Azione cattolica: leggere la crisi per cambiare la realtà

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Dopo l’assemblea nazionale gli orientamenti dell’associazione per il prossimo triennio

di Laura Simonetti

«Non indugiare nella crisi, ma saper stare nell’emergenza e imparare da questa per il tempo che stiamo per vivere nel prossimo triennio». Un compito che l’Azione Cattolica italiana ha messo a fuoco in occasione dell’ultima assemblea nazionale, che ha avuto luogo dal 25 aprile al 2 maggio in modalità telematica. La speranza era di poterla vivere in presenza, ma gli oltre 700 delegati rappresentanti dei 270.000 soci sono stati chiamati a eleggere il nuovo consiglio nazionale di Ac a distanza, testimoniando che, nonostante ostacoli e imprevisti, la voglia di continuare un cammino e di aprire nuove strade risiede ancora nel cuore di tutti, adesso forse più di sempre.

Sono stati giorni belli e ricchi, grazie a tante riflessioni e testimonianze. Volendoli ripercorrere è necessario soffermarsi sul messaggio rivolto da Papa Francesco in occasione dell’udienza con il Consiglio Nazionale svoltasi nella mattina del 30 aprile. Alle parole di saluto rivolte dall’assistente Ac nazionale monsignor Gualtiero Sigismondi che invitavano a rimanere «servi inutili» e «giardinieri» ma non «padroni del giardino», Papa Francesco ha risposto con l’invito a garantire alla Chiesa un prezioso contributo di laicità, come antidoto non solo all’autoreferenzialità ma anche all’astrattezza. Ha invitato l’Ac a svolgere un percorso sinodale che conduca a fare delle scelte che partano dalla realtà non per lasciarla così com’è, ma per farla crescere nella linea dello Spirito Santo, per trasformarla secondo il progetto del Regno di Dio.

In questa stessa dimensione si è poi collocata la relazione del Presidente nazionale Ac Matteo Truffelli che ha invitato l’Associazione ad abitare questa stagione della storia dell’umanità lasciandosene interpellare, assumendo comunque uno sguardo fiducioso, compiendo scelte coraggiose e innovative, per avviare processi di cambiamento di lungo respiro. «Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla ». La sfida sarà «accogliere l’imprevisto » e mettere al primo posto una rinnovata vocazione missionaria ed evangelizzatrice. Missione, come ha ricordato Truffelli, è prima di tutto «fermare lo sguardo sulle ferite, sulle nuove povertà, sulle disuguaglianze, chinarci su di esse e farcene carico». Allora prende senso un «elogio della fatica sinodale».

In questa occasione è stato anche eletto il nuovo Consiglio nazionale che vede la Toscana presente, oltre che con il Delegato Regionale Stefano Manetti, anche con l’elezione di due consigliere, Paola Fratini e Giuditta Torrini della diocesi di Fiesole, rispettivamente per il settore adulti e il settore giovani.

Oltre alle elezioni, i lavori dell’Assemblea si sono dedicati alla stesura condivisa del documento assembleare, elaborato attraverso un dibattito vivo e mai superficiale, sulle parole che daranno corpo ai progetti che ogni singola associazione realizzerà a livello nazionale, regionale, diocesano fino a quello parrocchiale, perché solo un’Ac radicata sul territorio può essere in grado di cogliere bisogni e desideri della Chiesa italiana e non solo. Il messaggio finale l’Assemblea lo rivolge infatti alla Chiesa e al Paese attraverso queste parole: «Questo è il tempo di pensare il futuro dell’Italia con uno sguardo inclusivo e con una visione di lungo periodo. Sarà importante mettere al centro l’impegno per l’educazione delle giovani generazioni. Bisognerà investire per creare occasioni di sviluppo e lavoro, e riflettere su come promuovere un’economia che non crei dinamiche di scarto e di esclusione. Occorrerà prendere sul serio la sfida della cura del creato nella logica dell’ecologia integrale. Non potrà esserci futuro senza la pace: per costruirla occorre un grande lavoro educativo, a tutti i livelli, oltre a scelte concrete come la riduzione delle spese nella fabbricazione di armi».