L’assedio di Dio
Da ieri pomeriggio siamo al campo della Misericordia.
Siamo accampati un po’ alla meglio, con mezzi di fortuna.
Persone a perdita d’occhio già sistemate, altre in arrivo dalle strade adiacenti in flusso continuo fino a veglia iniziata.
Mi vengono in mente le parole del Manzoni quando descrive il risveglio dell’innominato dopo la notte più lunga della letteratura Italiana:«Che diavolo hanno costoro? Che c’è d’allegro in questo maledetto paese? Dove va tutta quella canaglia?[…] Erano uomini, donne, fanciulli, a brigate, a coppie, soli; uno, raggiungendo chi gli era avanti, s’accompagnava con lui; un altro, uscendo di casa, s’univa col primo che rintoppasse; e andavano insieme, come amici a un viaggio convenuto».
Amici ad un viaggio convenuto.
Questa è la prima impressione
La seconda impressione è stata quella di un assedio. Candele, tende, balli e in lontananza il ritmo di qualche tamburo, come si vede nei film quando un esercito si prepara a fare guerra ad una città.
È l’assedio di Dio al mondo.
Siamo quelli che vogliono lasciare un’impronta, come ci ha detto all’omelia Papa Francesco, e non lo facciamo con gli archi e frecce, spade e catapulte come in passato; la nostra arma è la gioia. La sensazione che ho avuto è stata proprio quella che Dio adesso vuole conquistare il mondo con la gioia e la bellezza dell’essere cristiani.
Io mi arruolo. E tu ci stai?
(Gianni, seminarista)
Una sola grande Chiesa
E dopo due giornate intense guidate dal Papa siamo giunti al momento più atteso di tutta la settimana da ogni ragazzo qui; momento di ritmi chiassosi di festa, di silenzio e di contemplazione orante. Tutto questo è il Campus Misericordiae, luogo di aggregazione, di condivisione e di fraternità.
Già arrivando a questa immensa spianata la cosa che colpisce è un questo fiume di ragazzi di ogni nazionalità che parlano una solo lingua, quella di Cristo. Riempie di emozione constatare l’invito e il profondo desiderio dell’esserci di così numerosi ragazzi, testimonianza e bellezza di un un’unica chiesa giovane e propulsiva, una Chiesa che non si tira indietro a mettersi in gioco.
Attraverso le parole di Papa Francesco possiamo ripartire più motivati e desiderosi di testimoniare Cristo a tutti; è lui la via di ciò che ti chiede e ti fa capire che il mondo è e può essere diverso. Per realizzare ciò abbiamo bisogno di giocatori non deboli, di nessuna riserva, ma di persone sempre all’attacco. Il Signore vuole le nostre mani per costruire il mondo nuovo, infatti quando Egli ci chiama sa già cosa possiamo fare. Gesù ci proietta all’orizzonte senza farci mai smettere di sognare. Tutto questo può essere realizzato soltanto tramite ponti di fraternità e di condivisione tra i popoli.
Carichi delle parole del Papa, intrise di tanta forza e incorniciate da momenti di silenzio così chiassosi nei nostri cuori, la gioia di tutti noi è esplosa in una grande festa di canti e balli, un milione di ragazzi sotto lo stesso cielo, una sola grande Chiesa!
(Alessio seminarista)