di Piero Bargellini

Questa volta dobbiamo fare gli elogi ai tecnici comunali. Ci capita di rado, ma quando è giusto, è giusto. Le nostre congratulazioni vanno a quei tecnici che hanno progettato e poi realizzato la pista ciclabile: il primo pezzo sulla destra, accanto alle case, l’attraversamento di viale Arcadia, per poi proseguire fino a piazza della Resistenza. Sono stati avveduti e accorti, seguendo il principio di massima cautela, appunto perché il loro occhio esperto aveva già intravisto il pericolo delle mura in quel tratto. Quindi già si temeva per il peggio, cosa che è puntualmente accaduta. E ora che succede? Le ricostruiamo?

Non credo, sarebbero un falso come lo sono le così dette “torri del Lavarini”, l’accesso a via Fermi al semaforo. Finiamo di buttare giù i pezzi pericolanti? Allora dovremmo distruggere almeno altri 80 metri di mura urbane. Ci costruiamo dei “barbacane” (così si chiamano le strutture di sostegno), casomai in mattoni, evidenziando così la differente epoca di costruzione? Non so, non tocca a noi decidere, per fortuna. Però un consiglio si può sempre dare, visto che siamo nella patria del vivaismo. Quelle piante di edera che ormai hanno radici dal diametro di 10 cm le potremmo pure tagliare, assieme agli alberi di fico che sono nati e che affondano le radici nelle mura cittadine, certo non consolidandole. Se poi si volesse completare l’opera, senza usare il glifosato, potremmo irrorare la giungla di piante che sono sulle mura con aceto e sale per essiccarle.

La Soprintendenza e l’Asl, spero, non abbiano nulla in contrario, almeno questa volta; il cloruro di sodio e l’acido acetico lo mettono anche loro sull’insalata. Già che dobbiamo intervenire, potremmo anche togliere quel che rimane delle serre abbandonate ormai da molti anni e di tutti gli oggetti che fanno di quel luogo una “quasi” discarica. È troppo? Non ci sono i soldi? Facciamo una sottoscrizione tra i cittadini pistoiesi che in queste ore impazzano sui social per le “amate mura” simbolo della città, e vediamo quanto realmente sta loro, e a me, a cuore questa città.