luglio mi disse un giorno «ma quanto mi fanno aspettare» riferendosi al momento della sua partenza. In questi giorni di settembre spesso gli ho portato l’Eucaristia e la riceveva sempre volentieri pregando nel suo stile molto essenziale.

Leonildo è nato il 4 maggio 1948 e cresciuto a Bussotto nella parrocchia di Valdibure; entrò in Seminario a 16 anni dopo aver fatto la scuola professionale Pacinotti. Ha studiato teologia nell’allora Studio Teologico di Firenze. In quegli anni ci ha sempre rallegrato con le sue battute ironizzando gli eccessi spirituali di alcuni riportando sempre con equilibrio alla realtà, salvaguardando i contenuti fondamentali della fede. Arrivò alla sua ordinazione presbiterale nel settembre del 1978, dopo un lungo ripensamento, causato anche dalla situazione del Seminario che in quegli anni stava chiudendo creando in tutti noi una certa instabilità.

Fu nominato vice parroco di Quarrata e successivamente parroco di Santomoro. Infine parroco di San Giovanni Fuorcivitas fino alla soppressione della parrocchia avvenuta nel 2022. Dietro al suo atteggiamento demistificatorio e critico nascondeva un animo sensibile e attento agli eventi e alle personalità autentiche della vita cristiana cogliendo e valorizzando ciò che essi proponevano e testimoniavano di autenticamente valido senza risparmiare critiche a chi era troppo autoreferenziale o arrampicatore come direbbe papa Francesco. Aveva un dono molto forte di discernimento e raramente sbagliava nelle sue valutazioni di fatti e persone. Molte volte mi ha rimesso coi piedi sulla terra e ha sempre frenato i miei facili entusiasmi, alla fine ha sempre avuto ragione lui.

Una caratteristica che non emergeva all’esterno è stata la sua devozione per i santi e soprattutto per i veri santi mistici; era affascinato da questi anche se non ne parlava con tutti, lui capiva questi santi! In questi ultimi mesi mi chiedeva con insistenza una reliquia di san Charbel che apprezzava molto per la testimonianza della sua vita. Quando eravamo in Seminario abbiamo fatto molte esperienze e conosciuto vari personaggi che a quel tempo erano innovatori della vita ecclesiale. Conobbe a Camaldoli il Cammino neocatecumenale e fu uno di noi che lo iniziò a Pistoia nella parrocchia dell’Immacolata. Leonildo è stato uno dei primi a Pistoia a ricevere l’Effusione dello Spirito Santo nel movimento del Rinnovamento dello Spirito. Eravamo molto attenti a tutto quello che nasceva nella Chiesa in quei tempi.

Poi con la vita parrocchiale ha trovato una sua stabilità che apparentemente sembrava immobilismo ma in realtà ha sempre conservato questo spirito di apertura e di attenzione alla vita della Chiesa. È stato prete con la sua personalità, non si è mai identificato con un modello preconfezionato e con il suo stile fatto di tante relazioni ha compiuto la sua chiamata di pastore. Ne è stata la prova la bella e numerosa partecipazione al suo funerale.

Giordano Favillini