La risposta al Covid vede parroci e fedeli al lavoro per sanificare. Tra “sguardi di pace”, guanti e mascherine, la sfida è custodire una fede comunitaria
di Daniela Raspollini
Riprendono le celebrazioni liturgiche con il popolo nelle parrocchie secondo le disposizioni di sicurezza. Una piccola rivoluzione nel modo di stare a messa che ci accompagnerà ancora per molto tempo, che però permette a tutti di andare alla Messa. Ma come è andata ai quattro angoli della diocesi? «La gente del paese è stata molto contenta della ripresa della messa in modo comunitario – commenta don Marino Marini parroco di Tizzana–. Noi avevamo già predisposto tutto con il distanziamento tra le panche e la sanificazione degli ambienti. Alla ripresa delle celebrazioni – ci spiega – non ho visto un grosso cambiamento. Adesso bisognerà vedere come procede questa riapertura, quale sarà la presenza alla messa della domenica».
Don Fiorenzo Battistini – parroco di Poggio a Caiano afferma: «sono contento che siamo tornati a celebrare la messa, devo dire che alle messe feriali che ho celebrato in questi giorni di riapertura ho visto più gente rispetto a prima – ci dice don Fiorenzo e aggiunge –, c’è ancora tanta paura tra la gente, ma era necessario ricominciare. Siamo cristiani ed è la speranza a darci forza».
«Alla riapertura eravamo 25 persone; c’era un incaricato alla porta, ma tutto si è svolto regolarmente – ha confidato don Andrea Mati, parroco di Casalguidi – e alcuni sono arrivati prima per confessarsi. Nelle chiese più piccole come la nostra bisogna dire alla gente di stare in piedi o seduti, non si può stare in ginocchio perché bisogna rispettare le distanze. Allo scambio della pace dico “scambiatevi R uno sguardo di pace” – aggiunge –, mentre per la Comunione i guanti non mi piacciono, per questo usiamo apposite “pinzette” eucaristiche».
È soddisfatto don Cristoforo Dabrowski, parroco di Tobbiana: «la riapertura è andata molto bene. La gente vive questa fase due con gioia, infatti non vedeva l’ora di partecipare di nuovo alla messa». Le difficoltà però non sono mancate e «sono di carattere finanziario perché mancano introiti per pagare le uscite ordinarie».
«Alla messa – commenta con un po’ di ironia don Cristiano d’Angelo, parroco di Bonistallo e vicario per la pastorale – mi sembrava di assistere al giudizio universale, con le persone smistate a destra e sinistra. Sono messe strane che ci fanno capire quanto sia importante, anche nella vita spirituale, la dimensione corporea. Adesso che siamo limitati nei gesti e nella presenza per via di mascherine che ci proteggono ma anche nascondono, questo limite ci fa scoprire un valore che spesso sottovalutiamo, come singoli, ma anche come comunità». «Alla lunga vivere la messa così rischia di impoverire il nostro senso della vita di fede comunitaria, facendoci pensare che si tratti di un cammino per il benessere spirituale e psichico individuale». «Circa la partecipazione – aggiunge don Cristiano – ho l’impressione che le fasce giovani siano ancora molto prudenti; vedo meno preoccupati gli anziani, mentre le famiglie sono ancora un po’ titubanti. A Bonistallo, a meno che piova, celebro all’aperto e tutti sono ben contenti».
Novità in Duomo a Pistoia
A Pistoia, per la Cattedrale di San Zeno il rientro alla normalità è graduale: «la chiesa – spiega l’arciprete don Luca Carlesi – è aperta la mattina, ma solo nella navata sinistra che porta al Santissimo Sacramento. Il resto è transennato per evitare di dover sanificare tutto.
Il pomeriggio la Cattedrale è chiusa e riapre alle 17.30, quando viene interdetta la navata sinistra e riaperte le altre due in vista della messa delle 18, così da entrare dalla piazza e uscire dal vicolo del Duomo. Poi, dopo la messa si sanifica tutto». «Al momento, per ragioni di sicurezza abbiamo dovuto sospendere la messa delle 9.30.
Ricordo però – conclude don Luca – che tutte le mattine, eccetto il giovedì, sarà possibile confessarsi».