Le parole di Pasqualina, un’operatrice sanitaria scelta per distribuire la comunione nei reparti del San Jacopo che ospitano i casi di coronavirus

DI DANIELA RASPOLLINI

Una vita per stare accanto a chi soffre. Certo per professione, ma anche per una bellissima vocazione. La storia di Pasqualina, infermiera al S. Jacopo, è una delle tante realtà che questo periodo di assoluta emergenza sta facendo emergere. «In un giorno qualunque – racconta – sono stata chiamata da una bravissima Geriatria. In quel momento sono stata pervasa dal timore di aver commesso un errore (nei reparti Covid bisogna stare molto attenti e scrupolosi). Ma si trattava invece di tutt’altra cosa. Infatti mi ha spiegato che il vescovo Fausto aveva chiesto se poteva esserci la possibilità di portare l’Eucarestia ai pazienti Covid positivi tramite gli infermieri. La scelta è caduta su di me! Il motivo di questa scelta non riuscivo subito a comprenderlo. Tornando a quel momento devo dire che quando la dottoressa mi ha chiesto se ero disponibile mi sono sentita indegna e sono scoppiata a piangere. In questo tempo di emergenza pensavo di essere stata scelta come il Cireneo. Non è la prima volta che sento la presenza del Signore – prosegue Pasqualina –, l’ho sentita viva fin da quando avevo 15 anni. Allora abitavo in Australia, dove ho vissuto tante situazioni difficili, ma il Signore non mi ha mai lasciato sola: l’ho sempre sentito vicino a me a guidare i miei passi. Il Signore ovviamente non posso vederlo ma posso

sentirlo fortemente nel suo agire nella mia vita, come ad esempio nel dono di questo mio nuovo incarico».

Un servizio nuovo per la nostra infermiera, che la spinge ancora più vicino ai malati: «Sto vivendo questo nuovo impegno con gioia – aggiunge –; mi dispiace che l’Eucarestia non sia data da mani consacrate come quelle dei sacerdoti, ma sono io in questo momento a portare Gesù ai malati. Lo faccio con tanto amore e devozione».

«Ho iniziato questo ministero prima di Pasqua ed è stato bellissimo portare l’Eucarestia a chi desiderava riceverla con tutto il cuore. Per quanto riguarda la mia esperienza in questo reparto – aggiunge – posso dire che sono stata colpita dallo sguardo delle persone ricoverate. Mi ha impressionato vedere nei loro occhi alternarsi diversi sentimenti: paura, rabbia, sgomento e disperazione. Ma non sono mancati momenti di gioia per aver visto tante persone guarite che sono potute tornare a casa. Tra qualche giorno andrò in ferie, ma solo per l’azienda, non certo per il Signore. Continuerò nel ministero che mi è stato affidato». «Non mi sarei mai aspettata – conclude con stupore –che mi avrebbero affidato un compito così delicato e prezioso».