Intervista al teologo padre Valerio Mauro. Dalle parole di Gesù alla vita della Chiesa, a che serve il rito che ci convoca e come ci cambia

di Don Ugo Feraci

Dopo tanta attesa la prossima riapertura delle messe al popolo suggerisce una riflessione sul valore e la natura della celebrazione eucaristica. Padre Valerio Mauro, provinciale dei frati cappuccini e docente di Sacramentaria alla Facoltà Teologica di Firenze risponde alle nostre domande.

Padre Valerio, perché la Messa domenicale è così importante per i cattolici?

Nella celebrazione dell’Eucaristia, da noi cattolici chiamata abitualmente Messa, la Chiesa rinnova la sua obbedienza di fede al Signore Gesù, che ci ha consegnato il comando di «fare questo» in sua memoria, come ricordano Luca (Lc 22,19) e Paolo (1Cor 11,24–25). La Chiesa ha vissuto fin dall’inizio della sua vita il rito della preghiera del rendimento di grazie sul pane e sul vino, la domenica, primo giorno della settimana: nel giorno del Signore si fa memoria di Gesù, morto e risorto (At 2,42; 20,7). Il martire Giustino, verso il 150 d.C., ci testimonia un rito dell’Eucaristia proprio come la viviamo oggi, nella forma liturgica recuperata dopo il Concilio Vaticano II.

Quali sono i momenti principali della Messa e come si può viverli in pienezza?

La struttura propria della Messa consiste nell’unione intrinseca fra Liturgia della Parola e Liturgia eucaristica. Precede l’ascolto della Parola di Dio, esperienza rituale di comprendersi come popolo convocato da Dio, per vivere alla luce della sua Legge. È la mensa della Parola, secondo l’immagine del mettersi a tavola per nutrirsi di un cibo spirituale, come ricorda Gesù: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4). Trasformati così nei pensieri, si passa alla mensa di un altro cibo spirituale, quando la grande preghiera che il sacerdote rivolge al Padre, facendosi voce di tutto il popolo radunato, trasforma i doni offerti nel «pane della vita» (Gv 6,35.48), per ricevere la vita vera, quella in abbondanza, che Gesù è venuto a donarci: «Chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Gv 6,58; cf Gv 10,10). Questi sono i due momenti fondamentali della Messa e andrebbero vissuti con atteggiamento di profonda fede. Fra tutte le parole da cui siamo sommersi, le letture della Messa, soprattutto il Vangelo, sono per noi parole singolari, quelle parole che Dio ci rivolge, come l’acclamazione rituale ci fa riconoscere al termine della loro proclamazione. Un ascolto credente ci conduce a compiere azioni di fede nella nostra esistenza quotidiana. Il pane consacrato che accogliamo nelle mani è il Signore Risorto, in atto di offerta, perché lo mangi con fede e si avveri che «Cristo vive in me» (Gal 1,20). Pronunciando il mio “amen” personale mi impegno a spendere la mia vita nello stile del Vangelo. Così la partecipazione all’Eucaristia ci trasforma, domenica dopo domenica. La comunità diventa sempre più Chiesa di Cristo, dove ognuno riceve quella forma di «figlio nel Figlio », che lo Spirito santo produce in quanti si lasciano trasformare dalla sua grazia.