Un racconto a due voci dell’insegnamento durante il Covid L’impegno della Fism
di Daniela Raspollini
«Quando il 4 marzo fu data conferma del lockdown, ero in piscina per il corso di nuoto dei miei figli. Ci fu un sussulto tra bambino e bambino, come se ai mondiali di calcio l’Italia avesse fatto goal. Passarono i giorni e l’euforia iniziale fatta di striscioni e arcobaleni, lasciò spazio al silenzio e all’attesa». È il racconto di Ilaria Biagini, una mamma che, come tante, ha accompagnato i figli nel tempo della lontananza dai banchi di scuola. «I bambini svolgevano i compiti con costanza, come se un sabato qualunque si fosse dilatato in un tempo indefinito. Cominciarono ad arrivare le domande: “mamma, quando si rientra a scuola?”, “a casa sto bene, ma quando potrò rivedere gli amici?”,“tra un mese è il mio compleanno, non potrò invitare nessuno?” e così via. Domande che purtroppo non avevano risposte certe e che invece aprirono la porta all’insofferenza». «La lontananza e l’incertezza di questi mesi hanno avuto un pregio grande: unificare tutti i pensieri su quanto sia importante e necessaria la scuola».
Per Antonella Niccolai, maestra nella scuola materna di Bottegone affiliata Fism (le scuole materne di ispirazione cattolica), la quarantena ha costretto a riflettere sull’essenziale. «Mai forse avevamo prestato così attenzione a quanto questo servizio fosse necessario per i nostri bambini! Per la loro crescita, per le relazioni, per il loro carattere e benessere psicofisico». «Per i piccolissimi — racconta mamma Ilaria — tutto deve essere stato come una bizzarra vacanza, con il papà e la mamma tutti per loro; i più grandicelli invece, qualche dubbio devono averlo avuto. Mio figlio di 6 anni alla mia domanda: “Niccolò, cos’è secondo te il Coronavirus?”, mi rispose: ”è un qualcosa di brutto, a volte uccide le persone”; mia figlia decenne invece, si divertiva a paragonare la parola “pandemia”, associandola per similitudine onomatopeica al più dialettale “pandemonio”, ma più di una volta, dietro a quella apparente ilarità, ho visto scendere lacrime di dispiacere nella consapevolezza che i suoi 5 anni di primaria si sarebbero congedati un po’ come nella nebbia. Infine, se penso a Guido (5 anni) credo direbbe: “è la mamma che lo combatte, il virus, tutti i giorni perché lavora in ospedale”».
Accanto ai bambini genitori in prima linea in collegamento quasi costante con smartphone e portatili. Dall’altra parte dello schermo maestre come Antonella che fin da subito hanno mantenuto il contatto con le famiglie. «In questo — spiega — i social sono stati essenziali. Abbiamo consigliato ai genitori, laddove era possibile, di non stravolgere quelle che erano le routine del bambino, cercando ogni giorno di mantenere una scansione del tempo giornaliero, in modo da differenziare e far capire quali erano i momenti per il gioco e quelli per il “lavoro”. Di lavoro e di gioco noi ne abbiamo passato tanto: pittura, laboratori manipolativi, ginnastica, inglese, attività legate agli eventi di questo lungo periodo di lontananza: l’arrivo della primavera,la festa del papà, la Pasqua, festa della mamma. Abbiamo raccontato ai bambini tante storie, spiegato e condiviso schede didattiche specialmente per il gruppo dei “grandi”. E tanto altro». «Ecco — conclude Antonella —, possiamo dire che se la scuola è un cammino per bambini, genitori e educatori, anche in questo buio noi abbiamo continuato a camminare tenendoci per mano».
Scuole paritarie, una presenza da sostenere
«Le nostre scuole paritarie — ricorda Antonella Niccolai — sono in sofferenza economica perenne, pur essendo sempre in prima linea nel compito educativo, senza risparmiarsi mai. Speriamo che questa importante offerta formativa sia una volta per tutte riconosciuta a tutti gli effetti». Nella crisi per il Covid le coordinatrici della Fism non hanno lasciato soli i docenti: «Anche se lontane ci siamo “avvicinate” alle nostre insegnanti attraverso i mezzi telematici, per far sentire loro il nostro supporto, dare suggerimenti per la dad e il contatto con le famiglie e rispondere a tutte le richieste che un momento come questo poteva suscitare».