A Vicenza incontro pastorale a livello nazionale incentrato su salute, ambiente e lavoro, per salvaguardare il Creato

Il Creato, la sua salvaguardia e custodia, sono di grande attualità sia perché è cresciuta la sensibilità sociale e cristiana verso l’ambiente, sia perché vediamo sempre più gli effetti disastrosi dell’inquinamento e dello sfruttamento delle risorse naturali. La Settimana Sociale di Taranto dell’ottobre 2021 ha tracciato un importante percorso per l’impegno dei cattolici su questi temi e ribadito come non siamo dinanzi a crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socioambientale.

La scorsa settimana il convegno Era cosa molto buona – Custodire le nostre terre a Vicenza, promosso dalla Cei, è stata l’occasione per riallacciare il discorso approfondendo il filo che lega la salute all’ambiente e al lavoro. Su queste materie le correlazioni formano una complessità che ha necessità di essere letta e compresa, ed esigono informazioni corrette e puntuali perché, come credenti, «ci viene richiesto di operare per la verità», ha sottolineato mons. Di Donna, Vescovo di Acerra, nell’introdurre i lavori. I sacerdoti devono sentirsi coinvolti dalle tematiche ambientali che, purtroppo, continuano ad essere considerate di élite; è pure opportuno un aggiornamento della catechesi, troppo slegata da un vissuto che oggi riconosce all’ambiente un ruolo determinante per il bene-essere e per il male-essere personale e della propria comunità. Non possiamo comprendere cosa sta accadendo se ignoriamo che l’ecologia è la nuova religione del nostro tempo, con propri riti, valori, linguaggi e dogmi e non riconosciamo che la casa comune è oggi il luogo dell’incarnazione dell’annuncio cristiano.

Dinanzi ad un cambiamento d’epoca siamo chiamati a riscrivere la fede dentro una nuova cultura: l’ecologia diventa questione spirituale, l’orizzonte è il contesto prima che il contenuto e lo stile non può che essere profetico e contemplativo. Saremo credibili se lo stile di vita sarà indice di sobrietà e semplicità da contrapporre alla mera accumulazione dei beni.

A livello sociale il post-pandemia ha visto crescere stati di ansia e percezione di un aumento dell’inquinamento, soprattutto nelle aree urbane. Secondo le stime Oms, in Europa un decesso su otto è dovuto all’inquinamento ambientale; il 90% sono riferibili a malattie non trasmissibili: cancro, malattie cardiovascolari, ictus, Bpco, disturbi neurologici, nervosi e comportamentali. L’Istituto Superiore della Sanità, intervenuto al convegno con il presidente Brusaferro, conferma come le pressioni dovute a fattori quali polveri sottili, sostanze tossiche, rumore e pure luci artificiali abbiano ricadute per la salute fisica; molto minore è la consapevolezza degli impatti che l’inquinamento ha sulla salute mentale e a livello sociale.

Ai problemi sociali l’unica risposta generativa sono le reti comunitarie e missione per i credenti è riconoscere e dare un nome alle tante forme di “fame” dentro le quali siamo immersi e che chiedono di essere saziate. Il Cristianesimo, con la sua logica sacramentale, è di suo una risposta ecologica perché riporta le cose al bene per le quali sono state create. Dinanzi ad un abbassamento etico diffuso la necessità è riscoprire la cura, anche come uscita dalla malattia, e la gratitudine per ciò che il creato ci dona.

Renata Fabbri