Dopo gli Stati Generali sulla natalità, da luglio arrivano gli incentivi per i figli. Cosa ne pensano le associazioni e i sindacati dei territori

di Dario Cafiero

Nella spasmodica rincorsa all’anglismo da adattare alla produzione legislativa italiana, all’interno del provvedimento inesorabilmente ribattezzato “Family act”, è passata un po’ in secondo piano nel dibattito pubblico la piccola rivoluzione dell’assegno unico familiare (Auuf), tentativo di sintesi nel variegato mondo dei sostegni economici ai gruppi familiari in via di costituzione.

Misure e sostegni fondamentali se si considera che nella sola Toscana, secondo una recente rilevazione Oxfam, oltre 121mila persone nel 2020 sono sotto la soglia di povertà, con un tasso di abbandono scolastico che ha colpito oltre uno studente su 10 ed una percentuale di ragazzi che vivono in povertà assoluta o relativa tra il 7 e l’8%. Inevitabilmente una misura come l’assegno unico familiare va ad intrecciarsi con altre politiche sociali di sostentamento alla famiglia: negli ultimi 18 mesi, scanditi dalla pandemia da coronavirus, oltre agli indicatori sulla povertà e sulla scuola, sono peggiorati in tutto il Paese – ed anche in Toscana – i tassi di occupazione femminile e aumentano le difficoltà per attuare le azioni di prevenzione della povertà educativa e dispersione scolastica, con l’attuazione di strumenti come il tempo pieno garantito a tutti e tutte, l’estensione dell’obbligo di istruzione dai 3 ai 18 anni o la rimodulazione del calendario scolastico.

Tornando all’assegno unico familiare, le due principali novità della misura sono il ricorso da parte delle famiglie alla dichiarazione Isee, indicatore calcolato dall’Inps che certifica la situazione economica, unendo ai redditi anche le proprietà immobiliari, mentre il secondo elemento innovativo è che l’Auuf andrà ad inglobare progressivamente tutte le altre misure di sostegno diretto o indiretto alle famiglie. A partire dalla seconda parte del 2021, infatti, l’assegno unico si sostituirà agli assegni per nuclei familiari con almeno tre figli minori, all’assegno di natalità, al premio alla nascita, al fondo di sostegno alla natalità e all’assegno per il nucleo familiare (Anf).

Andrà a scomparire anche una delle voci che molti sindacati auspicano possa essere invece mantenuta, come le detrazioni fiscali – Irpef su tutte – dove molte famiglie potevano portare in dichiarazione dei redditi molte delle spese sostenute per i figli.

«La proposta delle Acli – dichiarano le stesse in una nota – è frutto dell’attività di ascolto del territorio resa possibile grazie alla rete di servizi, iniziative, circoli, associazioni specifiche, sportelli di Patronato e Caf che ci hanno portato ad incontrare in un anno oltre 4 milioni di famiglie. La nuova misura dell’Auuf rappresenta un sostanziale passo avanti verso la depenalizzazione fiscale delle famiglie avendo come grande punto di merito la sua universalità. D’altro canto però andrebbero ad essere cancellati fin troppo rapidamente istituti ormai conosciuti dalle famiglie pertanto, in considerazione delle criticità rilevate, potrebbe essere più utile varare una riforma per gradi, evitando di azzerare in un colpo solo degli istituti molto diversi tra loro, sia per storia che per natura». «Oramai è universalmente riconosciuta la necessità di riformare il sistema di sostegno economico alle famiglie con figli, potenziandolo e razionalizzandolo in un unico strumento – sottolinea in una nota la Cisl –. Ci pare preferibile però, optare per un indicatore economico intermedio che consenta di valorizzare l’Isee, ma al contempo di minimizzarne i difetti e contenere i suddetti “costi di transizione”, considerando come indicatore di riferimento solo la componente reddituale».

«La presenza di nuclei familiari che, a causa della riforma, potrebbero veder ridotto il sostegno economico – prosegue la Cisl – potrebbe essere evitato da una clausola di salvaguardia al 100%, ossia un meccanismo che garantisca a chi percepisce gli istituti vigenti di ricevere almeno lo stesso importo attuale, tra risparmio dalle detrazioni per figli a carico e il beneficio dell’Anf e degli altri assegni, anche dopo la riforma. Questa clausola potrebbe eventualmente restare in vigore soltanto per i primi anni di introduzione della riforma, per poi essere gradualmente ridimensionata e rimossa nel tempo».