«Rilanciare i nostri territori attraverso la vera integrazione tra la città e le periferie. La priorità programmatica è il potenziamento di connessioni viarie e digitali»

di Dario Cafiero

Prosegue il nostro piccolo viaggio all’interno del ‘prossimo futuro’ dei territori pistoiesi per quella che sarà la fase immediatamente successiva al superamento della pandemia che ancora si manifesta con chiusure e limitazioni ai movimenti ed alla circolazione. Nelle scorse settimane abbiamo avuto modo di raccogliere la testimonianza dell’ex presidente della Cassa di Risparmio di Pistoia e della Lucchesia, Alessio Colomeiciuc, e del sindaco di Prato Matteo Biffoni. Due strategie differenti nella prospettiva – la prima orientata verso il tessuto produttivo della lucchesia, la seconda verso il rafforzamento infrastrutturale verso Firenze – a cui aggiungiamo questa settimana la voce del presidente della Provincia di Pistoia nonchè sindaco di San Marcello Piteglio, Luca Marmo. Proprio nel recente passato istituzionale di Luca Marmo c’è una fusione di due territori, quello dei comuni di San Marcello Pistoiese e di Piteglio, passati ad essere nel 2017 un comune unico.

Presidente Marmo, Pistoia ed il suo territorio provinciale – seppur variegato e con realtà completamente differenti tra loro al suo interno – hanno da sempre visto nell’area racchiusa dalle province di Firenze, Prato e Pistoia l’ambito naturale di sviluppo. É possibile secondo lei pensare a una collocazione diversa, in ambito strategico, della provincia di Pistoia ‘lontano’ da Firenze?

La dinamica di gravitazione quotidiana dei territori determina molto più delle nostre volontà. C’è senza dubbio, all’interno della stessa provincia di Pistoia, una forte attrattività verso Firenze da parte del capoluogo e della piana, mentre la montagna e la Valdinievole tendono quasi naturalmente verso la Lucchesia. Il fulcro ‘maestro’ dei nostri territori resta perciò ancorato alla piana fiorentina, ma non dobbiamo escludere gli agganci con il versante lucchese ad esempio a livello viario ed infrastrutturale: c’è sì bisogno di aumentare i collegamenti verso Firenze, ma senza trascurare l’asse verso Lucca e Pisa.

Turismo, industria, logistica e trasporti. Quali tra questi spunti po- trebbero essere oggetto di un piano di sviluppo d’area, anche inserito nella prossima programmazione europea?

Turismo ed infrastrutture, come accennato, sono senza dubbio una necessità, ma all’interno della programmazione europea non trascurerei il settore della meccanica. La meccanica ha una radice solida sul territorio pistoiese, presente un tempo anche nella montagna nel settore metallurgico, a cui si aggiunge senza dubbio l’esperienza nel settore ferro-tramviario del capoluogo e del settore mobiliare del quarratino. Investire perciò in una sorta di ‘incubatore diffuso’ provinciale che possa spingere su queste componenti ed anche farle dialogare tra loro sperando di creare ulteriori collaborazioni. Se riusciremo a cogliere le occasioni importanti che si palesano con il Recovery Fund ed altre misure, probabilmente la provincia di Pistoia riuscirà ad essere anche più autonoma e a uscire dal ‘ bipolarismo’ Lucca-Firenze, così da consolidare la sua presenza nazionale ed internazionale anche dal punto di vista economico e produttivo.

Un’ultima domanda specificamente sulla montagna pistoiese: nello specifico, quali priorità individua per dare nuovamente slancio e vitalità produttiva ad un settore ormai fermo da oltre un anno?

Io credo che la montagna vada ormai letta come un territorio in totale integrazione con la piana. L’equivoco culturale dal quale credo stiamo uscendo è quello per cui essendo la montagna un luogo ‘altro’, spesso caratterizzata ed alla ribalta esclusivamente per la presenza di problemi logistici o infrastrutturali, debba essere assistita artificialmente e non possa godere di un’economia propria. Nell’esperienza nefasta del Covid, se qualcosa di positivo ci ha lasciato dopo tutti questi mesi, siamo tornati a dare il valore che merita agli spazi aperti della montagna. Una valutazione che si va a sommare ad altri aspetti positivi che caratterizzano la montagna come presidio di sicurezza per la tenuta del suolo ma anche come risorsa per l’acqua e per la produzione di energia. Credo perciò che ci sia bisogno di fare un serio lavoro di integrazione robusta tra la montagna e la piana pistoiese: superare anche in questo caso la dicotomia, irrobustendo le connessioni – sia quelle viarie ed infrastrutturali che quelle telematico/digitali – per consentire una presenza della montagna senza sacrificio.