INTERVENTI E CONTRIBUTI AL DIBATTITO

don Alessandro Carmignani

Testo intervento 20.11.15 assemblea sinodale 

La chiesa, come abbiamo avuto modo di vedere stasera, è la bellezza di molte espressioni dell’unico volto del Cristo povero, crocifisso e risorto. Di queste espressioni il vescovo per primo ha il dovere della sintesi, del mettere in sintonia come un maestro del coro. Il dovere non di fare scelte che eliminano ma piuttosto di essere motivo per nuove aperture, anche di percorsi sperimentali, soprattutto verso le novantanove pecore fuori dal recinto.

Grazie al vescovo per un momento di comunione che tutti speriamo possa trasformarsi in una prassi costante per la nostra chiesa.

Forse la sorpresa del vescovo per la ricchezza della chiesa di Pistoia che viene da una storia che non può essere né sbiadita né a maggior ragione cancellata. Una ricchezza delle periferie della chiesa.
Come mancava la figura del vescovo nelle discussioni di quest’assemblea, è mancato il centro diocesi nelle riflessioni dei gruppi. Allora l’attenzione sulla sinodalità come il papa continuamente ci ricorda.

Il papa, una ventata di aria nuova, che ringiovanisce, rivitalizza, una chiesa chiamata a essere davvero estroversa secondo il dettame evangelico e che invece è spesso ancora vittima di se stessa. Una figura, quella di Francesco, che prende il nome dal santo a cui è intitolata questa bellissima chiesa, una figura che segna un una svolta definitiva.

Non rimaniamo vittime dei nostri fantasmi e delle nostre paure, di una devozione piena di tutto tranne che del Signore, col rischio della chiusura in uno spiritualismo che non sa toccare la carne ferita di Cristo. Siamo chiamati a essere veri seppur qualche volta pensiamo per opportunismo sia migliore tacere o peggio ancora non parlare apertamente.

Vediamo talvolta gesti che non corrispondono alle parole come forse in questa chiesa, questa sera, dove il Vangelo, il libro del Vangelo ha dovuto cedere il passo nel presbiterio, nel momento riservato agli interventi, a segni come la mitra, il pastorale e una sedia che sembra più un trono, e che invece sono rimasti in una posizione forse troppo centrale, segni di un potere certo non di origine evangelica.

La sinodalità, ricordando un famoso cantautore che invece la riferiva alla libertà, è partecipazione. Sinodalità è partecipazione, è corresponsabilità vera, effettiva, come tutti, soprattutto laici, hanno gridato in queste due serate.

Nell’attesa di luoghi dove anche certe scelte, che come è stato detto devono essere fatte, possano essere davvero condivise. L’assemblea sinodale non può non rimandare, come preparazione, ad un sinodo vero e proprio che speriamo lo Spirito di Dio possa presto suggerire al vescovo della nostra chiesa.

Intanto attendiamo con fiducia e speranza la sintesi di questa due giorni nel programma pastorale che ci verrà presto affidato.

  

Giuseppe Totaro

Parrocchia di S. Alessio

 Il nuovo ambiente mediatico come occasione di evangelizzazione

Senza ansia dobbiamo prendere coscienza che la nostra vita personale e sociale, e dunque anche la vita della chiesa, a livello di diocesi, parrocchie e gruppi di vario genere, si svolge in un ambiente digitale caratterizzato dal crescente uso dei cellulari, della posta elettronica, di internet, ecc..

Al convegno ecclesiale di Firenze il prof. Magatti ha invitato la Chiesa che si sente in cammino, popolo e vicina al popolo, che sa pensarsi in termini di fraternità, a capire che questo nuovo ambiente digitale è un’occasione straordinaria per rendere concreta la sua indole sinodale. Esso può favorire il senso del cammino comune, in una ricerca circolare e plurale, capace di usare linguaggi diversi, indispensabili per coinvolgere i giovani ed accogliere il loro irrinunciabile contributo.

Si tratta di utilizzare questi strumenti non solo per una informazione di tipo pratico, ma per una comunicazione circolare di interscambio permanente e dinamicamente approfondito, ad esempio con le modalità della chat o dei social network, abituali forme di comunicazione dei più giovani. Tale uso dell’ambiente mediatico può dar luogo ad una riflessione a livelli diversi e variabili, ad esempio in vista e a seguito delle letture della liturgia domenicale.

Quando il nostro Vescovo ne fece cenno nella sua prima lettera pastorale, io ho provato a fare un esperimento per il periodo quaresimale il cui risultato, all’inizio assolutamente imprevedibile, è stato sorprendente. Questo sollecita una riflessione per promuovere un vero e proprio servizio specifico a livello diocesano e di comunità locale, individuando, con il contributo attivo dei più giovani, modalità, figure di coordinamento, campi di intervento. Si tratta di un processo da avviare con un’iniziativa specifica come frutto di questa nostra assemblea

 

Ugo de Marco

AGESC

Ho fatto parte del gruppo “E” , in questo gruppo di lavoro abbiamo sottolineato il valore della missionarietà della parrocchia, che nel riepilogo finale non è stato in alcun modo riportato, salvo una citazione molto lapidaria.

Ho cercato di sottolineare questo aspetto così importante, specialmente il fatto che nelle nostre realtà parrocchiali la frequenza alla liturgia domenicale sia notevolmente calata rispetto alla densità degli abitanti.

Quindi, raccogliendo l’esortazione di Papa Francesco, facciamo nostro il progetto di andare verso la gente e non sempre e solo aspettare in mezzo alle quattro mura della nostra chiesa.

Diamoci modi e linguaggi consoni alle persone che incontriamo non restiamo ingessati alla consuetudine. Privilegiamo forme di accoglienza come gli oratori in cui ragazzi e le famiglie trovano una parrocchia viva. Diamo impulso alle attività associative parrocchiali e ecclesiali, che nella nostra diocesi ha presente importanti .

La vita associativa offre la possibilità di seguire percorsi strutturati per vivere esperienze importanti.

Quello che ho detto non sono solo parole, sono disponibile a collaborare affinché non diventino chiacchiere!

Pietro Villa

Laboratorio o scuola di discernimento

Credo che occorra in diocesi, affiancato alla scuola di teologia, un laboratorio o una scuola, tipo counseling pastorale e spirituale. E questo per due motivi:

  1. aiutare a discernere. Discernimento che abbracci vocazioni sacerdotali e alla vita religiosa, ai ministeri – catechisti, lettori, accoliti, diaconi permanenti -, e impegno dei laici  nella vita sociale, educativa e politica, caritativa e di volontariato dentro le comunità. Si è chiamati sempre di più ad essere Chiesa ministeriale. Non è più il tempo di improvvisare delle persone per determinati servizi e ministeri nella Chiesa e nella società: occorre saper valutare la loro idoneità per costruire delle vere comunità cristiane ed evitare sofferenze e frustrazioni. Nel movimento dei Cursillos di Cristianidad si parla di individuare le vertebre che possono trasformare l’ambiente e contagiare i cuori.
  2. accompagnare e formare. Siamo in un mondo di fragilità che richiede di saper fare accompagnamento sia formativo che spirituale delle persone investite di un ministero e di un servizio perché siano autentiche e per sostenerle nel loro cammino rafforzandole sia interiormente che come persone.

Abbiamo bisogno di criteri per valutare vocazioni, ministeri, nuove forme di presenza e di responsabilità. Quali criteri? Ne elenco alcuni che mi sembrano importanti:

  1. persona di fede, che ha un vissuto forte di fede e conosca ciò che deve trasmettere e abbia il senso della Chiesa e della comunione;
  2. una persona che goda la simpatia e la stima del suo popolo. ;
  3. una persona che abbia gioia ed entusiasmo. Non si può mettere uno stanco o un depresso in certe responsabilità per aiutarlo a uscire dalla sua situazione; occorrono persone che sappiano sostenere, non essere sostenute;
  4. uno che sappia amare. E quando dico amare penso a quello che il mio fondatore riteneva parlando di amore: non amore come sentimento ( il sentimento è un po’ come i ramoscelli che si adoperano per accendere il fuoco. Questo è l’innamoramento ); ma amore come volontà, fortezza, intelligenza, fedeltà, costanza e perseveranza, delicatezza, accettazione e sopportazione delle difficoltà e delle incomprensioni, determinazione;
  5. uno che abbia equilibrio. Non si può pensare a uno che è instabile e volubile; o che, peggio abbia bisogno continuamente del consenso e della conferma degli altri. Occorre una persona che abbia la capacità di prendersi cura e di avere a cuore la comunità e le persone in modo disinteressato e gratuito con il senso del “sono servo inutile”;
  6. uno che sia capace di collaborazione, di coesione – stare insieme agli altri, vivere con gli altri e non da solo -, di condivisione e di solidarietà, che partecipa alle gioie e ai dolori, ai fallimenti e ai successi di tutti e che non operi in un senso individualistico; che abbia stima dei carismi e dei doni degli altri, siano i carismi dei sacerdoti, o delle religiose e dei religiosi, o dei movimenti o aggregazioni laicali o di quelle persone – uomini e donne – che sono disponibili per i piccoli o grandi servizi quotidiani.

Per questo andrebbero individuate e messe in campo tutte le competenze e le esperienze che abbiamo in diocesi sia tra i sacerdoti, che tra le religiose e i religiosi, nei movimenti e  tra i laici a livello spirituale, caritativo, formativo, pedagogico, educativo, psicologico, ecc.

Capisco la paura e le difficoltà. Ma è necessario se vogliamo una Chiesa sempre più missionaria e aperta nella carità. Abbiamo bisogno di santi, ma che non siano quelli di cui S. Teresa pregava: liberaci, Signore, dalle sciocche devozioni dei santi dalla faccia triste.

La Presidente Prov.le Paola Innocenti / La Vice Presidente Prov.le Silvana Guiducci  

Associazione Genitori Scuole Cattoliche (AGESC)

Sede Prov.le di Pistoia c/o Istituto Angeli Custodi, Agliana (PT)

In quanto genitori appartenenti all’Agesc vogliamo portare a conoscenza dell’Assemblea Sinodale che nella Diocesi è presente la nostra associazione, che ha lo scopo di promuovere la scuola cattolica, la famiglia luogo primario di educazione e la libertà di scelta educativa .

Le scuole cattoliche di Pistoia sono tutte paritarie e fanno a pieno titolo parte integrante del Sistema Pubblico di Istruzione; i genitori che le scelgono ritengono che esse rispondano alle proprie scelte valoriali educative.

Sappiamo tutti che le scuole cattoliche sono in difficoltà e che in tutta Italia alcune di esse sono costrette a chiudere i battenti rinunciando a svolgere il loro ruolo, limitando ancora di più la possibilità di scelta educativa dei genitori.

Desideriamo dire che vorremmo che questa presenza continuasse ad esistere anche se richiede ancora uno sforzo economico che non tutti possono permettersi: l’Agesc, tramite i suoi rappresentanti a livello nazionale, ha rimarcato più volte che c’è uno squilibrio economico tra i genitori che scelgono la scuola statale e quelli che scelgono la paritaria (pubbliche ambedue) pur essendo i secondi cittadini che pagano le imposte come tutti gli altri. L’Agesc in una ricerca, ha evidenziato anche il fatto che a parità di condizioni economiche molti più genitori di quanti ora se lo possano permettere sceglierebbero per i propri figli la scuola paritaria.

Auspichiamo che la risorsa della scuola cattolica, anche attraverso questa Assemblea Sinodale, possa essere riconosciuta e valorizzata e che tutti i genitori che lo desiderano possano iscrivervi i loro figli. Auspichiamo anche che possano essere intraprese azioni che promuovano e sostengano la scuola cattolica paritaria della nostra Diocesi.

 

Associazione Madonna dell’Umiltà

Per quanto riguarda il cammino Diocesano dei prossimi anni più che dare indicazioni pratiche, rappresentando piccole realtà, darei alcuni suggerimenti per il “tono” da dare a qualsiasi attività liturgica, formativa, evangelizzatrice, sociale che verrà svolta nei prossimi anni.

Individuerei tre punti fondamentali:

  1. centralità Dio
  2. preghiera
  3. formazione

Centralità di Dio è indispensabile.

La fede non è un sentimento, ma una scelta della volontà. Io voglio credere e in quanto credo amo Dio e voglio fare la Sua volontà. Conoscere i dieci comandamenti e non mettere al primo posto Dio è come avere in mano le chiavi e la planimetria di una villa e abitare in un monolocale. I dieci comandamenti sono il “libretto di istruzioni” per amare Dio. Nella riforma della nostra vita credo sia necessario partire proprio da qui. Questo è fondamentale anche perchè sappiamo annunciare.

Premetto questa lunga citazione da «CRISTIANESIMO VISSUTO» di François-de-Sales Pollien, edizioni Kolbe, 2015. Disponibile presso Eremo di Minucciano (LU) essenziale per l’inquadramento del problema:

Tu sei fatto per Dio: se t’ha dato la vita, è per lui che te l’ha data. Perciò tutta la tua vita deve essere indirizzata a lui e alla sua gloria. Egli avrebbe potuto non crearti, ma creandoti, non poteva assegnarti altro scopo essenziale. Dico “essenziale”.

Non è essenziale che tu sia, ma dal momento che sei, è essenziale che tu sia per Dio. Anzitutto ti ha creato, senza esservi obbligato. Poi ti ha creato per la felicità, ed anche creandoti, non era obbligato a crearti così. Guarda un po’ se gli esseri al disotto di te, sono come te fatti per una felicità eterna.

In terzo luogo, ti ha creato per una felicità soprannaturale; ed anche creandoti per la felicità, non era obbligato a chiamarti ad una felicità infinitamente al disopra della tua natura. Ecco dunque il triplice amore di Dio, che per amore ti ha creato: ti ha creato.

La felicità! sai che cosa è?

Dio ti diede delle facoltà, che hanno delle attitudini e dei bisogni. Fintanto che il bisogno non è soddisfatto dalla presenza dell’oggetto che risponde alla tua inclinazione e alla tua facoltà, tu senti in te qualcosa d’incompleto; provi un vuoto ed un malessere, ti manca qualche cosa; e questa mancanza che senti, cagiona la sofferenza. Quando al contrario le tue facoltà, servendosi delle loro naturali inclinazioni, trovano l’oggetto che loro conviene, gli si uniscono, e quest’oggetto le riempie e le soddisfa; e questa pienezza per l’appunto è la felicità. Perciò la felicità è il riposo delle tue facoltà nell’oggetto che le soddisfa e le riempie. Tu sei fatto per essere riempito e contentato, e il tuo incoercibile bisogno di felicità te lo dice in un modo molto evidente. È la pienezza che ti occorre, la pienezza della vita. Non sarai mai contento, se non vivi che d’una vita solo per metà cristiana.

Di che cosa sono strumenti le creature? Della gloria di Dio prima di tutto; tale è la loro utilità essenziale. Tu pensi a te e a tutte le cose per te: non saprai una volta pensare a lui, e a te e a tutte le cose per lui?

Anche le cose soprannaturali, a quale stregua le giudichi? Vai dicendo: che bel discorso! Che bella cerimonia! Che buona Comunione! Perché? Perché tu ci hai provato una viva soddisfazione nella tua sensibilità. Il tuo piacere ti dà il valore perfino delle Comunioni che fai. Nella religione, quello che vedi di più elevato, è la tua salvezza. La tua salvezza, la tua suprema felicità, sei ancora tu, è ancora il tuo interesse.

Nella religione vedi un mezzo di salvezza, e questo è forse il più alto concetto che ne hai. Ma non arrivi fino a pensare che Dio ha dei diritti, per se stesso, perché è Dio e per la sola ragione che è Dio. Se non ci fosse di mezzo la tua salvezza, penseresti molto a Dio? Il punto culminante della tua religione consiste dunque nel veder te stesso per primo. Anche le tue idee sulla religione sono dunque completamente sbagliate. Credi in Dio? Chi dev’essere il primo, lui o tu? Ma insomma non bisogna più che io pensi alla mia salvezza? – Ah! certo, bisogna pensarci e non ci penserai mai abbastanza. Ma perché farla passare davanti alla gloria di Dio? Non è questo l’ordine. – Ma se io mi  salvo, glorifico Dio. – Per conto mio penso che sia vero il contrario: se tu glorifichi Dio, otterrai in compenso la salvezza, ma devi separare la gloria dalla tua salvezza, la al di sopra di essa; perché Dio dev’essere il primo e tu il secondo, perché i suoi diritti passano avanti alle tue speranze, perché lui è Dio e tu sei uomo.

Amare è voler bene. Se vuoi il bene di Dio, che è la sua gloria, tu ami Dio. Se vuoi il tuo bene, tu ami te stesso. Quando amerai il bene di Dio prima del tuo? il suo onore più della tua felicità? Sai che la carità è superiore alla speranza, e che, senza la carità la speranza non è nulla. La speranza è per te; la carità è per Dio”

Questa linea sarà specificata nei punti che seguono.

EVANGELIZZAZIONE

A)

Non si può evangelizzare senza iniziare a riformare se stessi. Quando evangelizziamo portiamo Dio innanzitutto attraverso i nostri gesti, i nostri comportamenti. Quanto detto al punto precedente riguardo alla centralità di Dio è indispensabile. La nuova evangelizzazione comincia nel confessionale. L’occasione del Giubileo è una grazia che non deve esser lasciata cadere. Bisogna riscoprire la forza evangelizzatrice del confessionale.

Non è testimonianza diretta ma in chi si confessa si riconoscono tre cose:

  • Mi considero umile peccatore, uomo che può sbagliare perché solo uomo e non superuomo!
  • Riconosco certi comportamenti come cattivi e quindi li giudico moralmente.
  • Mi abbandono alla misericordia di Dio. Testimonio che Gesù ci ha amati fino alla morte di Croce e la mia piccolezza è guarita dal Suo Sangue.

Può sembrare un fatto privato ma nella nostra esperienza è evidente che la confessione frequente anche se avviene nell’intimo del confessionale ha ricadute sociali perché la persona è trasformata. Un ambiente dove la maggior parte delle persone si confessa frequentemente è diverso da un ambiente dove non ci si confessa.

B)

Se uno agisce per gloria di Dio anche nelle occupazioni più umili già dà testimonianza. Non solo: la sua preoccupazione principale è l’evangelizzazione e sarà una preoccupazione disinteressata. Negli ambienti che frequenta saprà, anche con poche parole e argomentazioni, in modo spontaneo e disinteressato, condurre gli altri per “attrazione” a scoprire il Vangelo.

In ambienti “caldi” come scuola, cultura, politica vi sono già più insidie e due rischi:

  • Scendere a compromessi e “infiocchettare” il messaggio evangelico
  • Proporre sé stessi e non Dio

Nella evangelizzazione tramite azioni di apostolato più organizzate (come militanza in associazioni e movimenti, opere di carità, ecc…) vi è inoltre, ad ogni livello, l’insidia di quello che papa Francesco chiama la mondanità spirituale. Agire per soddisfazione personale, per gratificarsi e non per amore di Dio. Cercare consolazione nel fare apostolato non è fare apostolato!

Per questo, a mio parere, il presupposto della centralità di Dio deve essere essenziale e primo scopo della formazione dal catechismo dei fanciulli a ogni forma di catechesi.

C)

La preghiera.  Come possiamo mettere Dio per primo se non ci “intratteniamo” mai con Dio?

È essenziale iniziare la giornata meditando i misteri di Dio. La meditazione deve essere una pratica consigliata fin dal catechismo. Ad imitazione di Maria, che “meditava queste cose nel suo cuore”, il nostro apostolato ha come fondamento il “ruminare” i misteri applicandoli alle nostre scelte personali e al nostro operato nella famiglia, nella società civile e nella politica.

L’apostolato, per non essere mera ricerca di consolazione o mondanità spirituale, non è che il traboccare dell’amore che abbiamo per Dio sul nostro prossimo e questo amore si alimenta  attraverso la preghiera (Sul tema «L’anima di ogni apostolato» di Dom Jean-Baptiste Gustave Chautard).

Anche la recita del Rosario quotidiano deve essere incoraggiata in quanto unisce contemplazione dei misteri e devozione mariana. Maria è esempio di apostolato: ha risposto sì alla chiamata e ha subito messo in atto l’amore (dall’Annunciazione si passa alla Visitazione)

Inoltre indirizzando ogni nostra azione a Dio preghiamo in ogni opera quotidiana. (Come «pregare sempre». Principi e pratica dell’unione con Dio, Plus Raoul S., SugarCo).

È con la preghiera che si progredisce nelle virtù. Questo è essenziale. Maldicenze, sensualità, scorrettezze, irascibilità, orgoglio non solo tengono lontani da Dio ma sono i peggiori nemici dell’evangelizzazione perché

1) ci limitano nei rapporti con gli altri e con Dio

2) diamo il cattivo esempio in un mondo dove non viene mai risparmiato il pettegolezzo e il disprezzo degli altri specialmente se credenti. Quando cadiamo non cadiamo mai solo come singoli ma cadiamo anche come cattolici, come “quelli che vanno a Messa”! Quindi: Se la diffidenza di noi stessi, la confidenza in Dio e l’esercizio in questo combattimento sono tanto necessari quanto fin qui si è dimostrato, soprattutto è necessaria l’orazione (che è la quarta cosa e la quarta arma proposte all’inizio), con la quale non solo possiamo conseguire da Dio Signore nostro le cose dette, ma ogni altro bene. Infatti l’orazione è strumento per ottenere tutte le grazie, che da quel fonte divino di bontà e di amore piovono sopra di noi.

Se te ne servirai bene, con l’orazione porrai la spada in mano a Dio perché combatta e vinca per te. E per servirtene bene, c’è bisogno che tu sia abituata o che ti sforzi di esserlo nelle seguenti cose. Nel nome del Signore comincerai a combattere con le armi della diffidenza di te stessa e della confidenza in Dio, con l’orazione e con l’esercizio chiamando a battaglia quel nemico e quella tua inclinazione che, secondo l’ordine suddetto, ti sei risoluta di vincere ora con la resistenza, ora con l’odio e ora con gli atti della virtù contraria ferendoli più e più volte a morte per far piacere al tuo Signore, che con tutta la chiesa trionfante sta a vedere il tuo combattimento ( IL COMBATTIMENTO SPIRITUALE di LORENZO SCUPOLI edizioni Amicizia Cristiana).

D)

Formazione

Mentre la centralità di Dio, il progresso nella virtù e la preghiera sono sempre imprescindibili per qualunque forma di evangelizzazione e di apostolato, in materia di formazione devono farsi delle distinzioni. È facile sul punto disperdere le forze.

Lo scopo non è formare dei “tuttologi”! È chiaro che ci deve essere un nucleo forte di cose su cui formarsi riguardo alla dottrina e alla spiritualità. Ma poi ci deve essere una specificazione a seconda dei doveri di stato e di apostolato del singolo fedele.

Il catechismo dei bambini e degli adulti deve essere impostato anche con valenza missionaria. Come abbiamo detto, l’anima dell’apostolato è l’amore che abbiamo per Dio. Quando il marito parla della moglie amata è lei al centro dei suoi discorsi e gli si illuminano gli occhi parlando di lei.

L’impostazione necessaria per cui cresca nei cristiani la consapevolezza che la missione non è un’appendice o una parte della vita cristiana né il compito di qualche specialista della pastorale ma di tutti i battezzati è appunto risvegliare l’amore per Dio attraverso la preghiera e la riforma di vita, ma anche attraverso un’adeguata formazione culturale.

E)

La fede cattolica è anche cultura.

Se un cattolico fa le stesse identiche cose delle altre persone non evangelizza. – La formazione base deve essere lo strumento per capire che essere cristiani comporta una determinata visione del mondo che va dal modo di vestirsi all’idea di Dio. Questo anche in contrapposizione a certe visioni del mondo di moda. Un cattolico sa che al centro della vita umana c’è Dio, che la persona è composta da anima e corpo. Non è accettabile perciò  nessuna visione del mondo che riduca tutto alla materia o ai rapporti economici né che prescinda dalla corporeità e dalle necessità materiali e che si basi tutto su quello che il singolo “pensa” o su il “mi piace”.

Attraverso mass media e la scuola vengono infatti proposti modelli di stampo marxista o libertario dove o viene spiegata qualsiasi necessità umana in termini economici o di profitto, oppure non si tiene conto della carità e del dono.

Contro questi modelli bisogna creare “ambienti” sani, diffondere la buona stampa, concentrarsi sulla preghiera condivisa (Rosario nei gruppi e nelle famiglie, Adorazione Eucaristica). Questa nuova sensibilità cattolica è incentivo diretto (tramite l’apostolato e il rendere ragione della fede) e indiretto (l’esempio) per la missione.

Soprattutto la formazione si deve incentrare su i Novissimi e sulla bellezza della vita cristiana. La vita conforme alle Beatitudini incomincia fin da ora su questa terra. Fare leggere I ritratti di santi di Antonio Sicari, Jaca Book.

– Ad un livello superiore vi deve essere una formazione diversificata a seconda dello stato della persona.

Per i sacerdoti è importante una formazione forte in ogni ambito, ma sicuramente su certi aspetti non saranno loro a dare il primo annuncio, ma chi è lontano troverà un laico e il laico dovrà essere preparato. Qui occorre impostare specialmente il catechismo per gli adulti in uscita.

Occorre fare una considerazione su un’insidia. Il cattolicesimo non è una gnosi. Il sapere non salva! Salva la fede. Un contadino del XIV secolo non studiava certo la Dottrina sociale della Chiesa o apologetica, ma conosceva i Misteri accettati per fede, e agiva con amore di Dio e del prossimo, facendo i suoi doveri di stato.

Così come i primi martiri amavano Gesù perché sapevano che era morto per loro e risorto. Oggi viviamo in una società dove c’è più interazione e comunicazione, quindi occorre di più rendere ragione della nostra fede ed è bene informarsi correttamente. Anche la nostra Diocesi dovrebbe perciò facilitare tale informazione, cercando anche di prevenire le insidie del mondo.

L’amore di Dio deve comunque essere al centro e più che sapere è necessario pregare e testimoniare con l’esempio di vita a seconda del proprio stato.

Le ideologie vanno avanti perché spinte da tendenze disordinate. Se il cattolico elimina tali tendenze disordinate dalla sua vita contribuisce ad eliminarle anche in chi gli sta intorno. Questa è la peggiore sconfitta che può subire un’ideologia.

La formazione, a mio parere, deve essere fatta in questa prospettiva: l’eliminazione delle tendenze disordinate. Se è solo una “registrazione” che il cattolicesimo è una cosa buona e che il mondo non è più cattolico non è formazione ma salotto. Non lo dico per polemica, anzi sono favorevole a fare un certo tipo di salotto: leggendo autori cattolici, vite dei santi, musica buona, guardando opere d’arte di epoche in cui si facevano per la gloria di Dio. Insomma ben venga anche il salotto purché si incentivi una sensibilità contraria alle tendenze disordinate che vanno molto di moda oggi anche negli atti del parlamento e nelle sentenze dei giudici.

Il catechismo per gli adulti dovrebbe essere su due piani: spiegazioni di elementi essenziali e formare la sensibilità con senso dato sopra. Poi dovrebbe avere una parte generale che certamente serve a tutti, una parte specifica simile a un “mandato” nel mondo professionale, culturale, politico dove il laico opera.

Un medico per esempio dovrà avere gli strumenti per declinare nella sua professione e nel suo ambiente la fede cristiana. Una persona che frequenta ambienti culturali (ricordiamo che la nostra Diocesi pullula di associazioni e iniziative culturali laiche in senso stretto se non laiciste) dovrà soprattutto approfondire la apologetica (molte volte ho visto cattolici piegare la testa quando si contesta che  la Chiesa avrebbe bruciato un numero di streghe pari al numero degli abitanti in Europa a quei tempi…).

Bisognerebbe dare un minimo di nozioni storiche agli insegnanti di religione e ai catechisti a supporto di dimenticanze, “falsi” o scorrettezze che si trovano talvolta anche in certi libri di testo scolastici. Libro base è “La formazione della Cristianità Occidentale” di Christopher Dawson, D’Ettoris editore.

Oggi viviamo in un mondo pieno di informazioni. Occorrerebbe nelle varie parrocchie segnalare siti internet sicuri da cui trarre le notizie.

– Ma oltre ai libri e a internet occorre considerare che la fede si trasmette.

Il mondo si allontana da Dio soprattutto perchè a certa gente non viene trasmessa la fede cattolica. Soprattutto non è stata trasmessa alla generazione dagli anni ottanta ad oggi. Non è la televisione o la scuola che danno la fede, anzi talvolta trasmettono una visione del mondo contraria.

Questo per dire che la prima evangelizzazione è in famiglia. Se i genitori non insegnamo a pregare ai figli, i figli non pregano. Se i genitori non mettono Dio al primo posto non lo faranno neppure i figli. La Nuova evangelizzazione parte quindi dalla famiglia. È una trasmissione “orale” ma soprattutto tramite azioni: certi gesti, certe rinunce, il modo di vestire, la modestia, il modo di parlare (su cui si sta poco attenti), la castità secondo il proprio stato, la mancanza di invidia, gelosia, maldicenze.

Poi occorre saper render ragione della fede: a questo soccorre la conoscenza delle Scritture e del Catechismo della Chiesa Cattolica. E talvolta anche un po’ di apologetica. La proposta è quindi di fare catechismo per gli adulti in vista dell’evangelizzazione nell’ambiente familiare, lavorativo e culturale in cui opera il laico.

Inoltre in alcuni casi fare gruppi più ristretti di specializzazione in apostolato riguardante la bioetica, la famiglia, l’apologetica, l’ambiente, il lavoro, la cultura, ecc… o secondo la missione specifica dei singoli: per marito e moglie, catechista, insegnante di religione.

Servirebbe anche formare alcuni sacerdoti e laici facendoli specializzare su certi argomenti e fare alcune catechesi mirate nei vari gruppi parrocchiali, movimenti, associazioni, professori di religione, parroci, ecc… Queste catechesi non devono essere meri incontri formativi, ma istruzioni “in uscita”, come detto soprattutto nel campo della sensibilità contro le tendenze disordinate.

Per inciso: la scristianizzazione della società è avvenuta attraverso le società di pensiero illuministe che agivano sulle élites, prima che con filosofie o ideologie, attraverso una sensibilità e delle tendenze favorevoli a tali filosofie e ideologie e sfavorevoli a una vita cristiana. Una volta entrate tendenze contrarie al cristianesimo, questo piano piano scompare dalla vita prima del singolo poi della società. Una volta condotte le élites a questo stato anche il popolo a poco a poco seguirà questa tendenza.

Consideriamo che a Pistoia vi sono molte iniziative culturali. Formare queste élites a una sensibilità cattolica e eliminando le tendenze disordinate, non accontentandosi di un’adesione nominale e “privata” al cattolicesimo, è essenziale per l’evangelizzazione nella Diocesi.

– Dare nozioni base, indicazioni su buona stampa.

– Soprattutto sarebbe bene formare i formatori con corsi più intensi.

DIREZIONE SPIRITUALE

Molte persone non hanno un direttore spirituale. Questo comporta la poca capacità e la  superficialità nel fare scelte di vita, una vita spirituale disordinata, il mancato progresso nelle virtù, lassismo o scrupoli eccessivi, confessioni prese come pretesto per confidenze e lamentele sugli altri e sul proprio stato.

Non può essere feconda una comunità dove la maggior parte delle persone si trova in questa condizione, specialmente in una società dove Dio viene messo alla porta.

La catechesi degli adulti è certamente necessaria ma rischia di essere vanificata se poi i laici vengono lasciati a se stessi. Il ruolo principale del sacerdote è la cura di anime.

VIRILITÀ E MATERNITÀ

Negli ultimi decenni c’è molta confusione sui ruoli di uomo e donna. Senza entrare in tante spiegazioni scientifiche penso che una corretta catechesi debba parlare anche di questo. L’uomo vive in società e una società è come un organo dove ognuno ha la sua funzione. La prima società è la famiglia ed elemento imprescindibile dei ruoli marito-moglie e genitori-figli è la differenza e complementarietà sessuale.

Certe ideologie hanno cercato di svuotare tali differenze creando un “senso di colpa” riguardo alla virilità, dal ‘68 che ha svalutato il ruolo del padre. Recuperare l’identità maschile e femminile è essenziale perché l’uomo non esiste in astratto, ma esiste come maschio o femmina. La differenza sessuale è il primo dato sociale, la società parte da lì.

La Dottrina sociale della Chiesa ha quindi come presupposto la differenza sessuale, il primo rapporto da regolare è quello fra uomo e donna.

Se un uomo non ha padronanza di sé, se una donna non ha desiderio di maternità come possiamo contrastare il dilagare della mentalità anticoncezionale e abortista? Se un uomo non ha virilità, disposizione al sacrificio, anche della vita, per la moglie e i figli, se la donna non accoglie, non custodisce, come possiamo contrastare la piaga del divorzio e della crisi della famiglia?

E cosa dire della corretta educazione dei figli? «La madre insegna a vivere; il padre insegna a morire, dopo aver dato uno scopo alla propria vita» Roberto Marchesini, Quello che gli uomini non dicono. La crisi della virilità (Sugarco, 2011, prefazione di Claudio Risè).

FORZA EVANGELIZZATRICE LITURGIA

È essenziale una maggiore cura liturgica, purificando certe tendenze purtroppo troppo diffuse, quali abusi liturgici, canti inadeguati alla preghiera liturgica, la mancanza di silenzio, la confusione durante lo scambio della pace o in altri momenti, talvolta la troppa centralità dell’uomo che offusca quella di Dio. Per mettere Dio al centro della nostra vita è indispensabile che sia chiara ed evidente (attraverso segni, gesti e immagini: indispensabili per la odierna civiltà piena di immagine e che riduce il ragionamento ad un tweet) la centralità di Dio nella Liturgia.

BAMBINI

Occorre inoltre che

  1. le scuole materne paritarie siano impostate su una visione cristiana
  2. creare “ambienti” sportivi, di insegnamento per i bambini che siano cattolici non solo di etichetta ma anche come stile di vita, visione del mondo proposta.

PRIORITÀ PASTORALE GIOVANILE

Si riscontrano: mancanza di vocazioni, difficoltà a fare elezione o comunque scelte anche definitive sbagliate o superficiali, abbandono della fede da parte di molti giovani, modelli sbagliati di morale soprattutto sessuale, visione sentimentalista della fede, attrazione verso spiritualità orientali e visioni del mondo ideologiche.

L’esperienza insegna che occorre dare sfogo alla molteplicità di sensibilità, appoggiandosi a gruppi e movimenti che con i loro carismi sappiano coltivare la fede nei giovani. Vale comunque quanto detto a proposito della sensibilità cattolica in contrapposizione alle tendenze disordinate del mondo.

Il divertimento e le esperienze culturali devono comunque essere impostate non come se si fosse in qualsiasi circolo ricreativo, ma per mettere al centro Dio e fare la Sua volontà.

Suggeriamo una maggiore libertà di movimento per il laicato. Crediamo importante che le varie iniziative di movimenti, gruppi e associazioni si sviluppino anche al di là dei confini parrocchiali. Per questo è necessario formare i formatori.

Il fiorire di movimenti e gruppi sono una fonte di vocazioni, però adesso realisticamente il clero, ridotto numericamente dovrà concentrarsi soprattutto sulla cura di anime, elemento essenziale per non cadere nella “mondanità spirituale”.

Spiegandoci meglio: non bisogna aver paura di lasciare le iniziative dei giovani un po’ a se stesse (cosa realistica oggi dati i numeri) se come contrappeso c’è da una parte una forte direzione spirituale dei singoli e una sorveglianza riguardo al fatto che al centro della vita del gruppo o movimento ci sia sempre la preghiera, dall’altra dei laici formatori che abbiano una forte sensibilità cattolica non solo nella visione del mondo e di Dio ma anche nelle tendenze.

Penso che la struttura migliore delle iniziative di pastorali giovanili sia quella a livello diocesano e non parrocchiale, basato più sui carismi e inclinazioni operative. Non entro nel merito delle possibili forme di collaborazione fra responsabile della pastorale e parrocchia, dicendo solo che, secondo il mio parere, deve essere caratterizzata dalla massima elasticità, anche se con alcune regole fisse (se un gruppo o movimento ha la maggiore attività in una parrocchia è scorretto che poi non si interessi della vita parrocchiale e delle varie necessità).

Occorre che la Diocesi organizzi periodicamente un corso di Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio con il metodo del padre Francesco Da Paola Vallet, “mese ignaziano” condensato in cinque giorni quindi possibile da fare per i laici e improntato sull’elezione.

LAICI NEL MONDO

A vivere come si pensa si finisce per pensare come si è vissuto” (Paul Bourget Il demone meridiano, Salani Editori, Firenze 1956). Questo vale in ogni ambiente, nella famiglia, nella cultura, nella vita politica. Inoltre il cattolico che mette in atto certi comportamenti in contrasto con la Dottrina sociale della Chiesa inganna le persone semplici sulla fede, così come se un cattolico pubblicamente scandalizza crea danno alla Chiesa.

Elemento indispensabili perché la società sia conforme a Cristo è che ci siano cristiani. Rimando perciò a quanto detto a proposito dell’evangelizzazione: centralità di Dio, preghiera, formazione sono elementi indispensabili. Da un lato occorre una direzione spirituale in modo che il laico faccia scelte conformi alla propria chiamata, faccia insomma la volontà di Dio. Non ci deve essere timidezza nel dire no al mondo e sì a Dio. Per questo occorre la preghiera e una formazione modulata a seconda dell’ambiente e della professione del laico.

Una ulteriore forza sono gli ambienti creati dai movimenti, gruppi e associazioni che sostengono il laico, che non deve mai sentirsi isolato!, nella testimonianza quotidiana oppure anche nell’attività politica e culturale.

La missione politica in particolare non deve mai essere scissa dall’ordinare le cose temporali secondo Dio, anzi è un’occasione importante per contrastare le tendenze disordinate. Ancora più importante è partecipare alla vita culturale della città, ovviamente con prudenza e discernimento riguardo agli ambienti da frequentare.

Oltre a quanto si può fare seguendo la propria vocazione vi è l’apostolato formativo e culturale che deve essere sostenuto dalle parrocchie, in quanto da una parte le iniziative possono avere risonanza sociale, dall’altra ha valenza di primo annuncio o prima formazione, ovviamente deve esserci sempre modo che da una conferenza vengano fuori nuove persone che non siano solo contatti email, ma cattolici da formare o dubbiosi da consigliare. Occorre la promozione di conferenze sulla Dottrina sociale della Chiesa soprattutto sessualità, bioetica, famiglia, principio di sussidiarietà, rispetto della vita umana attraverso il rifiuto dell’aborto, droga, ideologia gender, divorzio e fecondazione artificiale.

Attraverso i canali parrocchiali e i media diffondere buona stampa. Cercare di formare persone che nel loro ambito di competenza intervengano nel dibattito culturale e politico cittadino.

LAICI NELLE PARROCCHIE

– Mi sembra punto fondamentale permettere al parroco di fare il curatore di anime e di lasciare ai laici le parti più tecniche della gestione della parrocchia. La tendenza materna delle donne potrà sicuramente aiutare nella parte di accoglienza e di primo ascolto, così come nel rispetto della chiesa come casa di Dio e quindi luogo di bellezza.

Punterei molto sulla “fantasia” di gruppi e movimenti nella gestione di aspetti ricreativi, formativi e culturali. In questo campo il sacerdote dovrebbe semplicemente sorvegliare.

– Le parrocchie devono essere ripensate soprattutto avendo come primo obiettivo la cura delle anime. Sia come numero sia come struttura il parroco deve trovarsi nella possibilità di aver più tempo possibile per confessare e per la direzione spirituale dei fedeli.

– Starei attento al discorso della riduzione di un presbitero per comunità. Mi domando, proprio in vista della promozione della direzione spirituale, sarebbe meglio che un sacerdote si interessasse di più alla liturgia, alla formazione e alla sorveglianza delle attività parrocchiali e uno invece più alla parte spirituale? Penso che il Vescovo dovrebbe giudicare caso per caso se alcune comunità possono avere due sacerdoti e non dare regole assolute.

– In ogni caso ridurrei al minimo la presenza dei laici nella cura della liturgia e nell’amministrazione dei sacramenti. La missione del laico è quella del punto precedente. Far gestire in uscita aspetti ricreativi e culturali ai laici restituirebbe molto tempo ai sacerdoti e diaconi. Una corretta direzione spirituale nel lungo periodo sarà fonte di vocazioni.