L’intervento di Mons. Tardelli al primo incontro del corso di formazione Caritas
In occasione dell’Anno pastorale dedicato ai poveri, la Caritas Diocesana ha proposto un corso di formazione rivolto alle Caritas parrocchiali e tutti gli operatori pastorali impegnati nella comunità. Il corso ha per tema: “il cammino nella carità per le parrocchie”. La formazione, infatti, è destinata a comunicare la trasversalità della carità sulle attività parrocchiali e ad ampliare il numero delle parrocchie in cui è presente la caritas parrocchiale (cfr. Orientamenti Pastorali 2016-2019, nn. 14-15).
Il primo incontro, a cui hanno partecipato circa 70 persone, si è svolto giovedì 5 aprile e ha visto l’intervento del vescovo Fausto Tardelli.
La relazione del vescovo ha toccato i seguenti tre punti: 1. L’importanza della Carità nella comunità cristiana; 2. Le caratteristiche della carità cristiana; 3. Suggerimenti per gli operatori della carità.
Circa l’importanza della Carità nella comunità cristiana il vescovo ha affermato che «l’esercizio della carità è parte integrante della vita, dell’opera del cristiano e della comunità cristiana insieme all’ascolto/annuncio della Parola di Dio e al culto in spirito e verità attraverso i Sacramenti».
Quali sono le caratteristiche della Carità cristiana? Il vescovo ne ha elencate almeno tre: attenzione, ascolto, accoglienza dell’altro, della persona concreta nella sua situazione di vita.
Non sono mancate tante indicazioni concrete: «dare tempo, prima che dare cose, prendersi a cuore prima che prendersi cura». Il vescovo ricorda che prioritario è «mettersi al servizio del bene che Dio vuole per l’altro». Per questo «non ogni richiesta va esaudita; non ogni desiderio accontentato. La verità, anche se fa male, è carità ma è carità anche aiutare ad accogliere la verità». La carità – ha aggiunto il vescovo- non può essere confusa con il proselitismo perché «non si può amare il prossimo per portarlo in chiesa». Allo stesso tempo, però, occorre tenere sempre presente che «la carità cristiana si distingue dalla solidarietà umana, dalla filantropia, da un progetto politico di riforma sociale. Non sposa alcun partito. Pur se l’annuncio cristiano ha una imprescindibile dimensione sociale».
La Carità cristiana chiede anche di amare il prossimo con la testa e con il cuore. «Cuore e mente debbono andare di pari passo. Per cui la carità esige lo studio, la competenza e la professionalità». Infine ha chiuso mons. Tardelli, «l’esercizio della carità nella chiesa riguarda ciascuno come singolo ma anche le comunità».
Il terzo punto del suo intervento è stato dedicato agli operatori della carità. Mons. Tardelli ha invitato quanti si rendono disponibili alle necessità del prossimo a «riandare continuamente alla fonte: “Dio che è amore”, ascoltando la sua Parola; partecipando ai sacramenti; pregando nella lode e intercedendo per gli altri; vivere la comunione ecclesiale; esercitarsi ad avere gli stessi occhi di Dio, a guardare coi suoi occhi le persone e le situazioni».
Dopo la relazione del nostro Vescovo il vice direttore Caritas don Paolo Tofani e Francesca Meoni, responsabile della formazione, hanno evidenziato come il ruolo della caritas parrocchiale debba «sollecitare e educare l’intera comunità ad un approccio concreto, intelligente ed evangelico della realtà sociale, avendo occhi soprattutto per i poveri vicini e lontani». L’azione della Caritas Parrocchiale è finalizzata ad «aiutare a far diventare problema di tutti la sofferenza di ogni fratello e a mettere al centro della vita ecclesiale i diversi volti della povertà umana». Un compito che impegna la comunità a interrogarsi «sulla trasparenza della carità di Cristo nell’annuncio della Parola, nelle celebrazioni, negli itinerari formativi nell’attenzione agli ammalati, ai disabili e alle emarginazioni, nell’uso delle risorse economiche e degli ambienti, nella valorizzazione dei vari carismi, nei rapporti con la società e con gli enti pubblici come nell’attenzione ai problemi dei paesi più poveri, del mondo del lavoro e della politica».
La caritas parrocchiale, coordinando le diverse espressioni caritative della parrocchia, deve invitare tutti a compiere «un cambiamento di mentalità e di prassi, passando: dalla delega alla partecipazione; dalle risposte emotive e occasionali all’intervento organico e continuativo».
Le caritas parrocchiali, dunque, come «sentinelle», ha affermato il vescovo in chiusura dell’incontro: sentinelle «perché hanno il compito di promuovere la solidarietà sul loro territorio, intercettare le situazioni di bisogno» e renderle note alla comunità, in modo che questa sia sollecitata all’impegno.
Il corso prosegue giovedì 19 aprile (ore 21, presso l’Aula Magna del Seminario Vescovile di Pistoia) e sarà dedicato al tema “come animare la comunità”.
La brochure con la scheda d’iscrizione può essere scaricata qui, quindi dovrà essere restituita via mail o di persona.
Scheda di iscrizione (file .doc)