Pasqua 2016. Messa del Giorno.
Quel mattino lontano di tanti anni fa, quando il sepolcro dove era stato deposto il corpo di Gesù venne trovato vuoto – come abbiamo ascoltato ora nel vangelo – fu un giorno come tanti altri in Palestina e nel resto del mondo. I romani calpestavano ancora col peso delle loro legioni quella terra d’oriente. Erode era ancora sul trono, Anna e Caifa al loro posto nel tempio di Gerusalemme. Come ogni giorno, anche in quel giorno si uccise e si violentò, si rubò e furono perpetrati orrendi delitti. Continuò la disperazione di molti e ciechi e storpi e muti e sordi e lebbrosi continuarono a mendicare dolenti la possibilità di una vita migliore. Rispetto ai giorni precedenti, nulla sembrò cambiato quel mattino dopo il sabato di tanti secoli fa. Tutto era come prima, nessun problema era stato risolto.
All’apparenza però. Soltanto all’apparenza.
Oggi, dopo duemila anni, noi sappiamo che in realtà tutto cambiò in quel giorno; che fu l’alba di un nuovo mondo, perché in quel giorno l’amore vinse definitivamente la morte. Non era mai accaduto prima. Accadde quel mattino con quel crocifisso mite che perdonò chi lo stava uccidendo e risuscitò come aveva predetto. Se oggi siamo qui a cantare l’alleluia della festa, non è perché siamo fuori di senno, come sciocchi creduloni attaccati a fantasie di bambini. No. E’ perché quel mattino di Pasqua tutto cambiò per davvero; accadde qualcosa che mai era successo e che mai più si è verificato nel mondo: un uomo vinse la morte. Non come per una guarigione momentanea, passeggera. Di morti apparenti ce ne sono state e ne capitano a volte. No. Il Signore Gesù risuscitò dalla morte per non mai più morire. Risuscitò da morte ed entrò in una condizione di vita nuova e gloriosa. Portò i segni della passione su di sé, ma il suo corpo fu glorificato. Non fu semplicemente un redivivo ma un “risorto”, il “risorto” e dopo quel giorno molto lo hanno incontrato, vivo e anch’io, pur nella mia miseria, posso attestarlo.
La prova più evidente di ciò che accadde quel giorno è proprio che siamo qui e in una grande moltitudine di altri luoghi sulla terra, dopo duemila anni, nel nome di quel Gesù che fu ucciso perché non si parlasse più di lui ma che invece è più vivo che mai e lo sentiamo, lo vediamo presente, glorioso, vincitore del male e della morte.
Vorrei ora brevemente vedere con voi, carissimi amici e fratelli, i motivi per cui quel giorno cambiò per davvero la storia del mondo. Lo faccio perché si rafforzi la nostra fede e, conquistati dalla gioia pasquale, camminiamo sicuri attraverso le fatiche del tempo presente come messaggeri instancabili della misericordia di Dio.
Il primo motivo è che la vittoria di Cristo sulla morte confermò la verità dei suoi insegnamenti, del suo messaggio, del suo Vangelo. Se tutto fosse finito con la morte, quello che Gesù aveva fatto e detto in terra, si sarebbe necessariamente rivelato come una grande illusione. Se la morte lo avesse tenuto prigioniero per sempre, coloro che lo avevano accusato di essere un sognatore e un visionario, di prospettare una vita impossibile e irrealistica, che avevano giudicato la sua vita e il suo Vangelo una bestemmia e un inganno, una falsa consolazione per i perdenti del mondo, avrebbero avuto certo ragione. Avrebbero, essi, vinto e dimostrato la fallacia dell’opera di Cristo. Con la risurrezione invece, il Signore Gesù sbugiarda i suoi denigratori e dimostra la verità del suo messaggio, delle sue parole, dei suoi gesti e indica chiaramente che quella strada, quella che Lui ha indicato agli uomini, conduce alla vita, non è spezzata dalla morte, trionfa nella risurrezione.
Il secondo motivo è che in quel mattino si rivelò la forza invincibile dell’amore più grande della morte. Cosa fu infatti la morte di Cristo, come del resto tutta la sua esistenza terrena? La testimonianza suprema dell’amore che sempre perdona, sempre ama e mai cede al rancore, alla vendetta, all’odio. La grandezza della morte di Gesù sulla croce sta qui, nel fatto cioè che Egli ama fino in fondo, tutti, senza rancore verso chi lo accusava e lo crocifiggeva. Egli continua ad amare perdutamente, teneramente, fortemente, con tutto se stesso, Giuda che lo tradisce, Pietro che lo rinnega, i suoi che l’abbandonano. Ma egli continua ad amare perdutamente e totalmente i soldati romani che lo inchiodano sulla croce e lo trafiggono con il colpo di lancia; continua ad amare Pilato ed Erode, Anna e Caifa, tutti i farisei e i capi del popolo che hanno decretato la sua condanna. Egli continua ad amare il ladrone che lo offende come l’altro che ha pietà di lui. Egli continua ad amare tutti, senza ombra di cedimento alla rabbia e al risentimento, fino all’ultima goccia di sangue, fino al grido “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno…” Ed è questo effluvio d’amore senza misura per noi uomini alla fine che vince, che spezza le armi dell’odio e della violenza, che rompe il circolo vizioso delle ritorsioni e delle vendette. E’ questo amore che trionfa sulla morte. E questo effluvio abbondante di amore continua a riversarsi nel mondo senza sosta, perché Egli è vivo e non smette di amare di un amore infinito tutti noi. E dalla risurrezione che dimostra la forza potente dell’amore, i discepoli di Cristo vengono rincuorati. Noi tutti veniamo rincuorati perché sappiamo che possiamo continuare ad amare anche se il mondo ci odia, anche se dobbiamo salire sulla croce. Possiamo impegnarci ad amare senza scoraggiarci. Possiamo tendere fino allo spasimo estremo l’impegno dell’amore, perché sappiamo che in Cristo tutto rifiorisce e con la sua risurrezione è dato anche ai suoi discepoli di vincere la morte e far fiorire la vita.
Allora – carissimi fratelli e amici – pur immersi in un mondo che sembra rimasto ai tempi di Gesù e per tanti versi forse anche peggio, se siamo risorti con Cristo, cerchiamo di vivere una vita nuova, senza scoraggiarci. Cerchiamo le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgiamo il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Come l’apostolo Pietro anch’io vi dico stamani che Lui, Gesù risorto, mi ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome.
+ Fausto Tardelli