L’Azione Cattolica diocesano in assemblea fa il punto sul suo cammino e rinnova le cariche

di Ugo Feraci

Un «piccolo gregge» chiamato a un compito grande: «cambiare il cuore» nelle diverse realtà della diocesi di Pistoia. L’invito è arrivato dal vescovo Tardelli in occasione dell’assemblea diocesana dell’Azione Cattolica che si è svolta domenica 1 marzo in Seminario. Il numero, in un tempo di cambiamenti non sempre facili non deve spaventare, l’importante, ha ricordato il vescovo, è «essere significativi nella presenza». «Ancora oggi – ha spiegato – l’Ac è casa di laici impegnati che dal Vangelo traggono la forza e la guida per raggiungere tutte le periferie e lì essere Chiesa».

L’assemblea è stata anche l’occasione per fare il punto sul cammino svolto nell’ultimo triennio. Un percorso che si è orientato – come ha ricordato la presidente uscente Cristina Simonetti – su più fronti: «in primo luogo nell’intento di cercare un dialogo e un coinvolgimento con le famiglie dei ragazzi che seguiamo nel percorso formativo», come «nell’individuare delle proposte adeguate ai giovani». L’Ac diocesana si è poi inserita in alcune iniziative del territorio come il tavolo di Terra aperta, una piattaforma che riunisce diverse realtà ecclesiali come l’Agesci, alcune parrocchie e associazioni, per andare incontro alle difficoltà dei migranti e sviluppare una proposta di accoglienza diffusa. «Confrontarsi con loro – prosegue Cristina- è stato importante per metterci comunque in discussione, aprirci alla città e a un dibattito pubblico».

D’altra parte in questi ultimi anni, l’Ac di Pistoia ha sempre cercato di «non vivere il limite della parrocchia come un confine», per mettere in campo una progettualità di respiro più ampio. «Terra Aperta è un esempio; la nostra collaborazione con il quartiere di Scampia a Napoli è stata un altro tassello importante: un’esperienza che ci ha permesso di entrare nelle scuole e in altre realtà diocesane». All’assemblea i giovani erano un numero significativo, frutto di un percorso fatto per anni in alcune parrocchie, ma come per tante altre realtà di impegno laicale anche l’Ac vive il “problema” dei giovani che studiano fuori sede che perdono o limitano necessariamente i contatti con l’associazione. «Alcuni sono pendolari che tornano a Pistoia per svolgere il proprio servizio, altri cercano di vivere la propria identità altrove. Proprio per questo -aggiunge Cristina- «abbiamo cercato di fare rete con alcuni centri universitari, per permettere ai giovani fuori sede di continuare a fare un servizio là dove studiano». Ma la mobilità porta anche novità inaspettate e positive: «qui a Pistoia, per esempio, ci è venuta a cercare una ragazza che proviene da fuori e che intendeva continuare un percorso. È il segno che la base comune del lavoro di Ac unisce e funziona».

Quale futuro, dunque, per l’Ac di Pistoia? «Non perdere di vista chi siamo». «Il nostro limite è che essendo pochi ci dedichiamo molto al fare, mentre l’importante sarebbe davvero riscoprire il fatto che siamo associazione di laici chiamata a evangelizzare e a farlo nel quotidiano, attraverso scelte concrete».