Oltre la polemica: il decreto stenta di fronte all’amore

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DI UGO FERACI

Messa sì, messa no? Dopo il recente decreto e il comunicato Cei, anche all’interno della Chiesa non mancano posizioni diverse che pure qui non prenderemo in considerazione. Le scorrevo su Facebook a stretto giro dal discorso di Conte, finché non mi sono imbattuto in un post che lamentava l’assenza di riferimenti alla possibilità di movimento per coppie dello stesso sesso: non è forse da equiparare alla stregua di un congiunto il proprio compagno residente altrove? Nel caso in questione c’era una relazione consolidata, un’età ormai matura: tutti i crismi per parlare di “affetto stabile”, benché non sancito giuridicamente. Largo, dunque, alle varie ed eventuali che hanno messo in crisi – almeno fino a nuove indicazioni – fidanzati, uomini e donne diversamente accompagnati o riaccompagnati. Sul muro di fronte a me però è appeso il crocifisso, tutto solo penzoloni sulla croce. Non è forse lui il mio congiunto? Quando Lucia tornava dalla messa dove aveva ricevuto la comunione, Giacinta, la santa pastorella di Fatima, le chiedeva di posare il capo sul suo petto per stare vicino a “Gesù nascosto”. Roba da bambini? Eppure chi ama capisce. Per Santa Caterina da Siena la vita senza eucarestia è come quella di un pesce fuor d’acqua e così fa dire a Gesù: «ricevendo questo sacramento (…) come il pesce sta nel mare e il mare nel pesce, così io sto nell’anima e l’anima in me, mare pacifico ». È dura vivere senza l’Amato. Anche perché è da Lui che impariamo ad amare i fratelli come Dio comanda. Spiegarlo a chi non crede o della fede ha un’idea à la page o soltanto orizzontale non è facile; chi ama però lo capisce – forse più i semplici dei dotti – pur nella consapevolezza che per decreto è arduo regolare quanto riguarda l’amore.