Una riflessione sui temi chiave dello strumento di lavoro affidato ai padri e alle madri sinodali

Con la Santa Messa presieduta da Mons. Fausto Tardelli nella Cattedrale di San Zeno a Pistoia, sabato 25 marzo si è aperto ufficialmente il XX Sinodo della Chiesa di Pistoia. La sintesi del lavoro svolto nelle tante parrocchie della Diocesi ha dato vita all’Instrumentum laboris (lo strumento di lavoro). Il documento è un frutto prezioso nato da un cammino comunitario dove ognuno ha potuto realizzarsi pienamente usando i propri talenti ed attingendo dalle risorse comuni.

L’Instrumentum laboris è un testo di lavoro che ha carattere “provvisorio”, cioè è un punto di partenza e, come tale, sarà oggetto di discussione durante il Sinodo. Esso presenta delle proposizioni, per l’esattezza ventitré, che trattano temi diversi, tutti importanti e che portano alla luce anche le difficoltà che stiamo vivendo. Un testo ricco e stimolante che suggerisce, attraverso una piccola sintesi, alcune considerazioni.

L’aver attraversato una tragica pandemia e il contesto attuale della guerra in Ucraina hanno risucchiato il nostro quieto vivere e si sono rivelati occasione importante per la Chiesa. È un momento favorevole per annunciare la speranza e condividere con il mondo intero la luce e la consolazione della fede.

«Nessuno si salva da solo» ha detto Papa Francesco. Se è vero che la nostra unicità è segno tangibile di quanto siamo preziosi agli occhi di Dio è anche vero che mettersi a disposizione degli altri camminando insieme con il passo degli ultimi e dei deboli ci fa riflettere sui nostri limiti e sulla brevità dell’esistenza. Riscopriremo l’essenziale della vita e la qualità delle relazioni umane.

La paura nata dalla pandemia, come tutte le paure, ha avuto una forza disgregante ed è riuscita a dominarci e a paralizzarci. Ancora oggi, le preoccupazioni, l’ansia, la non conoscenza, condizionano le nostre scelte e il nostro pensiero. È necessario un uso corretto dell’informazione e dei mezzi di comunicazione sociale a tutela della vita, del rispetto dell’altro, della libertà e del bene comune.

La sfiducia nel futuro di molti giovani, la solitudine degli anziani, un criterio sconsiderato della competitività sono solo una minima parte delle piaghe del nostro vivere quotidiano. Tutto questo nasce dalla sfiducia, dalle incertezze e dall’ansia. C’è urgente bisogno di nuove e significative relazioni umane. C’è bisogno di ascolto, di ritrovare il senso della comunità e sviluppare la relazione con Dio, con la comunità ecclesiale e con i propri fratelli.

C’è bisogno di incontrarsi, di ascoltare ed essere ascoltati, di rompere le catene dell’isolamento, della solitudine, del disinteresse, c’è bisogno di fuggire dalle apparenze, dalle chiacchiere, dal desiderio di avere sempre di più e subito, c’è bisogno di aprire il nostro cuore a Dio. Essere diffidenti nei confronti del proprio simile producono tristezza ed aggressività, l’uomo si realizza solo aprendosi a Dio e agli altri. L’esperienza delle parrocchie, le comunità di vita religiosa, le innumerevoli realtà associative, i movimenti, le istituzioni, precedono per poi consolidare sempre più una fraternità di sentimenti e di spirito. In un tempo dove il dono della vita religiosa di speciale consacrazione si va sempre più riducendo, c’è sempre più bisogno di fraternità. La presenza di comunità e di servizio formate da uomini e donne che si affidano totalmente a Gesù, sono una ricchezza e un segno tangibile della forza del Vangelo.

Alessandro Orlando