Il saluto e l’incoraggiamento del vescovo hanno chiuso un ciclo di incontri di formazione online per prepararsi alle sfide di domani
di Claudia Marconi*
Quasi 120 persone per l’ultimo incontro di formazione online per catechisti e genitori al quale era presente anche il vescovo Fausto Tardelli. Una verifica del cammino di questo anno, dove ci siamo raccontati esperienze, attese, speranze e difficoltà di questo periodo. In questi mesi la catechesi ha fatto fatica a decollare, ci siamo dovuti reinventare tante cose, alcune volte con ottimi risultati, altre meno.
Questi incontri sono nati con lo scopo di tenere acceso il fuoco sotto la cenere, consapevoli che la riapertura richiederà sforzi per i quali dobbiamo farci trovare pronti. La novità principale è stata la presenza di genitori e catechisti, perché la catechesi non si può delegare: i primi educatori alla fede sono i genitori. E poi lo strumento di lavoro, uguale per tutti: genitori e catechisti hanno usato il sussidio preparato dalla diocesi, con delle riflessioni sulla liturgia della parola domenicale. Uno strumento che ha consegnato un linguaggio condiviso per comunicare tra di noi.
Numerose le testimonianze da tutta la diocesi, che hanno evidenziato come nella difficoltà del periodo sia stato importante adattarsi agli strumenti informatici che abbiamo avuto a disposizione per costruire rapporti di amicizia con le famiglie, spesso avvicinate per la prima volta attraverso lo schermo di un computer e per riscoprire i rapporti con gli altri catechisti con lo scopo di far sentire i ragazzi amati e accolti nella comunità. Il percorso proposto dalla diocesi è stato utile per conoscersi e fare delle riflessioni che ci hanno permesso di non sentirci soli, ma di prendere coscienza che siamo un popolo in cammino verso Dio.
Il vescovo ha rassicurato i catechisti: lo Spirito Santo lavora intensamente e anche nella pandemia ne abbiamo avuto la prova; quando le difficoltà aumentano, lo Spirito suscita novità e dà alla Chiesa la possibilità di svilupparsi. Il risvolto positivo della pandemia è stato capire che bisogna prendersi cura l’uno dell’altro, perché nessuno si salva da solo: è una consapevolezza che prima, forse, non avevamo. Per quanto riguarda l’impegno del catechista la pandemia è servita innanzitutto per toglierci l’ingessatura istituzionale delle nostre parrocchie, con le attività strutturate nei minimi dettagli. La pandemia ci ha costretti a ripensare, a inventare, a escogitare mezzi e a ritrovare le motivazioni profonde della nostra vita cristiana, dell’essere catechista. E proprio le motivazioni sono il secondo aspetto: i catechisti in questo anno si sono rimotivati. Questa settimana con un Motu proprio, Papa Francesco ha istituito il ministero del catechista, indicando un percorso da seguire per questa chiamata. È un passo importante, che porterà dei cambiamenti. Infine la pandemia ci ha costretti a risentirci in comunione. Può sembrare paradossale perché siamo in un momento di distanziamento, ma è proprio per questo che dobbiamo capire quanto è importante la comunità: siamo tutti parte dello stesso progetto di Dio. Davanti abbiamo un futuro che non sappiamo definire. L’importante è riprendere senza lasciare tra parentesi questo periodo. Occorre invece mescolare questo tempo con il futuro, facendo tesoro di quello che abbiamo imparato sia a livello di metodo che di linguaggio.
Il vescovo ha poi concluso l’incontro invitando i catechisti a non perdere l’entusiasmo, a non cedere allo sconforto e allo scoraggiamento ma a puntare sempre in alto.
* Ufficio Catechistico diocesano
Un nuovo e antico ministero
L’educazione alla fede non si improvvisa. In primo luogo perché esige una coerenza e testimonianza di vita indispensabili per la trasmissione di un messaggio credibile, poi perché chiede una formazione adeguata. E a dire il vero non bastano neppure queste due condizioni, perché il compito del catechista si inscrive nell’ambito dei carismi ecclesiali, si radica cioè dentro una vocazione, una ministerialità che sfugge ad ogni clericalismo o atteggiamento di potere.
Parte di qui il Motu Proprio “Antiquum ministerium”, con cui Papa Francesco ha istituito il ministero laicale del catechista; catechisti — afferma il Papa — sono «uomini e donne di profonda fede e maturità umana, che abbiano un’attiva partecipazione alla vita della comunità cristiana, che siano capaci di accoglienza, generosità e vita di comunione fraterna, che ricevano la dovuta formazione biblica, teologica, pastorale e pedagogica per essere comunicatori attenti della verità della fede, e che abbiano già maturato una previa esperienza di catechesi».
Il ministero dovrà essere anche calibrato sulle esigenze di ogni singola diocesi, per questo saranno poi le singole conferenze episcopali «a stabilire l’iter formativo necessario e i criteri normativi per potervi accedere, trovando le forme più coerenti» per il servizio dei catechisti. Un nuovo ministero dalle radici antiche, per rispondere con il Vangelo alle sfide del mondo contemporaneo.