di Dario Cafiero

«Nell’immediato? Superare la zona rossa il prima possibile ( al momento della chiusura del settimanale non è stato comunicato ufficialmente il nuovo assetto “a colori” della regione e delle province, ndr) e dare sostegno nell’immediato ad imprese, agli adolescenti e ai giovanissimi, dando a quest’ultimi – e alle loro famiglie – sostegno psicologico ed economico per attività socializzanti dopo questo periodo».

Questo l’auspicio del sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, intervistato in ottica di rilancio dei territori, partendo da un’attualità che per il mese di aprile vedrà ancora tante chiusure e criticità ormai diffuse in varie categorie sociali.

Sindaco Tomasi, tra i vari territori toscani Pistoia alla fine sfiorerà i 2 mesi di zona rossa… 

«La zona rossa disegnata dal governo Draghi risulta alla fine peggiore di quelle individuate dal precedente governo, poiché non permette nemmeno più l’apertura delle scuole fino alla prima media. Inoltre, se una Regione ha la possibilità di individuare con le ordinanze zone rosse all’interno di un territorio di rischio arancione, non vedo perché non sia possibile permettere l’esatto contrario; città come Pistoia e Siena stanno pagando un prezzo altissimo in tal senso. Proprio per questo un’ultima annotazione: anche le misure di ristoro a livello regionale dovrebbero essere proporzionate al periodo di chiusura totale delle varie aree, avendo avuto disparità di situazioni anche all’interno della stessa Toscana.

La testa ed il pensiero sono però rivolti agli adolescenti: ad ora, e nel primo post-pandemia, li rivolgerò a cercare di far recuperare tutto quanto perso in questi mesi, a partire dalla socialità. Aiuti allo sport, aiuti alle famiglie – anche in ambito psicologico – per poter tornare a contare delle forze di chi dovrà guidare il Paese nel prossimo futuro. Chiedo anche alle altre istituzioni di collaborare e se hanno un’idea rivolta ai giovani di condividerla. Come Comune di Pistoia da un lato abbiamo avviato con la Società della Salute un percorso che consentirà di donare ai ragazzi ed alle ragazze dei bonus per le attività sportive rivolte alle famiglie in criticità economiche, dall’altro stiamo reperendo fondi per poter mettere a disposizione borse di studio per la scuola di musica. Queste sono alcune delle misure che speriamo di realizzare per il territorio».

Nelle scorse settimane abbiamo raccolto varie prospettive di rilancio post-pandemia: è per lei possibile pensare a una collocazione diversa, in ambito strategico, di Pistoia ‘lontano’ da Firenze?

«Purtroppo con la riforma Delrio del 2014, che ha delimitato l’area metropolitana fiorentina uniformandola al territorio della vecchia provincia di Firenze, qualsiasi ragionamento d’area si è andato ad estendere o restringere a seconda degli interessi coinvolti. La nostra ovviamente non è una chiusura ma ci rendiamo conto che se da un lato siamo interconnessi per lavoro ed università verso Firenze, è anche vero che parte del territorio provinciale ed alcune associazioni di categoria siano rivolte verso Lucca. Turismo, industria, logistica e trasporti».

Quali tra questi spunti potrebbero essere oggetto di un piano di sviluppo d’area, anche inserito nella prossima programmazione europea?

Per quanto riguarda il turismo credo davvero che Pistoia possa rappresentare un unicum: non un’affluenza di massa, ma una crescita alla ricerca di un turista che riesca a rimanere per più tempo sul territorio, cogliendo alcune particolarità come anche quelle esaltate nei cammini.

Non possiamo prescindere poi dal ferro-tramviario e dal suo distretto: ho scritto al presidente della Regione Giani per trovarsi con Hitachi per studiare le prossime azioni di sostegno all’indotto per svilupparsi. Tra l’altro proprio questo settore, assieme ad un’altra realtà fondamentale come il vivaismo, sono al centro delle misure prioritarie inserite nei piani di investimento europei. Due grandi settori che possono essere traino per l’economia regionale. Proprio in tal senso ho chiesto al presidente Giani, senza avere risposta, di poter estendere a tutta l’area a ridosso della autostrada A11 uno studio di classificazione di aree industriali dismesse da recuperare, già realizzato per il territorio fiorentino. Uno strumento chiaro ed in grado di individuare non solo le zone, ma anche la tipologia di aiuti necessari per rendere quell’area interessante per un investitore. Senza dubbio sarei maggiormente contento se l’investimento andasse a ricadere proprio sul territorio di Pistoia, ma dobbiamo pensare che un qualsiasi investimento sull’intera area porta beneficio per tutti, perché probabilmente porterà posti di lavoro anche per i territori vicini. C’è però bisogno di una regia unica, in grado di contattare le aziende e di accoglierle.

Servono sostegni per le categorie esposte alla crisi

La voce del sindaco Tomasi riporta il disagio delle categorie più toccate dalle chiusure per ribadire la necessità di sostegni di emergenza.

Lo stesso sindaco di Pistoia si è appellato nei giorni scorsi anche al ministro Giorgetti, titolare del dicastero allo sviluppo economico. «Non è possibile comprendere e spiegare il meccanismo secondo cui a ristoratori, parrucchieri, estetisti, commercianti e a tutte le altre categorie di lavoratori che hanno sospeso la propria attività – spiega Tomasi – viene chiesto dalle Istituzioni, in modo doveroso, per perseguire un bene superiore e in base all’andamento dei contagi, di tirare giù le saracinesche per oltre un mese senza sostegni adeguati. A chiusure straordinarie, devono corrispondere misure altrettanto straordinarie».

Una proporzionalità più legata anche alla permanenza del regime di limitazioni più rigide, avendo quest’ultime misure impedito l’accesso a numerose attività. «Rinnovo la richiesta di misure adeguate anche ai nostri rappresentanti in Regione – prosegue Tomasi – e credo che potrà essere condivisa da altri territori nella stessa nostra situazione, penso ad esempio a Siena».

Per il sindaco le misure adottate ad oggi dal Governo restano insufficienti. «Per questo – afferma – nemmeno parlare di ristori per me è sufficiente. Ci vogliono sostegni adeguati ma, soprattutto, occorre ritornare a poter lavorare, chiaramente con le dovute e rigorose misure di sicurezza, a cui, tra l’altro, le attività si erano già adeguate per le riaperture del 2020».