VINCI – “Avevo 26 anni, quando è stato ucciso mio padre e da allora per tutti questi 39 anni ho sentito la sofferenza di questa azione, ed in ogni giorno di ogni anno.” Questo ha affermato Agnese Moro l’altra sera a Vinci nella conferenza organizzata da Vincincontri sul tema “Vittime e responsabili della lotta armata a confronto”.In effetti la giustizia, pur dovendo fare il suo corso e fino in fondo, non potrà mai ricomporre le ferite lasciate da una vicenda, come in questo caso, che ha visto la morte di 5 uomini della scorta e del politico Aldo Moro.
Agnese Moro e Adriana Faranda, all’epoca dei fatti rispettivamente di 26 e 27 anni, venerdì 13 ottobre hanno parlato raccontato del loro percorso di incontro e di riconciliazione, iniziato 9 anni fa grazie alla proposta allora avanzata a varie vittime e responsabili di azioni violente dal gesuita Guido Bertagna.
Grande era l’attesa dei presenti, che hanno riempito il Teatro della Misericordia di Vinci, alla presenza di mons. Tardelli, per sentir parlare la figlia di Aldo Moro e una componente di quel gruppo di Brigate Rosse che lo uccise. Ma tutti hanno compreso dai diretti testimoni che solo l’incontro tra persone può permettere di superare dolori così forti, quelli dei familiari delle vittime, come anche quelli dei familiari dei responsabili o quelli dei diretti protagonisti.
“Era tanto che aspettavo di incontrarti”: queste le prime parole di Adriana, quando si sono incontrate all’inizio di questo percorso. Oggi tra loro vi è un rapporto speciale, dinamico!
Viene definita giustizia riparativa. Soprattutto è la strada per una convivenza civile che non si basa sull’aggiunta di un’altra violenza alla precedente violenza, ma, guardando al danno compiuto verso le persone, sul coraggio di costruire rapporti umani e fraterni.