«Testimone di speranza»

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Alessio Biagioni racconta l’incontro che cambia la vita. Dalla professione di avvocato con la passione per il cinema underground, al cammino di discernimento che lo ha portato in Seminario

di Daniela Raspollini

Non è mai troppo tardi per cambiare il proprio sguardo sulla vita. Dal mondo del cinema underground al Seminario Alessio Biagioni (41 anni) compie un altro passo avanti verso il sacerdozio: riceverà il ministero del lettorato martedì 10 novembre, memoria liturgica di San Leone Magno, patrono del Seminario di Pistoia. Alessio, oggi alunno dell’almo Collegio Capranica, sta ultimando i suoi studi teologici alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. È arrivato in Seminario già in età adulta, lasciandosi alle spalle la professione di avvocato e una grande passione per il cinema. «Sì in effetti — spiega Alessio — è un cambiamento radicale. Tutto deriva dal fatto che a un certo punto della mia vita ho cambiato lo sguardo con cui guardavo le cose. È stato un percorso lento che continua ancora ma la direzione credo di averla capita: passare dalla logica della realizzazione alla logica del servizio. Il meccanismo è scattato soprattutto dalla lettura del libro L’anima di ogni apostolato di dom Chautard dove dice che noi cristiani siamo chiamati ad essere come cisterne che traboccano di amore di Dio riversandolo sugli altri. In questa direzione allora ho cercato di indirizzare le mie attività professionali e le mie passioni ma ho visto che questo non bastava e ho compreso così di dover iniziare un discernimento vocazionale che mi ha portato in Seminario. Comunque aver fatto l’avvocato ed aver collaborato alla produzione di una trentina di cortometraggi sono state preziose esperienze per abituarsi a mettersi in gioco e ad andare incontro agli altri. Quello che credo di aver imparato e che credo sia importante per i giovani — prosegue Alessio — è appunto di far in modo che quella cisterna sia sempre traboccante, perché così ogni relazione che vivi, ogni professione che fai si trasforma in un’occasione di grazia per te e per gli altri e, allo stesso tempo, ti è fornito un buon criterio per comprendere la strada da intraprendere».

Eppure la via della vocazione è un impegno quotidiano che chiede di cambiare poco a poco lo sguardo sul mondo e su stessi. «Prima ero sempre rivolto al futuro. Se vivi per te, per il tuo successo non vivi il momento presente ma rimpiangi o compiangi il passato e sei in ansia per il futuro. Questa tentazione — aggiunge Biagioni — c’è anche in Seminario dove non vedi l’ora che sia finita quella sessione di esami, che si vada avanti nel percorso e rischi così di perdere dei momenti belli che invece sono davanti nel presente. Anch’io talvolta ho corso questo rischio ma credo che sia necessario, per vivere la chiamata del Signore qualunque sia la nostra vocazione, vivere pienamente quello che stai facendo con le persone con cui lo stai facendo, sia il Seminario, il sacerdozio, il matrimonio e il lavoro. Mi sono reso conto che quando manca questo sguardo sono più chiuso in me stesso, mentre se riesco ad avere questo sguardo sono più attento alle esigenze degli altri e soprattutto posso gustare e vedere i doni del Signore».

Uno degli indizi che confermano la scelta della vocazione al sacerdozio sono la pace e la gioia. Anche Papa Francesco ha invitato i seminaristi a essere “testimoni gioiosi del Vangelo” in un mondo che ci viene raccontato sempre più intristito e arrabbiato. Quello del Papa è un auspicio veramente paterno perché sa che molte volte c’è la tentazione di diventare studenti imbronciati e di scordarsi quello che in realtà siamo. Invece è importante essere testimoni di gioia, questo prima di tutto con chi sta facendo il cammino insieme a noi. È bello quando qualcuno capisce che in quel momento sei un po’ sotto stress e magari sdrammatizza facendo una battuta oppure se viviamo qualche tempo di divertimento insieme anche fuori dal Seminario. È importante essere testimoni di gioia anche al di fuori, specialmente qui a Pistoia dove siamo pochi e facilmente riconoscibili. Credo — aggiunge ancora Alessio — che il piccolo segno che un seminarista può dare è quello di essere un ragazzo che ci tiene molto a stare sempre vicino al Signore. Questo è possibile facendo una vita di preghiera, cercando di essere veramente presenti e veramente insieme alla preghiera comunitaria e anche provando a recitare spesso il Rosario, ma soprattutto stando attenti a non interrompere la vita di preghiera nei periodi di studio e di maggiori difficoltà. Inoltre è bello avere il sostegno delle preghiere degli altri; ricordandoci di questo sostegno non possiamo non essere grati di ogni momento che stiamo vivendo in questo cammino».

Un percorso a cui si aggiunge il dono del lettorato, che però Alessio riceverà in piena pandemia, in circostanze un po’ diverse dal solito. «È stato un periodo molto difficile per il percorso vocazionale: mancanza di attività pastorale, per un bel po’ di tempo mancanza di vita comunitaria, lezioni ed esami online. Sono molto grato di aver potuto partecipare comunque all’Eucarestia tutti i giorni. Penso che occorra per quanto possibile in questo periodo, soprattutto per noi che stiamo intraprendendo questo cammino, essere sempre presenti e disponibili come testimoni di speranza». Il rito del Lettorato prevede la consegna delle Sacre Scritture, per ribadire con un segno visibile la centralità della Parola nella vita del lettore, ma anche come rimando a una precisa responsabilità: «Sì, — conclude Alessio —ricevere e proclamare la Scrittura comporta che stai  vivendo veramente quello che proclami. Lo vedo quindi come un altro “sì” importante verso il sacerdozio, nell’impegno a meditare più spesso la Scrittura perché da essa tragga l’orientamento delle mie azioni».