Venerdì 7 aprile la manifestazione lungo le vie con tanti figuranti

Dopo la pausa forzata dovuta all’impossibilità di fare pubbliche manifestazioni per via della possibilità da contagio da Coronavirus, finalmente a Casalguidi, nel territorio comunale di Serravalle Pistoiese, avrà nuovamente luogo la triennale Processione del Gesù Morto, più comunemente chiamata e conosciuta come Festa Bella. Quest’anno quindi si svolgerà il prossimo 7 aprile, a ben sei anni di distanza dall’ultima volta.

Parlare di questa pia rievocazione significa entrare nel cuore di un paese e di un popolo che per secoli ha sentito scandire la vita delle sue generazioni dal suono delle campane. Parlare della Festa Bella poi non può limitarsi alla spiegazione di un ordine processionale di figuranti e bei costumi, ma deve per forza partire dalle origini, dalla sua nascita, per capirne il significato, il perché di un lungo lavoro di preparazione che dura per lunghi mesi per poi concludersi in qualche ora nella giornata di Venerdì Santo. 

Processione o rievocazione storica? Per chi non avesse mai visto o sentito parlare prima d’ora di questo sacro evento pensi ad un corteo che si estende a perdita d’occhio fatto da centinaia di figuranti, ognuno rappresentante personaggi che in qualche modo, attivamente o passivamente, hanno avuto un ruolo nella storia di salvezza, in particolar modo nei giorni di Passione di Gesù Cristo, dall’ingresso nella città di Gerusalemme fino al giorno di Resurrezione. Riportiamo di seguito una descrizione della manifestazione estratta da una relazione di don Claudio Pisaneschi nel 1977: «La processione è aperta da un drappello di soldati romani e da un numero di cavalieri romani, quindi si passa ai vari quadri che compongono la processione e che si riferiscono il più fedelmente possibile ad una pagina del Vangelo: abbiamo Gesù partecipe all’ultima cena. L’Agonia di Gesù nell’orto del Getsemani, eccetera eccetera. Ad intervalli regolari vi sono delle bande musicali che accompagnano la processione con suoni e musiche adatte». Ancora Don Claudio Pisaneschi nella medesima relazione: «È come se una parte di Palestina di allora venisse ad invadere le strade di Casalguidi».

Oggi la si identifica più correttamente come una rievocazione storica, i segni infatti distintivi di una processione non si individuano più nel corteo. Tuttavia non è sempre stato così. La conferma che questa impostazione in passato fosse diversa la abbiamo prima di tutto nella natura delle sue origini, una delle prove più recenti invece, la troviamo in una lettera datata 1929 in cui il Parroco di allora don Giovanni Verucchi scrisse al Vescovo della Diocesi di Pistoia e Prato monsignor Gabriele Vettori (vescovo in diocesi dal 1915 al 1932) per presentargli «l’ordine della processione per opportuna norma e visione e particolarmente perché sia benevolmente esaminato se trovisi in contrasto troppo stridente colle esigenze liturgiche».

Da questo stralcio della lettera è chiaro che la processione era a tutti gli effetti parte integrante e decisiva nella vita liturgica e religiosa della comunità parrocchiale di Casalguidi. Il mutamento decisivo si ebbe negli anni settanta quando in seguito ad un crescente rinnovamento si passò definitivamente dallo spirito penitenziale degli albori a quello rievocativo.

Jacopo Porru

La nascita della «Processione di Gesù Morto»

«Per parlare delle origini di questa pia rievocazione – sottolinea Jacopo Porru, dell’organizzazione della Festa Bella di Casalguidi – è necessario fare un salto indietro nel tempo di qualche secolo e contestualizzare la nascita della manifestazione in anni veramente difficili per la popolazione pistoiese».

«Ad inizio del 1600 infatti – ricorda Porru il territorio corrispondente alla piana pistoiese ha visto il susseguirsi di siccità (1605), inondazioni (1614 e 1618), carestie (1621, 1648, 1676 e 1679), epidemie (1630). In questo scenario nasce profondo il desiderio di affidarsi alla Potenza Divina, la sola ritenuta capace di liberare la popolazione da simili calamità. Presenti questi presupposti il Vescovo di Pistoia e Prato Mons. Gherardo Gherardi, che fu ordinario della diocesi dal 1679 al 1690, promosse le predicazioni in città da parte dei predicatori e scrittori più in vista di quel momento i gesuiti Paolo Segneri e Giovan Pietro Pinamonti, quest’ultimo pistoiese. Si parla di circa cinquantamila persone accorse da tutto il circondario. Una così grande adesione non poteva non produrre una altrettanto grande risposta da parte del popolo il quale spontaneamente iniziò a raccogliersi in processioni di penitenza pubbliche. Queste “processioni” furono via via prese in mano dalle confraternite e congreghe (o compagnie) le quali diedero forma a questa devozione fino al 1693 anno in cui il Vescovo Leone Strozzi succeduto al Gherardi le istituì ufficialmente».

«A portare avanti queste processioni penitenziali erano Casalguidi e le città di Pistoia e Prato in un ciclo di tre anni – conclude Porru -. A fine del diciannovesimo secolo, in seguito a disordini avvenuti durante la processione, Pistoia e Prato smisero di portare avanti questa tradizione e il loro posto venne preso da Quarrata e Montevettolini che ancora oggi si alternano con Casalguidi unica rimasta del trittico originale. Molti sarebbero ancora i cenni storici o le descrizioni ma parlarne oltre non sarebbe sufficiente a descrivere l’impatto che una simile manifestazione ha su chi la guarda e in chi con cuore aperto si lascia trasportare in quegli attimi su cui ha fondamento la nostra Fede; l’attesa è quindi per il giorno di Venerdì Santo, il prossimo 7 aprile, ovviamente a Casalguidi a partire dalle 17 per vivere con noi questo momento tanto caro alla nostra comunità e a tutto il territorio pistoiese».

(D. C.)