di Daniela Raspollini

Dopo 14 anni una nuova professione perpetua per i padri di Betharram della provincia italiana Dalla Costa d’Avorio a Pistoia il cammino di discernimento e formazione di Serge Appaouh

«Se vogliamo seguire Dio dobbiamo essere pronti a dire eccomi». Serge Appauoh, 34 anni, è ormai determinato a vivere il Vangelo nella congregazione dei Padri Betharramiti.

È nato in un quartiere della città di Abidjan, grande centro della Costa d’Avorio, dove lavorava in una grande società elettrica, in un posto di responsabilità, con buone prospettive di carriera. Ma il Signore aveva altri piani per la sua vita. Prima di approdare dai Betharramiti, la sua inquietudine spirituale gli aveva fatto incontrare tre congregazioni: «Ho fatto delle esperienze di incontro con tre comunità, poi alla fine con i betharramiti. Qui ho incontrato un sacerdote che mi ha consigliato di leggere un libretto sulla vita del fondatore. Quel libro mi ha molto colpito. Dopo averlo letto sono tornato dai betharramiti e ho visto che i padri lavoravano, lavavano i piatti, erano presi nelle faccende, si impegnavano con i giovani. Qualcosa che per noi non è usuale. Così ho cominciato a camminare con loro. Dopo un mese mi hanno fatto riflettere sull’obbedienza».

Ma che cos’è l’obbedienza religiosa e come si fa a viverla? «Obbedire — risponde Serge — è dare la tua libertà a Dio perché possa guidarti nelle scelte». Il suo cammino non è stato breve, da oltre dieci anni è infatti in formazione presso i padri: «Prima occorre capire se uno è portato davvero alla vita comunitaria. Dopo un primo anno di spiritualità ci sono due anni di corsi di filosofia e poi altri due di noviziato. Il primo anno di noviziato l’ho svolto il Terra Santa. Lì i miei superiori mi hanno chiesto di rimanere per studiare l’arabo. Così ho fatto i miei primi voti, poi sono rientrato in Costa d’Avorio dove ho proseguito gli stu- «S di di teologia nell’università cattolica dell’Africa dell’ovest. Alla fine dei tre anni di teologia ho conseguito il baccalaureato. Quindi sono arrivato a Pistoia per fare un anno di formazione».

L’anno pistoiese ha visto Serge impegnato su diversi fronti: «avevo l’obiettivo di imparare l’italiano, di dare una mano in parrocchia e di fare servizio in Caritas, dove ho dato una mano alla mensa, all’Emporio e al Centro Mimmo. È stata un’esperienza bellissima. Ho toccato con le mie mani la povertà, i limiti dell’uomo». Nel carisma dei Betharramiti c’è il riferimento al Sacro Cuore. «Il carisma del Sacro Cuore mi ha toccato. Dove si possono trovare le risorse per vivere con gli altri? Nell’amore di Dio. Sono chiamato, come tutti, ad accogliere l’amore di Dio. Se non ce l’ho nel mio cuore, tutto diventa difficile». «Per me — prosegue Serge — l’amore è una persona, Gesù. Gesù ci mostra come amare, come vivere nell’amore di Dio e come vivere con gli altri. Gesù diventa il riferimento fondamentale per la nostra vita».

Dopo un anno in città, quali sono le impressioni di Serge? «Arrivato qui mi sono detto: se Gesù fosse qui a Pistoia che cosa avrebbe fatto? La prima volta che arrivo in un posto cerco di capire com’è la cultura di un paese, cercando di comprendere, di entrare nella fede della gente. In Costa d’Avorio sentivo dire che non c’erano più cristiani in Europa: ma arrivato qui ho cambiato idea, non è così».

Dopo la tua professione cosa farai? «La congregazione mi ha chiesto di continuare a studiare per poi andare ad insegnare. Da quest’anno mi sono iscritto alla facoltà Teologica di Firenze per seguire i corsi di lingue antiche e poi approfondire gli studi biblici al pontificio istituto biblico».